Il fumo uccide e di questo sono convinti anche i fumatori. Ma smettere di fumare non è cosa facile, perché la nicotina genera dipendenza. Fino ad oggi le ricerche in questo campo si sono focalizzate sulle proteine dei recettori nicotinici (nAchR,
Nicotinicacetylcholinereceptors), come possibili responsabili della dipendenza da nicotina.
Ma uno studio appena pubblicato su
Cell reports getta nuova luce proprio su un aspetto della dipendenza da nicotina, considerato finora marginale. Gli autori dello studio, ricercatori della University of Michigan Life Sciences, sono andati a valutare gli aspetti della sindrome da astinenza da nicotina sul
Caenorhabditis elegans un vermiciattolo millimetrico che molto ha contribuito in questi anni al progresso delle conoscenze scientifiche. Così facendo sono riusciti ad individuare i geni e i microRNA che giocano un ruolo di primo piano nel determinismo della dipendenza e nella sindrome da astinenza da nicotina nel
C. elegans; questo ha fornito degli indizi che potrebbero avere ricadute importanti anche nell’uomo.
Shawn Xu e colleghi hanno individuato una serie di geni, coinvolti in un
pathway che conduce ad un’aumentata produzione delle proteine dei recettori della nicotina, accanto ad alcuni microRNA, implicati nel
fine-tuning dell’espressione di questi geni.
Il
C. elegans, al cospetto della nicotina, assume dei comportamenti molto simili a quelli dei mammiferi e alcuni dei geni coinvolti nella dipendenza da nicotina nel piccolo verme, si sono conservati - evolutivamente parlando - e sono rintracciabili anche nell’uomo.
La speranza adesso è che la scoperta di questi snodi fondamentali nel determinismo della dipendenza da nicotina possa portare a nuovi trattamenti per smettere di fumare. Un’impresa tutt’altro che facile perché, come visto, sono gli stessi geni che remano contro la volontà del fumatore di diventare un ‘ex’.
Maria Rita Montebelli