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QS Edizioni - sabato 4 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Seoul. Il sesso del feto si determina con un prelievo di sangue

immagine 18 gennaio - Basta controllare il rapporto tra due enzimi nel sangue della madre, dove è contenuto Dna del nascituro, e si può conoscerne il sesso dopo appena cinque settimane di gestazione. Questo quanto emerge da una ricerca coreana, pubblicata sulla rivista The Faseb Journal.
Sapere il sesso del feto non serve solo per togliere curiosità ai genitori. Nel caso padre o madre siano portatori di malattie genetiche collegate ad uno solo dei cromosomi sessuali, sapere in anticipo se il nascituro sia maschio o femmina potrebbe aiutarli a prendere provvedimenti per tempo, magari interrompendo una gravidanza che porterebbe sicuramente alla nascita di un bambino malato. Da oggi un nuovo metodo non invasivo sviluppato dai ricercatori della KwanDong University di Seoul, potrà però svelare il sesso del feto fino ad appena cinque settimane dall’inizio della gravidanza. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista The Faseb Journal.

Ad oggi i test più invasivi per scoprire se si darà alla luce un maschietto o una femminuccia possono essere effettuati al minimo intorno alla 11esima settimana, mentre per la normale ecografia che controlla la morfologia del feto bisogna aspettare addirittura fino alla 19esima-21esima settimana. Ma talvolta aspettare così tanto può essere molto difficile, soprattutto se i genitori sono portatori di malattie genetiche legate ad uno dei cromosomi sessuali. In molti casi, inoltre, se non si dispone di abbastanza Dna prelevato dal nascituro, i risultati possono essere inaccurati.
Ma i ricercatori del Cheil General Hospital and Women's Healthcare Center di Seoul in Corea del Sud, hanno sviluppato un metodo che permette di capire il sesso del feto semplicemente tramite un prelievo del sangue della madre. Per svilupparlo, gli scienziati hanno prelevato il plasma di un campione di 203 donne incinte: per scoprire se il nascituro sarà maschio o femmina basta controllare i il rapporto tra la concentrazione di due diversi enzimi - DYS14 e GAPDH - nel sangue materno, nel quale sono contenute piccole quantità di Dna del figlio o della figlia che ha in grembo. Confrontando il sesso effettivo del neonato hanno poi confermato che il biomarker sbaglia in meno del 10% dei casi.

Laura Berardi
 
18 gennaio 2012
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