toggle menu
QS Edizioni - giovedì 16 maggio 2024

Anche i farmaci non fanno più paura

22 settembre - Tra le tante cose che sono cambiate nel corso di dieci anni, nella cura della disfunzione erettile, una riguarda sicuramente i farmaci usati per trattarla: una volta che – grazie alla caduta del tabù e alle campagne informative – si è diffusa la consapevolezza che il problema può essere legato ad altre patologie, gli uomini sono stati più aperti ai farmaci impiegati per risolvere il problema.
 
“Sempre di più si è creata nella popolazione la consapevolezza della base organica del problema a cui dare, quindi, una risposta di merito farmacologica: se c'è un problema con base medica, la soluzione non può altro che essere medica”, ha spiegato Alessandra Graziottin, Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell'Ospedale San Raffaele-Resnati di Milano. “In coerenza con questa lettura i farmaci sono migliorativi nel 60% dei casi ed è coerente con il fatto che la percentuale degli uomini che non hanno mai utilizzato questi farmaci è più che dimezzata. Il ricorso ai farmaci è come mettere due diottrie agli occhiali, con la PDE5 un uomo torna a 'vederci' benissimo dal punto di vista sessuale e con il ricorso ai farmaci allontana il giudizio morale sulla sua presunta inadeguatezza”.
 
I farmaci non fanno più paura, dunque, e in Italia il mercato solo nel 2011 ha registrato la vendita di oltre 18 milioni di pillole, un dato in aumento anno dopo anno. Se dieci anni fa alcuni medici specialisti ancora credevano in un approccio più olistico con il ricorso a rimedi alternativi per la reversione dei problemi erettili (il 2,7% nel 2001, percentuale dimezzata all’1,1% nel 2012), oggi il 74,7% ha fiducia consolidata nei farmaci a disposizione per la DE e li prescrive come terapia primaria ai propri pazienti. Tutti gli inibitori della PDE5 presenti sul mercato sono potenzialmente idonei a curare i pazienti affetti da DE. Tuttavia esistono differenze tra i tre farmaci che possono influenzare il successo terapeutico, la soddisfazione percepita rispetto al farmaco sia da parte del paziente che da parte della coppia e, nel lungo termine, l'aderenza al trattamento e il recupero dei casi cronici.
Occorre pertanto individuare gli aspetti della storia clinica e relazionale del paziente per definirne le varie tipologie e poi collegare ciascun profilo alla terapia più idonea alle sue esigenze. “La personalizzazione della terapia permette di ottenere degli ottimi risultati in termini di miglioramento significativo della sessualità poichè non rispetta soltanto le necessità dell’uomo, ma anche quelle della sua partner”, ha commentato Aldo Franco De Rose, Specialista andrologo e urologo. Nell’ambito delle opzioni terapeutiche attualmente disponibili, c’è una significativa novità nel panorama farmacologico. “La terapia cronica giornaliera garantisce un effetto naturale e spontaneo: un’arma in più per non dover pianificare o cronometrare, poco romanticamente, i propri momenti d’intimità”, ha concluso il medico.
 
22 settembre 2012
© QS Edizioni - Riproduzione riservata