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QS Edizioni - lunedì 29 aprile 2024

Studi e Analisi

La carenza di personale riguarda tutta l’Europa: all’appello mancano 1,6 mln di operatori. Dagli stipendi al miglioramento delle condizioni di lavoro. Ecco cosa fare per invertire la rotta

di Franco Pesaresi
immagine 10 ottobre - L’attuale crisi del personale sanitario e assistenziale in Europa richiede politiche per rafforzare i sistemi sanitari nazionali rendendoli più resilienti alle crisi future e attrezzandoli per affrontare efficacemente le esigenze attuali e future della popolazione. Finanziare la forza lavoro esistente è uno dei migliori investimenti che si possano fare.

Il personale sanitario, in Europa, sta vivendo un momento paradossale. Negli ultimi dieci anni, il numero di operatori sanitari e sociosanitari che lavorano in Europa è aumentato. Il continente europeo è quello con la più alta densità di operatori sanitari fra tutti i continenti del mondo (37 medici e 80 infermieri per 10.000 abitanti nel 2020) e nessun paese europeo è definito dall’OMS (che ha un elenco su questo) come avente una carenza critica di operatori sanitari. Soprattutto i paesi dell’Europa occidentale hanno più operatori sanitari che mai. Negli ultimi dieci anni si è registrato un incremento della disponibilità dei medici del 13,5% e degli infermieri dell’8,2%.

In Italia, il personale in servizio nel Servizio sanitario nazionale, dopo una diminuzione registrata dal 2012 al 2017 ha ripreso a crescere costantemente dal 2018, anche se di poco in alcune annualità (Agenas, 2023).

Nonostante una disponibilità storicamente elevata di medici e infermieri e il loro aumento, in Europa rimane un grave deficit di operatori sanitari. Nel 2013, l’OMS ha stimato che la carenza complessiva di operatori sanitari era di 1,6 milioni in Europa, cifra che, secondo le stime dello studio, richiederebbe una crescita esponenziale media annua del 2% per compensare la tendenza. Dato che questo tasso di crescita non è stato ancora raggiunto nei 27 Stati membri dell’Unione Europea (UE), entro il 2030 mancheranno 4,1 milioni di professionisti (0,6 milioni di medici, 2,3 milioni di infermieri e 1,3 milioni di altri operatori sanitari) (Who, 2022a).

Questo deficit di operatori sanitari, presente in molti paesi europei, è il risultato della pandemia di COVID-19, delle discrepanze tra domanda e offerta di personale e della mancanza di pianificazione e previsione.

LE CAUSE DELLA CARENZA DI PERSONALE SANITARIO

Le conseguenze del Covid 19
La pandemia di COVID-19 ha imposto un prezzo elevato agli operatori sanitari in termini di mortalità e stress fisico e mentale. Gli operatori sanitari in tutta Europa si sentono sottovalutati, oberati di lavoro, stanchi e la loro disaffezione e mancanza di fiducia nei sistemi in cui lavorano sta progressivamente aumentando. Si sono verificati numerosi scioperi in tutti i paesi europei, dove gli operatori sanitari hanno chiesto migliori condizioni di lavoro, maggiore rispetto, apprezzamento e protezione.

Discrepanze tra domanda e offerta
Anche prima della pandemia di COVID-19, i paesi europei soffrivano di carenza di personale sanitario e sociosanitario perché la domanda di servizi sta aumentando molto più rapidamente della disponibilità di operatori sanitari. Questo aumento della domanda è dovuto al progressivo invecchiamento della popolazione, all’aumento delle malattie croniche e della multimorbilità e alle crescenti aspettative della popolazione nei confronti dei servizi sanitari.

Mancanza di pianificazione e previsione
Essere in grado di specificare di cosa hanno bisogno i sistemi sanitari in termini di personale sanitario e assistenziale è fondamentale e richiede:

  • raccolta, analisi e valutazione dei dati relativi al personale;
  • miglioramento delle previsioni degli scenari futuri per la sanità e l’assistenza;
  • saper collegare i dati ai modelli di assistenza e agli obiettivi di riforma;
  • saper scomporre i bisogni in termini di competenze, attività pratiche, distribuzione del personale e obiettivi.

