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QS Edizioni - lunedì 29 aprile 2024

Scienza e Farmaci

Demenza. I farmaci ad azione anticolinergica possono favorirla

di Marilynn Larkin
immagine 3 maggio - Antidepressivi, farmaci urologici o contro il Parkinson, che agiscono con un meccanismo anticolinergico, sarebbero associati a un aumentato rischio di andare incontro a demenza. È quanto emerge da uno studio inglese pubblicato dal British Medical Journal
(Reuters Health) - Il team coordinato da Georg Sawa, della East Anglia University di Norwich, nel Regno Unito, ha analizzato i dati raccolti dal 2006 al 2015 su oltre 40 mila pazienti di età compresa tra 65 e 99 anni colpiti da demenza e su circa 284 mila persone non interessate da questo disturbo. L’assunzione quotidiana di anticolinergici, prescritti da quattro a 20 anni prima della diagnosi di demenza, è stata codificata usando la scala di valutazione Anticholinergic Cognitive Burden (Acb). Complessivamente, a 14.453 individui con demenza e a 86.403 persone senza questo disturbo è stato prescritto almeno un farmaco anticolinergico con un punteggio Acb di 3, ovvero ad attività anticolinergica definita.

I risultati

La demenza è stata associata a un punteggio Acb medio crescente. Però, mentre i farmaci gastrointestinali ad attività anticolinergica con un punteggio Acb di tre non erano legati a demenza, né lo erano gli antiistaminici, a mostrare un collegamento con la demenza sono stati gli antidepressivi, i farmaci urologici e quelli contro il Parkinson.

“Il rapporto di probabilità per il rischio di sviluppo di demenza associato a quattro o più anni di uso di antidepressivi è stato di 1,29, mentre per gli urologici è stato di 1,24”, spiega Sawa. Ma la mancanza di un legame con antistaminici e antinfiammatori a livello gastrico “mette in discussione che sia l’effetto anticolinergico stesso a essere responsabile dell’associazione”, sottolinea l’esperto. Inoltre, “non abbiamo confrontato questi farmaci con trattamenti alternativi in specifici gruppi di pazienti in cui il rischio di demenza è più alto o più basso”, sottolineando che i medici dovrebbero comunque prendere in considerazione medicinali alternativi, per lo meno nei pazienti a rischio di demenza.

Fonte: British Medical Journal

Marilynn Larkin

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)

3 maggio 2018
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