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QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Studi e Analisi

Dalla crisi climatica al rischio atomico, passando per il Covid: siamo davvero nell’era della “permacrisi”? Ne parliamo col presidente degli psicologi Lazzari

di Lorenzo Proia
immagine 8 marzo - “ll termine ‘permacrisi’ ha avuto successo perché si riferisce ad un sentire diffuso. Per molti il vissuto di minaccia è più presente e tangibile e crea malessere e disagio, o comunque lo alimenta. È evidente che serve una diversa attenzione a forme di malessere psicologico sempre più diffuse e che vanno affrontate in termini di prevenzione prima ancora che di cura. Forse mai l’umanità si è trovata di fronte a questo scenario e non si può far finta di nulla”.
Hans Henri P. Kluge, Direttore Oms Europa ha indicato a settembre come l’Europa sia entrata in una “crisi sanitaria permanente”. Gli ha fatto eco Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea a dicembre, indicando il nostro tempo come l’era della “permacrisi” (permacrisis), un termine in uso nel mondo anglosassone fin dagli anni Settanta che solo oggi sta davvero riscuotendo successo anche da noi.

Sullo sfondo di eventi sanitari, economici, climatici e geopolitici eclatanti l’incertezza è sovrana: dalla crisi finanziaria del 2008, ai movimenti giovanili di protesta del 2011 e 2019, dallo scontro fra Corea del Nord e Stati Uniti al cambiamento climatico, dalla pandemia alla guerra in Ucraina. Lagarde avvertiva lo scorso 8 dicembre: “Quando gli storici futuri guarderanno al nostro tempo, potrebbero ben dire che abbiamo vissuto un’era di ‘permacrisi’. Una serie di potenti shock - la pandemia, l’ingiustificabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia e la crisi energetica - hanno colpito l’economia globale in rapida successione. Questo contesto instabile pone notevoli rischi per la stabilità finanziaria in Europa. E questi rischi sono ulteriormente accresciuti dall’indebolimento delle prospettive economiche. Del resto, i libri di storia di oggi non sono ancora stati scritti, il prossimo capitolo sarà determinato dalle nostre azioni di oggi. E non ho dubbi che se tutte le parti lavorano insieme, possiamo affrontare le sfide che ci attendono”, facendo quindi leva sul concetto sempre più forte “di resilienza”.

Minacce di guerre nucleari, rialzi energetici, lockdown e segregazioni in casa, la paura di perdere i propri cari, e i tanti lutti per il Covid-19. Da una situazione che appare senza sbocco sembra sempre venirne un’altra. Le crisi si sovrappongono. Come incide tutto questo sulla salute mentale dei cittadini?

Lo abbiamo chiesto al professor David Lazzari, Presidente degli Psicologi, il quale era già intervenuto su questo argomento in merito alla proposta del programma nazionale per il benessere psicologico: “ll termine ‘permacrisi’ ha avuto successo perché si riferisce ad un sentire diffuso. In questi ultimi anni c’è stato infatti un sovrapporsi di circostanze particolari, che possiamo definire per molti versi eccezionali. Intanto abbiamo vissuto una condizione del tutto straordinaria, cioè la pandemia Covid-19, caratterizzata dalla novità, dal fatto di essere una condizione planetaria, dall’incertezza del suo andamento, dalle condizioni inedite che ci ha fatto vivere. Si è reso evidente che ciò che diamo per assodato e consolidato può venire meno improvvisamente. Ovviamente ci sono state tante emergenze in questi anni ma circoscritte geograficamente e di durata limitata”.

“In questo stesso periodo – prosegue - l’emergenza ambientale si è resa più evidente e tangibile: dallo sfondo sempre di più sta venendo alla ribalta, le crisi climatiche cominciano a colpirci direttamente e spesso duramente, mandano segnali sempre più pressanti e inquietanti. E anche quì si tratta di un dato che ha due aspetti contestuali: ci coinvolge in prima persona in modo più o meno diretto e coinvolge tutto il pianeta, una emergenza contemporaneamente locale e globale. Queste caratteristiche amplificano il senso della crisi perché non risulta un luogo sicuro nel quale rifugiarsi. In questo scenario un anno fa si è innescata la guerra, che ha tante caratteristiche per essere vista come particolarmente pericolosa anche se non è la prima sul suolo europeo dopo quella Mondiale. Una conflitto dove una delle due parti in causa ha evocato lo spettro nucleare, che è psicologicamente devastante ed evoca anche quì dimensioni catastrofiche e globali oltre che locali”.

“L’insieme di questi aspetti da a molti la sensazione di essere entrati una fase caratterizzata da emergenze globali che sfidano l’umanità, che forse richiedono consapevolezze e risposte nuove. La parola crisi evoca minacce ma anche opportunità. Per molti il vissuto di minaccia è più presente e tangibile e crea malessere e disagio, o comunque lo alimenta. È evidente – conclude Lazzari - che serve una diversa attenzione a forme di malessere psicologico sempre più diffuse e che vanno affrontate in termini di prevenzione prima ancora che di cura. E serve una politica in grado di confrontarsi con queste sfide globali e con i cambiamenti sociali che queste comportano. Forse mai l’umanità si è trovata di fronte a questo scenario e non si può far finta di nulla”.

Lorenzo Proia
8 marzo 2023
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