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QS Edizioni - venerdì 1 novembre 2024

Studi e Analisi

Lo psicologo nell’assistenza primaria: verso una prospettiva di cura integrata per la salute delle persone, delle famiglie e della comunità

di Paride Braibanti
immagine 24 novembre - Lo psicologo nelle cure primarie può dunque rappresentare un punto chiave nel raccordo tra le persone, il servizio sanitario e le risorse di salute e inclusione nella comunità, assicurando piena attenzione e ascolto ai bisogni psicologici a livello individuale e di gruppo con quella vicinanza e diretta accessibilità che lo possono rendere a tutti gli effetti, in una accezione moderna e sistemicamente integrata, uno “psicologo di famiglia e di comunità.

L’istituzione del servizio di psicologia di assistenza primaria nell'ambito del servizio sanitario nazionale, attualmente in discussione in commissione parlamentare alla Camera dei deputati, accoglie le sollecitazioni delle comunità professionali e presta una puntuale attenzione ai bisogni diffusi, ma finora non pienamente attesi, di una maggiore ed estesa assicurazione alla popolazione di una assistenza psicologica moderna, tempestiva e integrata con il Servizio Sanitario Nazionale.

I compiti della psicologia nell’assistenza primaria: le basi culturali e scientifiche della professionalità psicologica in un sistema integrato di cure primarie

È evidente che tale indicazione va collocata entro l’impostazione generale dell’assistenza primaria come prima porta d’accesso ad un servizio sanitario e come sistema di erogazione di servizi universalmente accessibili, integrati, centrati sulla persona in risposta alla maggioranza dei problemi di salute del singolo e della comunità nel contesto di vita (Decreto Ministero della Salute 23 maggio 2022, n. 77). Sul piano internazionale ha preso progressivamente corpo una Primary Care Psycology come applicazione di conoscenze e principi psicologici ai comuni problemi di salute fisica e mentale vissuti dai pazienti e dalle famiglie nel corso della vita e presentati nelle cure primarie.

In linea con questa impostazione e nel solco della moderna Health Psychology, si potrebbe così sintetizzare il contributo della Psicologia all’assistenza primaria:

Assicurare la presenza della psicologia nei luoghi e nelle funzioni della sanità territoriale come risorsa scientifica e professionale per la presa in cura delle persone, e per il funzionamento dei servizi, delle unità di offerta, il supporto e la consulenza all’organizzazione e al personale sanitario;

Essere punto di riferimento per un appropriato supporto psicologico nelle vicende di salute fisica e psicologica delle persone, delle famiglie e delle comunità, a partire dalle condizioni di malattia e cronicità, assicurando un’attenzione integrata e tempestiva alla promozione della salute e del benessere psicologico individuale e collettivo;

In questa direzione, si declinano con maggior chiarezza competenze in Psicologia delle cure primarie, trasversali ai diversi modelli di intervento, che includono capacità e skills nel campo della prevenzione, dell’educazione, della consulenza, dell’organizzazione e del lavoro di comunità, oltre all’intera gamma delle competenze cliniche. L’adozione di questa prospettiva più ampia richiede la piena integrazione dello psicologo come partner a pieno titolo nei team e nei processi dell’assistenza primaria.

Dall’approccio integrato alla cronicità, per un nuovo paradigma di intervento integrato per la cura e la promozione della salute nell’assistenza primaria

Il modello di collaborazione si è innanzitutto sviluppato nella cura dei pazienti con patologie croniche che, fortemente sostenuto a livello internazionale, ha avuto ampia accoglienza anche in Italia nel Piano Nazionale Cronicità (2016). In questo contesto è ampiamente riconosciuta la necessità di un approccio integrato, multiprofessionale, che sappia includere una attenzione ai fattori psicologici.

