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QS Edizioni - domenica 19 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Autolesionista un adolescente su dodici. Il 90% smette dopo i 20 anni

immagine 17 novembre - Si provocano tagli, bruciature e ferite di ogni tipo, mettendo a rischio la loro salute e le loro vite. Il 10% continua ad avere comportamenti autolesionisti anche durante l'età adulta. Lo rileva uno studio australiano e inglese pubblicato oggi su The Lancet.
Almeno un adolescente su 12 cerca deliberatamente di ferirsi. Sono in particolare le ragazze ad essere autolesioniste, circa il 60% più dei ragazzi. Nonostante la maggior parte di questi ragazzi non vengano sottoposti ad alcun trattamento, per il 90% di loro il problema si risolve spontaneamente intorno ai 20 anni, anche se per il 10% il rischio permane anche nel corso dell’età adulta.

Ad analizzare il fenomeno è uno studio inglese e australiano su un campione di 1.800 ragazzi australiani di circa 14 anni (l’età più critica per questo fenomeno), su cui ha acceso i riflettori anche la prestigiosa rivista The Lancet e ripreso oggi da numerosi quotidiani online britannici.

Dallo studio emergono infatti altri dettagli che hanno attratto l’attenzione degli esperti. Il 60% delle persone che si sono suicidate avevano avuto in precedenza comportamenti autolesionisti. E le ragazze sono più a rischio dei ragazzi. Si provocano da sole tagli e bruciature. I ragazzi, invece, sono più inclini ad esporre la loro vita a rischio attraverso giochi pericolosi, come attraversare le strade dove sfrecciano le macchine o avvicinarsi ai treni.
Come confermato da precedenti studi, inoltre, gli accessi in ospedale nell’arco della vita per le persone che hanno avuto atteggiamenti di autolesionismo sono 100 volte più alti che nella popolazione media.

Secondo Geroge Patton, dell’Università di Melbourne, il problema potrebbe essere legato ai cambiamenti che il cervello subisce nel corso della transizione dall’adolescenza all’età adulta. “Profondi cambiamenti biologici, molti di essi di tipo ormonale. E - ha spiegato – è come se questi cambiamenti siano legati a un aumento delle difficoltà emotive che molti ragazzi hanno ammesso di avere, in particolare le ragazze. Ed il gap tra questa fase e quella in cui la struttura è completamente matura”. Allo stesso modo, spiega il ricercatore, “la corteccia prefrontale, che è coinvolta in modo cruciale nella regolazione delle emozioni, continua a svilupparsi fino al compimento almeno dei 20 anni di età”.

Lo studio, ha specificato Paul Moran del King’s College di Londra, “non indaga sui trattamenti che i ragazzi hanno ricevuto, ma quel che sembra emergere con evidenza è che essi non abbiano ricevuto alcun trattamento per prevenire certi atteggiamenti”.
 
17 novembre 2011
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