L’Europa ha vissuto, nell’ultimo decennio, una crisi senza precedenti del personale sanitario e assistenziale culminata nella pandemia di COVID-19. Per questo motivo, l’Europa ha visto aumentare il tasso di abbandono tra gli operatori sanitari nello stesso momento in cui è aumentata la domanda di servizi sanitari. Purtroppo, c’è motivo di credere che questi i tassi di abbandono aumenteranno se non verranno affrontate le sfide che portano all’abbandono (Zapata et al., 2023).

PERCHE’ E’AUMENTATO IL TASSO DI ABBANDONO DEGLI OPERATORI SANITARI ED ASSISTENZIALI?

Sono quattro le possibili ragioni di abbandono tra gli operatori sanitari e assistenziali:

Il pensionamento;

La morte;

L’emigrazione in altro paese;

Le dimissioni.

Il pensionamento
Il primo motivo per cui il tasso di abbandono tra gli operatori sanitari è così elevato può essere attribuito al pensionamento. Il numero crescente di operatori sanitari in pensione, in particolare medici, costituisce un motivo di notevole preoccupazione. In Europa, il 30,1% dei medici ha più di 55 anni. Il Paese che in tutto il mondo ha il maggior numero di medici con più di 55 anni è l’Italia con quasi il 60% dei medici di età superiore ai 55 anni, seguita a ruota da Israele, Lettonia ed Estonia. In 13 dei 44 paesi europei che forniscono dati, almeno il 40% dei medici ha più di 55 anni e andrà in pensione entro i prossimi dieci anni (Cfr. Graf. 1). L’invecchiamento dei medici in servizio cresce costantemente; nel 2010 la media europea era del 26%; in dieci anni è cresciuto di 4 punti percentuali.

Se questa tendenza continuerà senza il necessario ricambio, nei prossimi dieci anni si verificherà una drastica riduzione di medici causata esclusivamente dal pensionamento.

Percentuale di medici con più di 55 anni (2020 o ultimo anno disponibile)

Fonte: Who (2022b).

La morte per COVID

La seconda ragione riguarda il bilancio delle vittime tra gli operatori sanitari durante la pandemia di COVID-19. Gli operatori sanitari presentavano un rischio più elevato dei ricoveri correlati al COVID-19 rispetto ai non operatori sanitari. Si stima che siano morti a causa del COVID-19 circa 49.374 operatori sanitari nella sola Europa, mentre solo nelle Americhe si registra una stima più elevata basata sulla popolazione, pari a 60.380. Ogni singola risorsa umana deceduta rappresenta una perdita inestimabile non solo a livello personale ma anche per il sistema sanitario e assistenziale. Inoltre, le assenze e i decessi durante la pandemia hanno creato lacune nelle rotazioni e nei turni, che a loro volta hanno creato ulteriore stress agli operatori sanitari ancora nel sistema, contribuendo così ad un circolo vizioso di stress, burnout, rassegnazione e potenzialmente anche malattia.

In Italia si sono registrati 379 medici e 90 infermieri morti per Covid-19.

L’emigrazione del personale sanitario

Una terza ragione di abbandono può essere attribuita all’emigrazione del personale sanitario. A causa dei punti precedenti, che hanno portato alla scarsità di operatori sanitari in alcuni paesi europei, sono seguite strategie di reclutamento molto aggressive da paesi europei ed extra-europei. Ad esempio, in Svizzera il personale medico formatosi all’estero è passato dal 25% a quasi il 40% fra il 2010 e il 2021. Allo stesso modo, nel Regno Unito, la percentuale di personale infermieristico straniero è aumentata da poco più del 10% a quasi il 20%.

Alcuni paesi hanno strategie di reclutamento attive per assumere professionisti dell’assistenza a lungo termine dall’Europa orientale e dai paesi candidati all’UE. Pertanto, i paesi della regione europea come Romania, Bulgaria e Polonia si trovano ad affrontare tassi di abbandono elevati a causa di questo tipo di migrazione in uscita.

