(Reuters Health) - L’anno scorso in Europa non sono stati registrati casi di malaria e il continente si aggiudica il primato di regione mondiale ad aver spazzato via la malattia. “Questa è la notizia più importante nella storia della sanità pubblica”, ha detto
Zsuzsanna Jakab, direttrice regionale per l’Europa dell’Oms.
Forte impegno politico, migliore localizzazione e sorveglianza dei casi di malaria, controllo delle zanzare e collaborazione oltre i confini nazionali sono gli elementi che hanno contribuito a spazzare via la malattia, sottolinea l’agenzia dell’Onu per la Sanità. “Finché la malaria non sarà completamente eradicata, le persone potranno importare la malattia in Europa viaggiando nei e dai Paesi che ce l’hanno ancora e dobbiamo continuare il lavoro di prevenzione per combattere la sua reintroduzione”, aggiunge Jakab.
I casi nel mondo
Lo scorso anno ci sono stati 214 milioni di casi nel mondo e la malaria ha ucciso 438 mila persone, la maggior parte nell’Africa sub-sahariana. I leader mondiali si sono impegnati a fermare l’epidemia entro il 2030 quando hanno adottato l’Agenda per lo sviluppo sostenibile a settembre. Quando un Paese non ha casi di malaria per almeno tre anni consecutivi, può ottenere la certificazione ufficiale di eliminazione della malattia da parte dell’Oms.
“La regione europea è stata dichiarata malaria free sulla base della situazione presente e sulla probabilità che l’eliminazione sia mantenuta – osserva
Nedret Emiroglu, direttrice delle malattie trasmissibili e della sicurezza sanitaria dell’ufficio regionale per l’Europa dell’Oms – L’esperienza insegna che la malaria si può diffondere rapidamente e, se i Paesi europei non saranno vigili e reattivi, un singolo caso importato potrebbe nuovamente far riprendere la malattia”.
Fino alla fine della seconda guerra mondiale, la malaria è stata endemica in gran parte del sud Europa. Balcani, Italia, Grecia e Portogallo ne sono stati particolarmente colpiti. L’Europa fu dichiarata malaria free nel 1975, ma la malattia riemerse nel Caucaso, nelle repubbliche centroasiatiche, nella Federazione Russa e in Turchia.
Fonte: elaborazione Reuters Health su comunicazione OMS
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Sciences)