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QS Edizioni - sabato 4 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Appendicectomia e rischio Parkinson

di Megan Brooks
immagine 15 maggio - Un team dell’Università di Cleveland, negli USA, ha studiato i dati relativi a 62 milioni di pazienti. In coloro che erano stati sottoposti ad appendicectomia, i ricercatori hanno stimato un rischio relativo di sviluppare Parkinson pari a 3,19..Un macro dato che conferma il ruolo di primo piano giocato dall’intestino nello sviluppo della malattia neurodegenerativa
(Reuters Health) – Secondo quanto emerge da un ampio studio osservazionale, l’appendicectomia è associata a un rischio aumentato di Malattia di Parkinson.
 
“Gli aggregati di alfa-sinucleina si trovano nel cervello e nel tratto gastrointestinale e si ritiene che l’accumulo nel tratto gastrointestinale avvenga prima, a conferma che l’intestino potrebbe avere un ruolo nello sviluppo della malattia neurodegenerativa” dice Gregory Cooper della Case Western Reserve University di Cleveland, primo autore dello studio.”Ipotizziamo che questa proteina possa essere rilasciata dai nervi danneggiati nell’intestino e che poi venga trasportata al cervello”.

Lo studio
Cooper e colleghi hanno esaminato le cartelle cliniche elettroniche di 26 sistemi sanitari statunitensi, per un totale di 62 milioni di pazienti.
Degli oltre 488.000 pazienti a cui era stata asportata l’appendice 4.470 (0,92%) avevano sviluppato Il Parkinson almeno sei mesi dopo l’intervento. Dei pazienti restanti, non sottoposti ad appendicectomia, lo 0,29% ha sviluppato la malattia neurodegenerativa. Il rischio relativo complessivo di sviluppare Parkinson era di 3,19 (intervallo di confidenza al 95%, da 3,10 a 3,28; P<0,0001) nei pazienti che avevano subito l’asportazione dell’appendice.

“Questa ricerca mostra una chiara correlazione tra l’appendice, o la sua asportazione, e la malattia di Parkinson, ma si tratta solo di un’associazione. Servono ulteriori ricerche per confermare questo legame e comprendere meglio i meccanismi coinvolti”, conclude Mohammed Sheriff, coautore dello studio.

Fonte: Digestive Disease Week 2019
 
Megan Brooks
 
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
15 maggio 2019
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