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QS Edizioni - venerdì 3 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Ernia. Rete mesh meglio della sutura “classica”

di Marilynn Larkin
immagine 2 marzo - Per la riparazione dell’ernia, l’uso della rete mesh è legato a un numero inferiore di recidive. Lo studio – che conferma evidenze già presenti in letteratura – è stato pubblicato da Lancet
(Reuters Health) – Nei pazienti che soffrono di ernie ombelicali con un diametro fino a quattro centimetri, la protesi mesh, la rete a maglie da inserire in modo mininvasivo, dovrebbe essere preferita all’intervento che richiede invece la sutura. È quanto evidenzia uno studio coordinato da Ruth Kaufmann, dell’Erasmus University Medical Center di Rotterdam, e pubblicato da Lancet.

Lo studio
Kaufmann e colleghi hanno preso in considerazione 300 pazienti con un’ernia ombelicale compresa tra uno e quattro centimetri: 150 avevano ricevuto una mesh e 150 la sutura chirurgica. Dopo un follow-up medio di 25 mesi, tra coloro che erano stati operati con l’inserimento della rete si sono verificate molte meno recidive; 4% contro 12%. Tra le complicanze post-operatorie più comuni sono stati registrati il sieroma, l’ematoma e l’infezione della ferita senza alcuna differenza statisticamente significativa tra i due gruppi.

I commenti
Secondo Frederik Helgstrand, dell’Università di Copenhagen “questo studio conferma i risultati di una precedente ricerca basata sul registro nazionale danese. Pertanto l’uso della mesh per il trattamento delle piccole ernie ombelicali o di quelle epigastriche è già raccomandato in Danimarca”. Ma la scelta della tecnica chirurgica, “dipende dalle comorbidità del paziente”, sottolinea l’esperto. Per esempio, “i pazienti obesi possono essere relativamente più difficili da trattare con una tecnica aperta e probabilmente beneficerann di un approccio mininivasivo”. E del resto, secondo Helgstrand, “la mesh potrebbe portare anche a complicanze a lungo termine e dunque è importante fornire al paziente le dovute informazioni sui pro e i contro delle due tecniche”.

Fonte: Lancet

Marilynn Larkin

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
2 marzo 2018
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