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QS Edizioni - mercoledì 1 maggio 2024

Farmaci generici: cresce la produzione ma cala la redditività

16 novembre - Il 75% degli equivalenti consumati a livello globale è prodotto in Europa, dove Germania e Italia si confermano come i maggiori Paesi produttori di questi farmaci. Un settore, questo degli equivalenti dove le imprese generano un volume d’affari di 4,3 mld di euro (+ 8% medio annuo). Peccato presentino un indicatore EBITDA sui ricavi al 10.6% (inferiore ai livelli del 2014) che, se raffrontato a quello delle altre imprese farmaceutiche (+15,1%), indica con chiarezza quanto sia  complessa sfida della sostenibilità alla quale le imprese del settore sono chiamate.
 
È questa la fotografia del settore scattata dall’“Osservatorio su il sistema dei farmaci generici” frutto della collaborazione fra Nomisma ed Egualia – Industrie Farmaci Accessibili – finalizzata a fornire un inquadramento dettagliato e indipendente delle caratteristiche e delle dinamiche delle imprese dei farmaci generici in Italia.
 
Se lo stato di salute in generale dell’industria farmaceutica è più che buono - sono ottimi i valori di performance e si registra un aumento delle esportazioni (+179% in dieci anni) e dell’occupazione (+3,6% dal 2010 al 2020) con un settore secondo solo a quello dell’alimentare, al punto che l’Italia si posiziona quale primo paese UE per produzione - anche quello delle imprese associate ad Egualia non difetta e registra un impatto complessivo (effetto diretto, indiretto e indotto) pari a circa 8 miliardi di euro in valore produzione e oltre 39 mila occupati. Ma le criticità non mancano.
 
In termini di produzione le imprese di farmaci generici registrano sicuramente un trend in rialzo rispetto alle altre imprese farmaceutiche: dal 2014 al 2019 hanno conquistato un +147,9 rispetto al + 121,8 dei non generici. Ma sul fronte dell’indicatore EBITDA sui ricavi, il sistema fa fatica. Basta guardare ai numeri, sempre nell’arco temporale 2014 al 2019 le dinamiche hanno un andamento differente: nel 2019 la percentuale dei ricavi dei generici scende a 10,6% mentre quella dei non generici cresce a 15,1% allargando ulteriormente la forbice tra le imprese.
 
Eppure, come ha spiegato Lucio Poma, Chief economist di Nomisma e coordinatore scientifico dello studio le imprese di farmaci generici sono un atout fondamentale per il sostegno al Paese. “In sei anni (dal 2014 al 2019) – ha detto – c’è stata una crescita costante e continua degli occupati con un aumento di 2mila occupati. E per ogni mille euro di produzione in Italia, le imprese di farmaci generici attivano 1.900 euro di domanda aggiuntiva. Le 45 imprese considerate generano una domanda aggiuntiva di oltre 5 miliardi di euro ogni anno. Ogni occupato in Italia nelle imprese di farmaci generici genera 3 occupati aggiuntivi, generando un’occupazione aggiuntiva di 29.700 occupati”.
 
Ma le ombre non mancano perché, a conti fatti, gli scenari del mercato sono diventati sempre più foschi. Nel tempo la quota pubblica sulla farmaceutica territoriale si è ridotta ed è aumenta quella privata (dal 2011 al 2020 la prima si è ridotta del 7,6% la privata è aumentata del 12,8%). È anche cresciuta la disponibilità di farmaci ad un prezzo medio decrescente, a vantaggio dei cittadini. Ma l’incidenza dei generici è cresciuta più in volume che in valore. E su tutto incombe il rischio di una eccessiva riduzione della competizione nelle gare ospedaliere nel lungo periodo.
 
16 novembre 2021
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