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QS Edizioni - venerdì 3 maggio 2024

Frattura collo del femore: intervento entro due giorni (media esiti Italia 40,16%)

2 ottobre - Le fratture del collo del femore sono eventi traumatici particolarmente frequenti nell’età anziana e tra le donne, in particolare quelle con grave osteoporosi, patologie internistiche e della coordinazione motoria. Le Linee guida internazionali concordano sul fatto che il trattamento migliore delle fratture del collo del femore sia l’intervento chirurgico per la riduzione della frattura e la sostituzione protesica, che innalzano le possibilità di ripresa del paziente e di ritorno a funzionamento dell’arto. Diversi studi hanno dimostrato che a lunghe attese per l’intervento corrisponde un aumento del rischio di mortalità e di disabilità del paziente, di conseguenza, le raccomandazioni generali sono che il paziente con frattura del collo del femore venga operato entro 24 ore dall’ingresso in ospedale. Il processo assistenziale in questo caso è fortemente influenzato dalla capacità organizzativa della struttura, che può determinare la puntualità dell’intervento o ritardi che possono anche variare fortemente.
L’esito osservato è l’intervento chirurgico entro 48 ore (differenza tra la data di intervento e la data del ricovero minore o uguale a 2 giorni) a seguito di frattura del collo del femore ed è attribuito alla struttura in cui è avvenuto il ricovero. (VEDI TABELLA)
 
L'analisi. I numeri ci descrivono una media nazionale ancora bassa: il 40,16 % dei ricoverati riesce infatti ad essere operato nei tempi previsti. Una  percentuale che tuttavia mostra un netto miglioramento considerando che nel 2011 solo il 33,11% dei pazienti andava sotto i ferri entro i due giorni dal ricovero. Certo il margine di miglioramento è ancora ampio considerando che il processo assistenziale in questo caso è fortemente influenzato dalla capacità organizzativa della struttura, la quale può incidere fortemente sulla puntualità dell’intervento o sui ritardi nel processo di cura: basterebbe, infatti, riorganizzare la sala operatoria rendendola sempre disponibile, o considerare questo intervento sugli anziani come un codice rosso.
Comunque, ancora una volta si conferma che abitare al Nord, al Centro o al Sud Italia può fare veramente la differenza: nelle regioni del Nord e nel Centro  più di otto pazienti su dieci entrano in camera operatoria nei tempi previsti. Un trattamento che non ricevono quelli del Sud: la possibilità di essere operati entro le 48 ore è residuale. Un esempio su tutti l’ospedale di Venafro (Is) in Molise e quello di Cesarano, strutture pugliese in provincia di Lecce: nessuno dei pazienti ricoverati conquista la camera operatoria nei tempi ottimali. Stesso destino per i pazienti di altre 3 strutture della Puglia (al presidio ospedalierio di Grottaglie, al Teresa Masselli di Foggia e nell'Ao Ospedali riuniti di Foggia) e ben 5 in Campania (a Loreto Mare di Napoli solo il 2,1% dei pazienti viene operato): meno di 4 pazienti su dieci varcano la soglia della camera operatoria entro due giorni.
Percentuali lontanissime dai comportamenti virtuosi raggiunti invece dall’Ospedale Sant'Eugenio di Roma, che conquista il podio delle migliori strutture a livello nazionale: ben il 94,2% dei pazienti sale sul lettino operatorio entro i due giorni dal ricovero. Ed anche quelle registrate in Lombardia nella Clinica Poliambulanza di Brescia (93,3%) o in Toscana all’Ospedale Versilia (89,7%) e all'Ospedale SS Giacomo e Cristoforo a massa (84,8%). Ma non mancano le eccellenze in Sicilia, - regione che per quanto riguarda questo indicatore ha compiuto un percorso virtuoso - nell'Aou G. Martino (Me) viee operato entro due giorni l'86,9% dei pazienti.
 
 
 
2 ottobre 2013
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