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QS Edizioni - venerdì 3 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Asma. Un paziente su tre potrebbe non averla

di Lisa Rapaport
immagine 18 gennaio - Uno studio canadese, pubblicato recentemente da JAMA, suggerisce che negli adulti l’asma potrebbe essere sovradiagnosticata in un caso su tre, con conseguente inappropriatezza della terapia farmacologica, che scompensa, a sua volte, quella per le altre patologie di cui soffre realmente il paziente.
(Reuters Health) - La diagnosi di asma può presentare delle difficoltà perché non sempre il corteo sintomatologico (difficoltà respiratorie, dolore al torace, tosse e respiro sibilante) si presenta nella sua tipicità. Inoltre, alcuni pazienti con asma cronica sperimentano periodi di remissione e di recidiva. Partendo da queste premesse Shawn Aaron e colleghi, della University of Ottawa e dell’Ottawa Hospital Research Institut, hanno eseguito test di funzionalità polmonare su 613 adulti che avevano ricevuto una diagnosi d asma negli ultimi cinque anni.
 
I ricercatori hanno chiesto a coloro che assumevano farmaci per l’asma di sospendere gradualmente le terapie in occasione delle quattro visite cliniche programmate, per vedere come i loro polmoni avrebbero lavorato in assenza di trattamento. Alla luce di tutte queste valutazioni l’asma è stata esclusa in 203 dei partecipanti (33%). I ricercatori sottolineano che ancora dopo un anno di follow-up, 181 di queste persone dimostravano risposte ai test polmonari non in linea con una diagnosi di asma. Alcuni di questi pazienti erano stati chiaramente mal diagnosticati o presentavano condizioni patologiche diverse dall’asma. Tra i pazienti maldiagnosticati, 12 persone (2%dei partecipanti), presentavano malattie cardiache, ipertensione polmonare, broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), reflusso gastroesofageo (GERD) o iperventilazione legata all’ansia. Il 90% dei pazienti per i quali dopo un anno è stata esclusa la diagnosi d’asma, hanno sospeso definitivamente in sicurezza i farmaci assegnati.

Le evidenze
Un limite dello studio, secondo gli stessi autori, è rappresentato dal fatto che i partecipanti ono stati seguiti per un totale di soli 15 mesi; un periodo di tempo non abbastanza lungo per escludere la possibilità che alcuni pazienti in remissione possano avere sintomi di asma in futuro. Lo studio, tra l’altro, ha escluso i pazienti in trattamento con corticosteroidi per via orale a lungo termine, includendo solo quelli con asma lieve. Secondo altri autori l’importante è ribadire quanto siano necessari gli esami di funzionalità polmonare nella diagnosi e nel monitoraggio dell’asma, non tanto per evitare la sovradiagnosi, quanto per evitare di somministrare farmaci inutili che potrebbero provocare danni ed effetti indesiderati.
 
Fonte: JAMA

Lisa Rapaport

(Versione italiana per Quotidiano Sanità/Popular Science) 
18 gennaio 2017
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