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QS Edizioni - martedì 30 aprile 2024

Scienza e Farmaci

Ictus. Il buon esito è legato a tempo e organizzazione dell’intervento

di Will Boggs MD
immagine 22 aprile - Secondo i risultati del SWIFT PRIME thrombectomy trial, condotto in Canada e pubblicato da Radiology, nel trattamento di trombectomia endovascolare dopo un ictus, l’organizzazione di un flusso di lavoro concentrato su obiettivi temporali aggressivi può portare a migliori risultati. “Ogni centro qualificato di terapia endovascolare dovrebbe funzionare continuamente per migliorare il flusso di lavoro”, ha detto Mayank Goyal dell’Università di Calgary ad Alberta.
(Reuters Health) - Nel SWIFT PRIME trial i ricercatori hanno inteso verificare se con miglioramenti del flusso di lavoro simili a quelli ottenuti dopo l’infarto miocardico, si potessero ridurre i tempi di riperfusione e aumentare i tassi di indipendenza funzionale, tra i pazienti con ictus ischemico acuto trattati con la trombectomia endovascolare più iniezione endovenosa di fattore tissutale di attivazione del plasminogeno (tPA), rispetto a quelli trattati con il solo tPA endovena. Il tempo imposto dalla acquisizione dell’immagine alla localizzazione del punto dove praticare il foro inguinale era stato fissato a <70 minuti, ed è stato raggiunto nel 61% dei pazienti. La metà dei pazienti ha avuto la foratura dell’inguine nel raggio di 52 minuti dall’acquisizione delle immagini di identificazione, e l’88% dei pazienti ha raggiunto il tempo massimo specificato dal protocollo di trombectomia che doveva essere inferiore a 90 minuti.
 
I risultati
Si è così dimostrato che per i pazienti nel gruppo della trombectomia che hanno raggiunto la riperfusione entro 150 minuti dall’esordio dei sintomi, la probabilità di indipendenza funzionale era del 91%. Questa probabilità è scesa di circa 10 punti percentuali nel corso successivi 60 minuti e di 20 punti percentuali per ogni successivo ritardo di 60 minuti. Inoltre in alcuni vasi gli intervalli di tempo tra l’insorgenza dei sintomi e la puntura all’inguine erano significativamente più lunghi per i pazienti che inizialmente sono arrivati in un centro di riferimento (275 minuti) rispetto ai pazienti che hanno presentato i sintomi direttamente nel centro qualificato per i trattamenti endovascolari (179,5 minuti). In sostanza lo studio ha, dunque dimostrato, da un lato la possibilità di ottimizzazione dei tempi del flusso di lavoro durante un trattamento trombectomia endovascolare e dall’altro, l’efficacia di tale ottimizzazione sugli esiti osservati nei pazienti: il tempo che intercorre tra il momento della comparsa dei sintomi e il momento dell’intervento endovascolare resta comunque un determinante rilevante degli esiti sul paziente.

Fonte: Radiology 2016
 
Will Boggs MD
 
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Sciences)
22 aprile 2016
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