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QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Scienza e Farmaci

E. coli. Rischio maggiore dall’igiene delle mani

di Vishwadha Chander
immagine 25 novembre - Uno studio condotto in Gran Bretagna, che ha effettuato il sequenziamento dei genomi di campioni sia umano che animali, ha individuato come il Dna mostrato da un ceppo resistere E.coli resistente fosse particolarmente nei campioni umani. Questa evidenza mette sotto una nuova luce la capacità di adattamento del batterio
(Reuters Health) – Uno dei modi migliori per ridurre le infezioni da E.coli antibiotico-resistenti è quelli di lavarsi le mani dopo aver usato il bagno. I focolai di E.coli – un’infezione potenzialmente fatale – sono generalmente legati a carne poco cotta o verdure crude. I ricercatori della University of East Anglia – guidati da David M. Livermore – hanno effettuato un’analisi genetica su migliaia di campioni, riscontrando che la maggior parte delle infezioni da E.coli sono causate da un ceppo spesso rilevato nell’intestino umano e nei liquami, ma poco comune nei cibi.
 Ciò indica che principalmente l’infezione si diffonde in conseguenza della trasmissione da una persona all’altra di particelle fecali.
 
Lo studio. 
David M. Livermore, microbiologo clinico presso la University of East Anglia, hanno effettuato il sequenziamento dei genomi su campioni raccolti nel 2013 e nel 2014 da persone, animali e liquami in cinque aree: Londra, East Anglia, Inghilterra nordoccidentale, Scozia e Galles. I campioni che hanno messo a confronto provenivano da infezioni del sangue negli esseri umani, feci umane, liquami animali e alimenti come manzo, maiale, pollo, frutta e verdura.

Il sequenziamento del DNA ha mostrato che l’E.coli antibiotico-resistente era spesso presente nei liquami e nella carne di pollo venduta al dettaglio, ma raramente lo era in altre carni e mai negli alimenti di origine vegetale. Inoltre, i campioni di un particolare ceppo antibiotico-resistente di E.coli denominato ST131 rilevato nel sangue umano, nelle feci e nei liquami combaciavano tutti, ma non corrispondevano ai ceppi trovati nel pollo, nei bovini e nei liquami animali.

“Ciò indica che il problema negli esseri umani è la circolazione di E.coli resistente e adattatosi all’uomo e non infezioni che provengono dalla catena alimentare. Almeno, in questo caso particolare”, ha spiegato Livermore. 

Fonte: Lancet Infec Diseases

 
Vishwadha Chander
 

(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)
 
25 novembre 2019
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