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QS Edizioni - domenica 19 maggio 2024

Scienza e Farmaci

Chirurgia robotica: risultati migliori ma costi più alti. Il braccio meccanico divide gli esperti

immagine 5 marzo - I pazienti rimangono ricoverati per periodi più brevi e corrono meno rischi di complicazioni o di morte. Ma ognuna di queste operazioni arriva a costare anche 1.000 euro in più rispetto alle tecniche precedenti. Il mondo accademico diviso tra chi elogia i benefici e chi vorrebbe tornare indietro.
Il rapporto tra uomo e macchina ha da sempre stuzzicato l’immaginazione di scrittori e amanti della fantascienza. Spesso film e racconti di questo tipo ci hanno parlato di un futuro in cui i robot prenderanno il posto degli uomini, nei lavori più duri o difficili. Ma uno studio del Brigham and Women's Hospital di Boston racconta di un presente in cui gli automi già aiutano i medici nel campo della chirurgia, con risultati che dimostrano come questi assistenti meccanici migliorino i risultati delle operazioni, almeno nel campo dell’urologia. Ma i dati, pubblicati su Journal of Urology, raccontano anche qualcos’altro: gli interventi fatti in questo modo costano molto di più di quelli effettuati dalla sola mano umana.
 
La chirurgia con componente robotica applicata a reni o prostata sembrerebbe prevedere ricoveri più brevi, e rischi minori di dover ricorrere a trasfusioni o addirittura minori probabilità di morire. Il problema sembrerebbe essere solo quello dei prezzi troppo alti delle parcelle, di migliaia di euro più costose rispetto ad altre procedure.
“Con questo studio volevamo dimostrare che – nonostante i prezzi – sicuramente ci sono dei fattori positivi che riguardano le operazioni effettuate con automi come assistenti”, ja spiegato Jim Hu, primo autore dello studio. Le operazioni sono infatti meno invasive e più efficienti, poiché usano metodi di video chirurgia in laparoscopia, ovvero minuscole videocamere che possono essere inserite nel corpo tramite una o al massimo due piccole incisioni. La chirurgia robotica, inoltre, rimpiazza la mano del medico con strumenti ultra precisi attaccati a braccia meccaniche, che sono controllate tramite una consolle.
 
Per giungere a questa conclusionei ricercatori hanno analizzato i dati provenienti dai database del governo statunitense, in modo da osservare se queste costose operazioni avessero benefici che giustificassero la maggiore spesa rispetto alle tecniche più vecchie.
In particolare, i dati più recenti (relativi agli ultimi tre mesi del 2008) dimostrano come più della metà delle operazioni di prostatectomia siano state praticate negli Stati Uniti con l’uso di chirurgia robotica, il 44% con tecniche invasive (open surgery) e circa il 3% in laparoscopia normale.
Dai dati si evince che nessun paziente è morto in operazioni laparoscopiche, sia che queste fossero effettuate tramite braccia meccaniche che dalla mano del chirurgo. Negli interventi più invasivi, invece, morivano circa due pazienti ogni mille. In quest’ultimo tipo di operazioni, circa il 5% degli interventi necessitavano una trasfusione di sangue, mentre per quelli con braccio robotico le percentuali non arrivavano al 2%. Inoltre, i pazienti che avevano subito open surgery dovevano rimanere in ospedale in media un giorno in più rispetto a chi era stato operato con l’aiuto delle macchine. Risultati simili si sono osservati per gli interventi di nefrectomia.
 
Sulla bilancia va però chiaramente messo anche il costo. Per un intervento di prostatectomia con braccio meccanico, si spendono in media 10 mila dollari, negli Stati Uniti, circa 700 dollari in più delle normali operazioni in laparoscopia e addirittura 1100 dollari in più delle operazioni invasive. Allo stesso modo per rimuovere un rene negli Usa si spendono circa 13 mila dollari con il primo tipo di intervento, ovvero 2700 dollari in più di un intervento laparoscopico e 1300 più di uno invasivo.
Tanto che già qualcuno pone i primi dubbi, neanche troppo velati, sull’uso di questo tipo di braccia meccaniche in chirurgia. “Qualche anno fa eravamo più concentrati sui pazienti e meno a cercare la procedura migliore”, ha denunciato David Penson, chirurgo del Vanderbilt University Medical Center, esperto in materia che non ha preso parte allo studio. “In particolare con gli interventi alla prostata riuscivamo anche con metodologie meno avanzate a far uscire i pazienti prima dall’ospedale, spesso ottenendo risultati migliori. La realtà è che con queste nuove tecniche ci sono alcuni benefici, ma forse non tanti come speravamo”.
 
Laura Berardi
5 marzo 2012
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