Individuate cinque categorie di pazienti in base alla gravità, inquadramento rapido e trattamento tempestivo dei pazienti. Protezione degli operatori. Unità di crisi in ogni ospedale, funzione di “bed management” su due livelli, e condivisione informatica di tutte le informazioni utili. È la sintesi del ”Rapporto Prima Linea Covid-19” pubblicato dalla Simeu, Società italiana della medicina di emergenza urgenza e redatto da alcuni dei direttori di Pronto Soccorso delle zone più colpite dal Coronavirus.
“Il documento – spiegano dalla Simeu - parte dalla raccolta e analisi dei dati clinico-epidemiologici delle prime tre regioni colpite dal coronavirus, Lombardia, Emilia e Veneto, per passare alle modalità di individuazione dei casi sospetti, alle misure di profilassi attuate nei Dea “epicentro” del contagio, alle modalità di impiego di spazi, presidi e tecnologia e che termina con i percorsi diagnostico-terapeutici in dea e con la gestione dei flussi dei pazienti. Sono individuate cinque categorie di pazienti in base alla gravità, e per ognuna vengono indicati la destinazione più opportuna e il trattamento da attuare tempestivamente”.
Queste le cinque categorie in base alla gravità individuate da Simeu e i relativi percorsi di gestione:
1.
Febbre senza insufficienza respiratoria (EGA e walking test normali) e Rx Torace normale > dimissibile con indicazione per auto quarantena in attesa dell’esito del tampone
2.
Febbre con Rx torace ed EGA indicativi per focolaio e/o insufficienza respiratoria modesta (PO2 > 60 mmHg in aa) > O2 terapia – OBI o ricovero in degenza ordinaria
3.
Febbre con insufficienza respiratoria moderata-grave documentata da EGA in aa al triage (PO2 < 60 mmHg in aa) > O2 terapia / CPAP – ricovero in degenza ordinaria o TSI
4.
Insufficienza respiratoria con sospetta ARDS iniziale o polmonite complicata > O2 terapia / CPAP / IOT e ventilazione invasiva – ricovero in TSI o TI
5.
ARDS franca all’esordio > CPAP / IOT e ventilazione invasiva – ricovero in TSI o TI
La conclusione è la definizione di cosa è necessario fare dal punto di vista organizzativo per gestire il sistema di risposta all’emergenza:
“In base all’esperienza raccolta - spiega
Salvatore Manca, presidente nazionale Simeu - è necessario costituire in ogni ospedale una Unità di Crisi che includa il Direttore del PS/DEA e che si riunisce giornalmente per il coordinamento di tutte le attività; attivare la funzione di bed-management su due livelli, una per l’area area critica e l’altra per i ricoveri ordinari; nelle prime fasi utile prevedere un Responsabile in PS in servizio permanente per coordinare l’organizzazione delle attività e l’eventuale adeguamento strutturale del pronto soccorso, e monitorare l’efficacia delle soluzioni applicate per le problematiche locali logistiche, di materiale e organizzative in generale”.
Nel documento si legge ancora che “Il modello organizzativo dell’unità operativa deve essere rivisto in funzione del contesto: può essere necessario il passaggio a una pianificazione verificata giornalmente con turni redatti in funzione della confermata presenza del personale in servizio. Sono anche opportuni incontri regolari (ogni 2-3 giorni) con il personale del PS/DEA, e predisposizione di una cartella informatica sulla rete locale del PS/DEA con tutte le informazioni e indicazioni utili “.
“Le strutture di Emergenza-Urgenza - commenta Salvatore Manca - si sono trovate investite di un grande impegno ‘non previsto’, con problematiche cliniche e organizzative molto rilevanti. Per questo oggi è molto importante condividere una prospettiva che deriva dall’esperienza concreta di chi si è trovato per primo a gestire l’impatto con l’epidemia. Il virus si è mosso oltre i confini tracciati dagli uomini, ma per contrappasso sta mostrando a tutti che nell’Emergenza ci sono grandi persone oltre che professionisti. C’è chi fa il suo dovere fino in fondo sacrificando molto, se non tutto, della propria vita. Ed è l’esempio di uomini, donne, medici e infermieri come questi che conferma il valore della nostra professione”.