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QS Edizioni - domenica 5 maggio 2024

Scienza e Farmaci

“Mettete scarpe sportive sotto l’albero”

immagine 23 dicembre - Un buon proposito per il nuovo anno? Svolgere più attività fisica.
L’invito arriva dall’associazione Assomensana. Il movimento, infatti, non previene soltanto l’insorgenza di molte malattie croniche, ma aiuta anche a ottenere prestazioni intellettive migliori.
 
Mens sana in corpore sano. È proprio il caso di dirlo. L’esercizio fisico può migliorare le performance cognitive e per questo sarebbe opportuno mettere un po’ di movimento nei buoni propositi per l’anno nuovo. La proposta arriva da Assomensana, l’associazione di neuropsicologi che ha tra i propri obiettivi “la prevenzione dell’invecchiamento mentale”.
Secondo l’associazione, a godere di più dei benefici dell’attività motoria sarebbero i bambini e i ragazzi nei quali il moto può influire sullo sviluppo delle capacità cognitive durante la fase di crescita.
La ricerca ha già fornito le prove di questo processo. L’ultimo, tra gli studi condotti sull’argomento, è stato realizzato dall’Università dell’Illinois. “Per mezzo della risonanza magnetica, i ricercatori americani hanno riscontrato nel cervello di alcuni bambini sportivi di 9-10 anni un ippocampo più esteso rispetto a quello di coetanei sedentari”, ha illustrato il presidente dell’associazione Giuseppe Alfredo Iannoccari. “Infatti l’esercizio fisico consente una più capillare irrorazione sanguigna dell’organo, una produzione di sostanze benefiche, come le endorfine, e una riduzione delle tensioni muscolari e nervose. Queste condizioni aiutano le strutture cerebrali deputate allo svolgimento delle funzioni cognitive superiori, tra cui memoria, attenzione, concentrazione, linguaggio e ragionamento”.
Perciò, nei giovani, maggior movimento significa anche miglior rendimento scolastico e, in generale, brillanti abilità intellettive.
“Va considerato che, rispetto ai bambini “pigri”, quelli più attivi hanno maggiori occasioni di scambi sociali con adulti e coetanei e si intrattengono in ambienti che presentano stimoli diversi dai soliti (come invece a casa e a scuola); inoltre hanno l’opportunità di affinare il coordinamento visuo-spaziale per conseguire l’obiettivo dell’allenamento”, ha aggiunto il neuropsicologo.
“Tutte queste situazioni stimolano significativamente le strutture cerebrali (ippocampo per la memoria, lobo frontale per l’attenzione e la concentrazione, lobi temporali per la comprensione e la produzione del linguaggio, lobo parietale per l’organizzazione visuo-spaziale, lobo occipitale per la percezione visiva, strutture subcorticali per le percezioni propriocettive – percezione della posizione del corpo – e per il coordinamento fisico), rinforzando di conseguenza le capacità mentali”.
Ma quali sport praticare?
“Premesso che tutti gli sport sortiscono effetti positivi - ha spiegato Iannoccari - per un maggiore sviluppo cognitivo è meglio preferire sport "simmetrici", che fanno impiegare entrambi gli arti di tutte e due le porzioni del corpo (superiore e inferiore); "complessi", in cui i movimenti non sono predefiniti e ripetitivi, ma molteplici e imprevedibili, e di "squadra", nei quali bisogna tener conto delle relazioni interpersonali. Di questa categoria fanno parte la pallavolo, il basket, la pallanuoto e il calcio, che prevedono il gioco di gambe, braccia e, soprattutto, di gruppo. Altre discipline hanno caratteristiche diverse e stimolano specifiche aree cognitive, come i giochi "a due", tra cui judo, karate e scherma, o prove in "solitaria", quali la maratona e il nuoto, che stressano il concetto di resistenza alla fatica e concentrazione. Francamente si tratta di sport senz’altro "fisici" ma cognitivamente poco remunerativi”, ha aggiunto.
Sulla frequenza, sostengono i neuropsicologi, “non occorre trasformarsi in campioni professionisti, ma tre sessioni alla settimana, ognuna della durata di un'ora, sono più che sufficienti per far bene alla mente”. 
23 dicembre 2010
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