Un farmaco innovativo per una malattia rara grave che colpisce soprattutto i bambini: questo è Spinraza per la SMA (atrofia muscolare spinale), unica opzione terapeutica disponibile per pazienti che altrimenti rimarrebbero senza alcuna cura.
Spinraza arriva sul mercato (prima negli USA, poi in Europa e nel resto del mondo) grazie alla collaborazione tra Biogen e Ionis (che ne ha effettivamente portato avanti la sperimentazione clinica). Tra brevetti e protezioni, l’esclusiva di mercato di Biogen sul farmaco scade a metà del 2029, ma già nel primo anno di commercializzazione (2017) l’azienda farmaceutica ha recuperato più di quanto investito.
Grazie ad un’analisi comparativa dei bilanci delle due società, Altroconsumo e Test-Achats sono riuscite a quantificare una differenza tra costi di sviluppo e ricavi di quasi due miliardi: in soli due anni le vendite di Spinraza fruttano 2,61 miliardi di dollari, a fronte di un investimento di 648 milioni. Ogni dollaro investito ha già reso quattro volte tanto.
In Italia, il prezzo “ex-factory”, ossia la base da cui parte la contrattazione con il Ssn per arrivare al prezzo finale effettivo, è stato fissato a 70.000 euro più Iva a fiala. Il prezzo finale è coperto da riservatezza, ma sulla base di informazioni raccolte da più fonti, Altroconsumo può affermare che, per ogni paziente cui viene somministrato Spinraza, il SSN spende all’anno tra i 210.000 e i 280.000 euro Iva esclusa (a seconda delle dosi necessarie).
Sono queste le cifre che hanno convinto Altroconsumo e Test-Achats a denunciare Biogen all’Antitrust per presunto abuso di posizione dominante, "perché tra costi effettivamente sostenuti per portare Spinraza sul mercato e prezzo corrisposto dal Ssn, c’è una sproporzione talmente eccessiva da risultare iniqua".
“Quello che denunciamo, dopo le condanne confermate dal Consiglio di Stato a Roche e Novartis – dichiara
Ivo Tarantino, responsabile Relazioni esterne Altroconsumo - è l’ennesimo esempio di quanto il livello dei prezzi nel farmaceutico sia diventato insostenibile e non più giustificabile semplicemente con il tema della tutela degli investimenti in ricerca e innovazione dell’industria farmaceutica. Se è giusto e fondamentale riconoscere alle aziende il rischio incorso in una ricerca spesso infruttuosa, è vero anche che questo non può giustificare la corsa al prezzo più alto possibile, che il settore farmaceutico sembra aver intrapreso da anni a questa parte”.
"I prezzi dei farmaci innovativi sono sempre più sganciati da riferimenti reali – i costi di sviluppo e produzione e il giusto profitto che garantisce l’innovazione futura - vengono tarati dall’industria del farmaco con l’obiettivo di sfruttare al massimo le diverse possibilità di spesa dei sistemi sanitari, diventando insostenibili. Denunciare all’Autorità garante della concorrenza e del mercato potenziali situazioni di abuso di posizione dominante, dimostrando l’iniquità del prezzo praticato, è lo scopo di un progetto che Altroconsumo e Test-Achats stanno portando avanti con il supporto di Open Society Foundations", si spiega in una nota.
“Un prezzo più giusto per i farmaci innovativi deve essere possibile. Altroconsumo da sempre si batte per il diritto alla salute dei pazienti e per la sostenibilità delle cure, come fatto per i casi Avastin-Lucentis e Aspen Pharma, diventati mattoni fondamentali della materia Antitrust in ambito farmaceutico”, conclude Ivo Tarantino.