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QS Edizioni - mercoledì 1 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Gravidanza e malattia infiammatoria intestinale. Anti-TNF sicuri per mamma e bambino

di Will Boggs
immagine 26 maggio - Uno studio olandese ha seguito 106 donne con malattia infiammatoria intestinale in terapia con anti-TNF. Sicurezza dimostrata sia fra i bambini che fra le mamme.
(Reuters Health) – Secondo uno studio prospettico condotto in Olanda, gli anti-TNF (inibitori del fattore di necrosi tumorale) per la malattia infiammatoria intestinale (IBD) somministrati in gravidanza sembrano essere sicuri sia per la madre che per il feto. Alison de Lima e colleghi, dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam (Olanda) hanno seguito 106 donne con IBD, di cui 83 avevano portato a termine la gravidanza. Di queste, 51 erano in una prolungata fase di remissione dopo la cessazione della terapia con anti-TNF prima della 25esima settimana (gruppo di cessazione) e 32 avevano continuato ad assumere questi farmaci anche dopo la 30esima settimana (gruppo di prosecuzione).

I ricercatori hanno comparato gli esiti di queste gravidanze con quelli di 804 donne sane (gruppo di controllo). "Non siamo rimasti sorpresi dal fatto che la nostra analisi non abbia mostrato un rischio aumentato di ripresa della malattia dopo la sospensione degli anti-TNF durante la gravidanza. – hanno dichiarato gli autori - Tuttavia, siamo stati molto contenti di vedere che i risultati di salute dei bambini esposti a questi farmaci sono paragonabili a quelli dei neonati non esposti. Questa è una novità molto importante per i medici che trattano donne incinte con IBD, ma funziona ancora di più come rassicurazione per le pazienti con IBD in gravidanza”.

Gli agenti Anti-TNF, in quanto a teratogenicità, vengono considerati relativamente a basso rischio durante la gravidanza. Tuttavia esistono pochi dati sulle conseguenze immunologiche e di sviluppo dell’esposizione agli anti-TNF nell’utero.Nello studio non sono state riportate differenze nei tassi di ripresa della malattiadopo la 22esima settimana tra il gruppo di cessazione e quello di prosecuzione (cinque riprese in ogni gruppo).

Molti parametri alla nascita (peso, età gestazionale, anomalie congenite, tipo di parto) non differivano tra il gruppo che ha continuato ad assumere farmaci anti-TNF e quello che si è fermato. Tuttavia, l’età gestazionale alla nascita era molto inferiore nei bambini di madri con fasi attive di IBD (media, 38,0 settimane) durante la gravidanza, rispetto a quelli nati da madri che durante i nove mesi avevano avuto la remissione della malattia (media, 39,3 settimane). Rispetto al gruppo di controllo senza IBD, i bimbi nati da donne con malattia infiammatoria intestinale trattate con anti-TNF durante la gravidanza alla nascita pesavano molto di meno (differenza di quasi 200 g) e l’età gestazionale era inferiore (differenza di 1,1 settimane). Non si registravano invece differenze nella percentuale di anomalie congenite.

Nel primo anno di vita non vi erano differenze tra il gruppo che aveva cessato la terapia e quello che l’aveva proseguita o tra i bambini esposti agli anti-TNF e quelli del gruppo di controllo in termini di crescita, infezioni, allergie ed eczema."Il fattore più importante per decidere se smettere o continuare la terapia dovrebbe essere il duraturo stato di remissione del paziente”, ha detto Alison de Lima. “Se si assiste alla remissione della malattia dai tre mesi precedenti il concepimento alle 20esima settimana, il medico può decidere senza rischi di interrompere la terapia alla 22esima settimana”.

Fonte: Gut 2015

Will Boggs
(Versione italiana Popular Science/Quotidiano Sanità) 
26 maggio 2015
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