Anche l’Italia soffre di questo problema non essendo attrattiva di personale proveniente da altri paesi e perdendo allo stesso tempo una quota significativa di proprio personale sanitario. Negli ultimi 20 anni tra medici e infermieri sono ‘fuggiti’ all’estero quasi in 180.000. I numeri, contenuti nel Database Ocse, non segnalano quanti poi siano tornati o quanti invece sono andati in pensione ma evidenziano in ogni caso come il fenomeno, soprattutto a partire dal 2009 con l’inizio del blocco del turnover e dei contratti, sia molto rilevante e abbia impattato sulla carenza di personale che oggi vive il Ssn. Negli ultimi tre anni disponibili – 2019, 2020 e 2021 - sono all’estero 15.109 infermieri (ma manca il dato della Germania dove, secondo altre stime, sono al lavoro circa 2.700 infermieri italiani) e 21.397 medici (Nisi, 2023).

Le dimissioni del personale sanitario

Il quarto motivo che contribuisce all’aumento del logoramento della situazione sono le dimissioni dovute alle cattive condizioni di lavoro e allo scarso equilibrio tra lavoro e vita privata. Le assenze del personale sanitario durante la pandemia sono salite alle stelle del 62% e la regione europea dell’OMS ha ricevuto segnalazioni secondo cui 9 infermieri su 10 hanno pensato di lasciare il lavoro. Le ragioni per abbandonare o per pensare di abbandonare la professione includono il disagio psicologico e i problemi di stress che determinano l’aumento dei tassi di burnout tra gli operatori sanitari. Lo stress psicologico, l’affaticamento, l’ansia e la depressione dovuti all’aumento del carico di lavoro, ai lunghi orari di lavoro, alla violenza sul posto di lavoro e alle inadeguate risorse lavorative sono correlati statisticamente ad una maggiore propensione al burnout e all’intenzione di abbandonare il lavoro (Zapata et al., 2023).

CHE COSA FARE PER IL PERSONALE SANITARIO?

La crisi del personale sanitario in Europa è causata principalmente da un crescente divario tra la disponibilità di operatori sanitari e l’aumento della domanda di servizi sanitari.

Parte di questo divario è dovuto al logoramento del personale dovuto agli alti tassi di burnout, e all’aumento dei tassi di intenzione di lasciare il lavoro che ha portato e potrebbe portare a una ulteriore significativa ondata di dimissioni tra gli operatori sanitari nei prossimi anni.

Se non vengono adottate misure immediate per mantenere il personale sanitario, il problema del logoramento potrebbe aggravarsi, minando il funzionamento dei sistemi sanitari. Allora, cosa si può fare? Stabilizzare e invertire il tasso di abbandono degli operatori sanitari attraverso strategie di fidelizzazione deve avere la massima priorità per i paesi europei. Questo è quanto suggerisce il rapporto dell’OMS del 2022 “Health and Care Workforce in Europe: Time to Act” che evidenzia dieci azioni concrete per rafforzare il personale sanitario in Europa.

Le principali di queste azioni che mirano a ridurre il logoramento e la stanchezza del personale sanitario, sono sintetizzate di seguito:

Migliorare le condizioni di lavoro.

Ciò include

  • la riduzione del carico di lavoro eccessivo a cui sono esposti molti operatori sanitari, soprattutto dopo la pandemia di COVID-19;
  • offrire modalità di lavoro più flessibili che portino a un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata (questo è un fattore essenziale per aumentare l’attrattiva della professione);
  • fornire attrezzature adeguate, infrastrutture e l'introduzione delle tecnologie sanitarie digitali per l’erogazione di servizi sanitari di qualità;
  • offrire sviluppo professionale continuo e opportunità di tutoraggio.

Offrire una giusta remunerazione.

L’adeguatezza degli stipendi è una precondizione per migliorare i tassi di permanenza e rendere la professione più attraente per i nuovi arrivati.

Proteggere dalla violenza.

La violenza contro gli operatori sanitari è aumentata durante la pandemia di COVID-19 e spesso provoca stress, problemi psichici e danni fisici, consolidando le intenzioni di andarsene. Dovrebbero essere attuate politiche e approvate leggi per proteggere gli operatori sanitari, e dovrebbero essere sviluppate strategie di comunicazione e campagne mediatiche per migliorare la consapevolezza pubblica e l’attenzione verso le professioni sanitarie. Inoltre, è necessario integrare la prevenzione della violenza nell’istruzione e nella formazione, così come il miglioramento dei sistemi di monitoraggio e segnalazione.

