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QS Edizioni - domenica 5 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Usa. Dentisti sotto accusa: prescrivono troppi antibiotici

di Maria Rita Montebelli
immagine 31 maggio - È una potente call to action quella che scaturisce da una ricerca della University of Illinois, che ha evidenziato come la prescrizione preventiva di antibiotici prima di una procedura odontoiatrica sia inutile in oltre l’80% dei casi. E dunque dannosa per i pazienti che rischiano di sviluppare resistenza antibiotica e di fare infezioni da batteri resistenti. Sotto accusa l’iperprescrizione di clindamicina che aumenta di rischio di sviluppare un’infezione da Clostridium difficile. L’uso preventivo di antibiotici dovrebbe essere riservato ai pazienti cardiopatici ad alto rischio
Affrontare il problema dell’antibiotico-resistenza significa innanzitutto fare uno sforzo di appropriatezza nella prescrizione di questi farmaci ed evitarne l’uso, ove non strettamente necessario. E’ in questa direzione che si muove uno studio della University of Illinois di Chicago, pubblicato su JAMA Network Open.
 
Secondo gli autori di questa ricerca ben l’81% degli antibiotici prescritti dai dentisti stelle e strisce prima di una visita sarebbe inutile. Un problema non da poco visto che, almeno negli Usa , i dentisti sono responsabili del 10% di tutte le prescrizioni di antibiotici. “Questi risultati – afferma Katie Suda, professore associato presso l’UIC College of Pharmacy – indicano la necessità di migliorare la stewardship antibiotica presso gli studi odontoiatrici, in particolare nelle regioni occidentali degli Stati Uniti, dove abbiamo riscontrato i tassi più elevati di prescrizioni inutili.”
 
I ricercatori americani sono giunti a questi risultati utilizzando Truven, un database sanitario nazionale; l’analisi è consistita nell’individuare le visite odontoiatriche effettuate tra il 2011 e il 2015 e nel confrontare il numero di prescrizioni antibiotiche effettuate prima di 168.420 visite odontoiatriche, rispetto al numero dei pazienti cardiopatici ad alto rischio (gli unici per i quali le linee guida americane raccomandano la prescrizione di un antibiotico prima di una procedura odontoiatrica). Incrociando questi dati, gli autori dello studio sono giunti alla conclusione che l’81% delle prescrizioni antibiotiche non rispecchiavano quanto stabilito dalle linee guida.
 
“L’uso preventivo di antibiotici nei pazienti non cardiopatici – afferma Suda - li espone ai rischi associati ad un impiego inappropriato di questi farmaci, cioè ad un aumentato rischio di antibiotico-resistenza e di infezioni”. Il rischio di questa ‘prevenzione’ inadeguata insomma supererebbe i potenziali benefici nella maggior parte dei pazienti.
 
Lo studio ha analizzato anche i pattern prescrittivi degli odontoiatri su base geografica; in questo modo è stato possibile evidenziare che nell’ovest degli Stati Uniti e nelle zone urbane si raggiungono le punte massime di prescrizioni inadeguate. I pazienti più ‘gettonati’ per la prescrizione di antibiotici prima di una procedura odontoiatrica sono risultati quelli con protesi articolari e tra gli antibiotici, il più ‘abusato’ è la clindamicina.
 
“I trend geografici si sono rivelati inaspettati – commenta Suda – visto che sono opposti a quanto osservato in altri ambiti clinici. Il fatto poi che gli odontoiatri mostrino questa predilezione per la clindamicina è molto preoccupante perché l’uso di questo antibiotico si associa ad un maggior rischio di sviluppare un’infezione da Clostridium difficile, rispetto ad altri antibiotici”.
 
“I risultati di questo studio – commenta Susan Rowan, UIC College of Dentistry – dovrebbero motivare i dentisti ad un utilizzo degli antibiotici più appropriato, riservando le prescrizioni preventive ad un piccolo gruppo di pazienti. Ritengo che gli odontoiatri dovrebbero leggere questo studio, che è anche il primo ad occuparsi della prescrizione preventiva di antibiotici prima di una procedura odontoiatrica e a considerarlo una potente call to action, non come un rimprovero”.
 
Maria Rita Montebelli
31 maggio 2019
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