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QS Edizioni - sabato 27 aprile 2024

Studi e Analisi

Più laureati in medicina che in infermieristica. I perché del sorpasso e cosa si può fare

di Marcello Bozzi
immagine 29 luglio - Il sorpasso è avvenuto negli ultimi due anni e il capire il perché è importante per la ricerca di soluzioni concrete alla crescente carenza di infermieri. E il perché sta essenzialmente nell’invarianza delle organizzazioni rispetto alle evoluzioni formative, nelle contrattualizzazioni non adeguate; nelle poche possibilità di percorsi di carriera e ne fatto che i percorsi (clinici e organizzativi) verso la dirigenza trovano molti ostacoli nella loro attuazione. In sostanza la professione infermieristica non ha “appeal”

Fino ad oggi tante parole in merito alla “valorizzazione degli infermieri e delle professioni sanitarie e socio-sanitarie” e tante “pacche sulle spalle” … ma pochi fatti.  

La questione è complicata e complessa. In troppi hanno avuto paura di affrontare questioni e problemi che in tanti avevano posto nel corso degli anni, rimasti irrisolti, con la necessità di interventi forti, urgenti e “coraggiosi”.

La realtà è che il mercato del lavoro non riesce a reperire Infermieri … e anche i canali esteri fanno fatica a soddisfare le reali necessità.

Nella tabella e nel grafico seguenti si riporta la comparazione dei laureati in medicina e chirurgia  e in infermieristica dal 2011 al 2021.

Negli ultimi 2 anni si è registrato il “sorpasso” dei laureati in medicina rispetto ai laureati in infermieristica.

Tabella 1 e Figura 1

Verrebbe da pensare ad un pesante errore di programmazione … ma la realtà è diversa e la tabella seguente evidenzia che negli ultimi anni i posti a bando dei Corsi di laurea in Infermieristica è costantemente aumentato (e anche le stime di laureati rispetto ai posti a bando, prima del “sorpasso” erano corrette).

Il problema è che i posti a bando spesso non vengono ricoperti, pur in presenza di un numero di domande superiore ai posti disponibili, pertanto non è un problema  di mancanza di posti quanto un problema di “appeal” della professione infermieristica.

La tabella che segue consente sia la comparazione dei dati degli ultimi anni (posti a bando e domande), sia qualche riflessione sulla numerosità delle professioni sanitarie nel nostro Paese (sono troppe, con troppe sovrapposizioni, con l’assoluta necessità di ripensare il sistema formativo.

Tabella 2

Le motivazioni di uno scarso “appeal” della professione infermieristica possono essere ricercate:

  • nell’invarianza delle organizzazioni rispetto alle evoluzioni formative che hanno interessato gli infermieri (CL I e II livello, master, dottorati, etc.);
  • nelle contrattualizzazioni (stipendi non adeguati rispetto a ruolo e responsabilità, distanti dai livelli degli altri Paesi Europei);
  • nelle poche possibilità di percorsi di carriera (le specializzazioni sono previste ma non sviluppate e non contrattualizzate);
  • i percorsi (clinici e organizzativi) verso la dirigenza, pur previsti contrattualmente, trovano molti ostacoli nell’attuazione, vuoi per aspetti culturali (ignoranza – nel senso di mancate conoscenze) o per “azioni conservatrici” da parte di troppi rimasti ancorati al 1969! (pur in presenza di 20.000 Infermieri con percorso LM).

Ora si tratta di ragionare sule possibili soluzioni per la risoluzione rapida del problema, tenendo conto che:

  • al momento il numero dei Laureati compensa a stento il turnover pensionistico (tab 3 – fonte Min.Sal);
  • il numero degli infermieri in servizio, le cessazioni (pure) negli anni 2017/2019, e le classi di età del personale in servizio, evidenziano una ulteriore criticità nei prossimi 10 anni (tab. 4 – fonte Min Sal);
  • le carenze degli organici, da sempre denunciate, rimaste irrisolte;
  • non è dato a sapere se i 23.260 Infermieri previsti dal DL 34/2020 (COVID) 1 e 2 (10.500 Infermieri per l’implementazione strutturale di 3.500 pl di T.I., 3.168 Infermieri per la riqualificazione dii 4.225 pl di S.I., di cui il 50% strutturali, 9.600 Infermieri per l’attivazione dell’Infermiere di Comunità e Famiglia - 8 inf ogni 50.000 ab.) sono stati assunti per l’attivazione delle strutture e dei servizi sopra richiamati o per far fronte alle croniche carenze di personale;
  • Il PNRR (DM 77/2022) riguarda prevalentemente la riorganizzazione dei servizi territoriali e sarebbe opportuno, prima di definire cosa serve, verificare cosa già c’è e poi fare gli adeguamenti necessari (numerosità e tipologia di risorse).  In maniera “spannometrica”  (senza dati è difficile), escludendo l’IFC, richiamato al punto precedente, per il funzionamento di COT, CdC e H di Comunità è ragionevole ipotizzare la necessità di circa 25.000 Infermieri;

è necessario definire standard di riferimento (uniformi sul territorio nazionale, con il superamento dei “minutaggi”, a favore di una analisi della complessità assistenziale presente) per la determinazione delle reali necessità.

È il momento di rivedere le organizzazioni, gli staffing e gli skill-mix, valorizzando anche altre professioni (Operatori Socio Sanitari), tenuto conto anche delle evoluzioni formative che hanno interessato anche quella professione. 

Non è una soluzione alla mancanza degli Infermieri ma una risposta (tardiva) alle nuove esigenze della popolazione e alle nuove necessità di funzionamento delle strutture (pubbliche private convenzionate e private pure).

È l’occasione per il ripensamento del sistema, con il superamento delle perimetrazioni e degli steccati, favorendo l’integrazione e l’inter-professionalità (interdipendenza nel compito), nel rispetto dei ruoli e delle responsabilità di ciascuno.

Al riguardo può essere vista in maniera molto positiva la decisione della Regione Lombardia (delibera 6724 del 25 lug. 2022) che ha attivato il percorso di Formazione Complementare dell’OSS (previsto già dal 2003), con un parallelo percorso formativo di adeguamento dei saperi per gli infermieri, stante le conseguenti necessità di revisione delle organizzazioni e dei sistemi di cura e assistenza.

L’auspicio è che il progetto mantenga la caratteristica della “sperimentazione” e che nel frattempo i livelli ministeriali e della Conferenza Stato Regioni approvino un nuovo profilo professionale e un nuovo percorso formativo per l’OSS, in linea con le nuove esigenze.

Al riguardo colpisce che la Delibera di cui sopra, relativamente al Coordinatore del corso, specifichi come requisito curricolare richiesto “Professionista con diploma di laurea in professioni sanitarie o in area sociale o socio-psicopedagogico ed esperienza certificata della durata di almeno tre anni nella pratica professionale e didattica”.  Probabilmente si è trattato di un “refuso” in quanto, se la specificità è assistenziale, il requisito curricolare richiesto non può che essere la Laurea Magistrale nella Classe 1 – Infermieristico-ostetrica.  Diversamente sarebbe come prevedere un Chimico (con tutto il rispetto nei confronti di detta figura professionale)  alla Direzione di una Chirurgia Toracica!

Non si può perdere altro tempo ed è necessario dare risposte subito!

Marcello Bozzi
Segretario ANDPROSAN – Associata COSMED

29 luglio 2022
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