toggle menu
QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Una nuova cura per la dipendenza da cocaina. Grazie a impulsi magnetici al cervello dall’esterno

di Marco Landucci
immagine 4 dicembre - Uno studio condotto da ricercatori italiani e pubblicato sulla rivista European Neuropsychopharmacology ha mostrato l’efficacia della stimolazione magnetica transcranica nel trattamento di pazienti dipendenti da cocaina. Il 69% del gruppo trattato con la stimolazione magnetica transcranica non ha avuto ricadute nell’uso di cocaina, contro appena il 19% (3 pazienti) dei soggetti trattati con farmaci.
Impulsi magnetici indirizzati al cervello dall’esterno – in modo non invasivo e indolore attraverso la stimolazione magnetica transcranica – possono eliminare la dipendenza da cocaina. Il dato emerge da uno studio pilota tutto italiano, condotto su 32 pazienti e recentemente pubblicato dalla rivista European Neuropsychopharmacology. Hanno fatto parte del gruppo di studio Alberto Terraneo, Lorenzo Leggio, Marina Saladini, Mario Ermani, Antonello Bonci e Luigi Gallimberti, ricercatori dell’Irccs Ospedale San Camillo di Venezia e del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. Antonello Bonci è il direttore scientifico del National Institut on Drug Abuse (N.I.D.A.) di Baltimora (USA).
 
I 32 pazienti sono stati divisi in due gruppi: 17 sono stati sottoposti a stimolazione magnetica transcranica, gli altri con farmaci che alleviano la sindrome d’astinenza.  La stimolazione magnetica transcranica è una metodica utilizzata in psichiatria che si è mostrata utile nel trattamento di condizioni come la depressione. Consiste nell’applicazione di una sonda sulla testa; gli impulsi magnetici arrivano a un’area del cervello ben localizzata. Nello studio sui pazienti dipendenti dalla cocaina, la stimolazione è stata diretta alla corteccia dorsolaterale prefrontale, un’area del cervello coinvolta nei processi decisionali. Il 69% (11 pazienti) del gruppo trattato con la stimolazione magnetica transcranica non ha avuto ricadute nell’uso di cocaina, contro appena il 19% (3 pazienti) dei soggetti trattati con farmaci.

Il follow up è durato 63 giorni. Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a ripetuti monitoraggi delle urine per verificare l’eventuale consumo di cocaina.
Lo studio del team di Bonci ha preso le mosse da alcuni lavori su modello animale, che hanno mostrato come l’uso di cocaina riduca significativamente l’attività della corteccia frontale della regione prelimbica. 
 
Marco Landucci
4 dicembre 2015
© QS Edizioni - Riproduzione riservata