Novartis ha annunciato i risultati dell’analisi finale di sopravvivenza globale (OS) dello studio SOLAR-1, che ha valutato alpelisib in combinazione con fulvestrant, paragonato al solo fulvestrant, nelle pazienti con tumore del seno avanzato positivo per i recettori ormonali, negativo per il recettore 2 del fattore di crescita dell’epidermide umano (HR+/HER2-) con mutazione PIK3CA.
Alpelisib è l’unico trattamento approvato in Europa, Stati Uniti e in altri 15 Paesi specificatamente per questo tipo di neoplasia della mammella.
Le evidenze
Nello studio si è osservato un miglioramento clinicamente rilevante della sopravvivenza globale (OS) di 8 mesi nelle pazienti con la mutazione PIK3CA in trattamento con alpelisib e fulvestrant rispetto al solo fulvestrant (OS mediana 39,3 mesi vs. 31,4 mesi; one-sided p≤0,0161; HR=0,86; 95% CI: 0,64-1,15; p=0,15).
La differenza non ha raggiunto la soglia predefinita di rilevanza statistica stabilita per l’obiettivo secondario di OS nelle pazienti con tumore del seno con mutazione PIK3CA. Un miglioramento di OS oltre i 14 mesi è stato osservato nelle pazienti con metastasi polmonari o epatiche che rendono la malattia più aggressiva (OS mediana 37,2 mesi vs. 22,8 mesi; HR=0,68; 95% CI: 0,46-1,00).
L’efficacia di alpelisib
“Nel 2019, in Italia, sono stati stimati circa 53mila nuovi casi di tumore della mammella – afferma
Pierfranco Conte, Direttore Divisione di Oncologia Medica 2, Istituto Oncologico Veneto di Padova – Circa due terzi delle pazienti sono colpiti dalla forma HR+/HER2 negativa. PIK3CA è il gene mutato più comune nel carcinoma mammario, presente in circa il 40% delle pazienti con tumore mammario HR+/HER2 negativo. La proteina, codificata dal gene PIK3CA, è importante perché regola il metabolismo cellulare. Quando il gene PIK3CA è mutato produce una proteina anomala, che viene bloccata da alpelisib, terapia a bersaglio molecolare. Il farmaco interviene su questa via metabolica, contribuendo in maniera decisiva al controllo della crescita della malattia e riducendo le dimensioni complessive del tumore. Un’altra caratteristica della mutazione di PIK3CA è la sua alta stabilità, perché caratterizza tutta la storia della malattia”.
“La strategia terapeutica nei tumori mammari positivi per i recettori ormonali è costituita dall’ormonoterapia, utilizzata in diverse linee prima di arrivare alla chemioterapia, che è meno tollerata e non può essere somministrata per lunghi periodi – continua Conte – Alpelisib, come evidenziato dallo studio SOLAR-1, potenzia l’efficacia dell’ormonoterapia e permette di compiere un ulteriore passo in avanti verso la cronicizzazione della malattia. Nello studio Solar-1 il trattamento con alpelisib associato a fulvestrant ha dimostrato un beneficio aggiuntivo in sopravvivenza globale (OS) di 8 mesi, rispetto alla sola ormonoterapia. Questo recente dato, unito all’aumento statisticamente e clinicamente significativo della sopravvivenza libera da progressione, supporta ulteriormente l’efficacia di alpelisib in una popolazione di pazienti con prognosi particolarmente sfavorevole dovuta alla presenza della mutazione PIK3CA”.
“AIpelisib è stato approvato dall’Agenzia Europea del Farmaco lo scorso luglio – conclude Conte -. In oncologia, l’arrivo di una nuova terapia mirata richiede il ripensamento della strategia diagnostica e terapeutica. È, quindi, indispensabile che la mutazione del gene PIK3CA sia individuata con un test specifico, eseguito su tessuto tumorale oppure su sangue tramite biopsia liquida. E i laboratori di anatomia patologica devono attrezzarsi per individuare questa mutazione. È necessario che l’oncologo, prima di iniziare il trattamento, sappia se è presente la mutazione, per definire la strategia terapeutica e la scelta della corretta sequenza di terapie ormonali. Questa mutazione, inoltre, è presente anche negli altri tipi di tumore della mammella, triplo negativo e HER2 positivo, e in altre neoplasie come quella della testa-collo e dell’ovaio. Si apre quindi la strada al trattamento di molte patologie”.
Chemioterapia ritardata
I dati hanno inoltre mostrato che la necessità di chemioterapia è stata ritardata di 9 mesi nei pazienti che ricevevano alpelisib e fulvestrant rispetto a quelli trattati con il solo fulvestrant (23,3 mesi vs. 14,8 mesi; HR=0,72; 95% CI: 0,54-0,95). La qualità di vita (QOL) è stata mantenuta nei pazienti in trattamento con alpelisib associato a fulvestrant.
“Sono orgoglioso di questi dati, che dimostrano un beneficio clinicamente significativo, dando una prospettiva terapeutica al 40% delle pazienti con tumore del seno avanzato HR+/HER2- con mutazione PIK3CA, che si associa generalmente a una prognosi sfavorevole”, osserva
Luigi Boano, General Manager di Novartis Oncology Italia, “Novartis è impegnata nella ricerca e sviluppo di trattamenti oncologici innovativi e di farmaci target verso una specifica mutazione, anche nell’ambito del tumore al seno. Con alpelisib potremo offrire la prima e unica terapia specificamente approvata contro il tumore al seno avanzato con mutazione PIK3CA”.