Prendersi cura degli operatori sanitari.

Sono necessarie politiche e interventi per fornire assistenza individuale e per proteggere la salute mentale e il benessere psico-fisico degli operatori sanitari (per combattere soprattutto lo stress, la depressione e il burnout).

Aumentare l'attenzione sulle aree interne, remote e scarsamente servite.

Trattenere gli operatori sanitari nelle aree interne e montane è incredibilmente impegnativo. Secondo le ultime linee guida dell’OMS sullo sviluppo del personale sanitario, l’attrazione, il reclutamento e il mantenimento dei lavoratori nelle aree interne richiedono un insieme di interventi coordinati su istruzione, regolamentazione, incentivi finanziari e interventi di sostegno.

Migliorare la disponibilità di dati sul personale sanitario.

I dati sull’abbandono degli operatori sanitari sono scarsi. Occorre rafforzare i sistemi informativi sanitari che includono meccanismi per registrare il logoramento del personale sanitario attraverso dati di tipo quantitativo e qualitativo altrimenti non è possibile capire perché se ne vanno e predisporre poi i provvedimenti conseguenti per contrastare l’abbandono.

Cambiare le strategie di occupazione e reclutamento.

Sono necessarie una migliore pianificazione e previsione del personale sanitario per affrontare l’ondata di pensionamento degli operatori sanitari in Europa e pianificare un aumento delle assunzioni. Le soluzioni a breve termine potrebbero includere l’introduzione di politiche adeguatamente incentivate per indurre gli operatori sanitari a prolungare volontariamente il lavoro oltre l’età pensionabile (Who, 2022a).

INVESTIRE SUL LAVORO SANITARIO È LA PRIORITÀ

L’attuale crisi del personale sanitario e assistenziale in Europa richiede politiche per rafforzare i sistemi sanitari nazionali rendendoli più resilienti alle crisi future e attrezzandoli per affrontare efficacemente le esigenze attuali e future della popolazione.

Finanziare la forza lavoro esistente è uno dei migliori investimenti che si possano fare. Se gli operatori sanitari non ricevono supporto, sono stanchi e stressati, oberati di lavoro, si sentono sottovalutati, non saranno in grado di operare in modo ottimale e potrebbero abbandonare completamente il lavoro. Questo sarebbe un grande fallimento.

Sono necessarie azioni politiche immediate e prioritarie per migliorare le condizioni di lavoro degli operatori sanitari al fine di fermare il logoramento e l’intenzione di abbandonare il lavoro insieme a politiche di sviluppo quantitativo del personale sanitario.

Tutto quanto affermato vale ancor di più per l’Italia che in assoluto rischia più di tutti gli altri paesi dato che ha il personale medico più anziano del mondo e stenta a reperire già da qualche anno il personale infermieristico necessario.

Franco Pesaresi
Asiquas, Direttore ASP Ambito 9 Jesi

Bibliografia

Agenas, Il personale del Servizio sanitario nazionale, marzo 2023: https://www.agenas.gov.it/comunicazione/primo-piano/2235-il-personale-del-servizio-sanitario-nazionale-approfondimento-marzo-2023

Nisi G., La “grande fuga” di medici e infermieri dall’Italia. Tra il 2000 e il 2022 hanno scelto di lavorare all’estero quasi 180mila professionisti, Quotidiano Sanità, 7/3/2023: https://www.quotidianosanita.it/studi-e-analisi/articolo.php?articolo_id=111740

WHO. Health and Care Workforce in Europe: Time to Act. Copenahgen: World Health Organization. Regional Office for Europe, 2022a: https://www.who.int/europe/publications/i/item/9789289058339

WHO. National Health Workforce Accounts data portal [online database]. Geneva: World Health Organization, 2022b : https://apps.who.int/nhwaportal/

Zapata T., Azzopardi Muscat N., Falkenbach M., Wismar M., From great attrition to great attraction: countering the great resignation of health and care workers, Eurohealth — Vol.29 | No.1 | 2023.

10 ottobre 2023
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