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QS Edizioni - martedì 30 aprile 2024

Scienza e Farmaci

Glioblastoma. La proteina NKCC1 lo aiuta a diffondersi. Ma può essere fermata

immagine 5 maggio - Glioblastoma: uno dei tumori più aggressivi e più difficili da trattare, per via della facilità con cui si estende ai tessuti sani del cervello. Tutta colpa di una proteina. Più i tessuti ne sono ricchi, più il tumore è aggressivo. Ma la molecola sarebbe bloccata dal bumetanide, un diuretico già in commercio.
NKCC1 è una sigla che per molti è sconosciuta, ma che è il nome di una proteina che sembra essere centrale nella progressione del tumore al cervello più comune e più mortale, il glioblastoma. La molecola, capace di spostare agenti chimici da dentro a fuori alla cellula e viceversa, sembra infatti aiutare la diffusione del cancro. Ma i ricercatori della Johns Hopkins University che hanno fatto questo scoperta, pubblicata su PLoS Biology, credono che la medicina abbia già la soluzione: esiste un farmaco piuttosto economico – già approvato – che sembrerebbe essere efficace contro la proteina e dunque che potrebbe rallentare la patologia.
 
Il glioblastoma è una forma di tumore molto aggressiva,tanto che in media la prognosi prevede appena 15 mesi di vita dalla diagnosi: la neoplasia invade il tessuto sano molto in fretta, per questo la rimozione chirurgica è quasi impossibile e anche con chemioterapia e radiazioni l’esito è comunque infausto nella maggior parte dei casi. “Il più grande problema nella cura del cancro al cervello è che non riusciamo a controllare la migrazione cellulare”, ha spiegato Alfredo Quinones-Hinojosa, primo autore dello studio. “Se riuscissimo a fermare queste cellule prima che si spostino in altre parti del cervello, potremmo rendere i tumori maligni nel sistema nervoso più gestibili, migliorando sia l’aspettativa di vita che la sua qualità”.
Proprio questo principio si trovava alla base della ricerca condotta dalla Johns Hopkins su modello murino, con l’uso di cellule tumorali umane. I ricercatori hanno concentrato la loro attenzione appunto sulla proteina NKCC1, che trasporta sodio, potassio e ioni cloruro dentro o fuori dalle cellule e ne regola il volume: gli scienziati hanno infatti scoperto che più le cellule tumorali sono ricche di questa molecola, più si riescono ad allontanare dal punto in cui si sviluppa il tumore. Dunque più i tessuti sono ricchi della proteina, più il tumore diventa aggressivo. Apparentemente questa capacità è dovuta alla proprietà che la proteina conferisce alle cellule, di riuscire ad aggrapparsi più facilmente ad altre unità biologiche e di spingersi così in viaggio nel cervello. Per questo, maggiori sono le quantità di NKCC1, più velocemente il glioblastoma si diffondeva; mentre se la molecola risultava assente, le cellule tumorali rimanevano ancorate nello stesso luogo.
 
La buona notizia, dicono gli scienziati,è che esiste – ed è già in commercio – un farmaco capace proprio di bloccare questa proteina. Si tratta di un diuretico, il bumetanide, usato sia come antipertensivo che per ridurre la ritenzione idrica. Secondo il team, usando questo farmaco si può limitare la capacità del tumore di diffondersi, mantenendolo localizzato e dunque più facilmente rimovibile. “Ecco perché la nostra ricerca è una speranza”, ha concluso Quinones-Hinojosa. “Ci porta un passo più vicini alla cura del glioblastoma”.
 
Laura Berardi
5 maggio 2012
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