Questi aspetti sono specificati sia in termini sistemici generali, comprese le aree dell’organizzazione dei servizi territoriali e dell’integrazione sociosaniataria, sia nella definizione di obiettivi e linee di intervento specifiche per le diverse tipologie di cronicità. In tal modo si costruisce un panorama che, dal contesto della malattia cronica, aspira a divenire paradigmatico per i vari contesti di cura e di gestione della malattia, in cui professionisti e teams multiprofessionali si impegnano in un “macroprocesso” caratterizzato da stratificazione e targeting della popolazione, promozione della salute e prevenzione, presa in carico ed erogazione di interventi personalizzati per la gestione del paziente attraverso il piano di cura, valutazione della qualità delle cure. Qui il contributo degli psicologi nei teams multiprofessionali può essere classificato in cinque aree generali che comprendono: il ruolo tradizionale dello psicologo clinico e comportamentale adattato in modo flessibile al contesto delle cure primarie; lo sviluppo, il funzionamento e l’applicazione di programmi di screening, valutazione, monitoraggio e supporto all’autogestione dei pazienti; lo sviluppo e il funzionamento di programmi mirati a gruppi specifici di pazienti; la consultazione clinica con il personale sanitario e sociale; l’adozione di un approccio sistemico ai processi psicologici coinvolti nell’organizzazione e nel funzionamento del sistema di cure. Queste competenze si inscrivono entro una prospettiva di Relationship-Centered Care, che mantiene al centro di un’assistenza sanitaria umana ed efficace le relazioni tra i pazienti, le loro famiglie, i professionisti, i membri del team e gli operatori del sistema sanitario, la comunità e le relazioni interumane impegnate nella cura che la caratterizzano.

Una diversa concezione dell’organizzazione

Necessariamente anche la Psicologia nell’assistenza primaria dovrà quindi collocarsi in un panorama organizzativo oggetto di una profonda trasformazione, da una centralità dei «contenitori verticali» delle prestazioni (reparti, divisioni, servizi, ecc.) ad una fisionomia orizzontale e multiprofessionale con al centro i bisogni di salute delle persone, nel loro concreto insediamento sociale e comunitario e nel loro progetto di vita, in una life long perspective. L’inclusione dello psicologo nelle cure primarie, coerentemente con questa nuova visione dell’organizzazione sanitaria e sociosanitaria, dovrà avvenire con una presenza autonoma, dotata di autonoma responsabilità funzionale, entro i costituendi Dipartimenti delle cure primarie, con i MMG, i pediatri di libera scelta, gli infermieri di comunità, gli assistenti sociali, con una collocazione funzionale e organizzativa nei distretti, nelle case della comunità, negli ambulatori del medico di Medicina Generale e Pediatria e nelle AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali).

La salute psicologica nel contesto dell’assistenza primaria

La salute psicologica è una componente essenziale della salute generale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (2008) richiama l’attenzione sul fatto che molte persone soffrono di problemi di salute sia fisica che psicologica e i servizi di assistenza primaria integrati aiutano a garantire che le persone siano trattate in modo olistico, soddisfacendo i bisogni di salute psicologica delle persone con disturbi fisici, così come i bisogni di salute fisica delle persone con disturbi psicologici. Quando la salute psicologica è integrata nelle cure primarie, le persone possono accedere a servizi più vicini ai propri contesti di vita e alle attività quotidiane e riducendo al minimo lo stigma e la discriminazione. I servizi di assistenza sanitaria di base facilitano anche la sensibilizzazione della comunità e la promozione della salute mentale, nonché il monitoraggio e la gestione a lungo termine delle persone colpite. La considerazione che il disagio psicologico è largamente presente nelle richieste di assistenza al Medico di Medicina Generale ha dato origine anche nel nostro Paese a diverse esperienze e sperimentazioni di una presenza di uno “psicologo di base” presso gli ambulatori del medico di famiglia, con vari modelli di «compresenza», di «consultazione» e di «collaborazione» multiprofessionale. Pur non rappresentano modelli immediatamente trasferibile nella riformulazione del sistema della sanità territoriale, tali esperienze possono tuttavia essere ricche di indicazioni metodologiche che dovranno essere situate nel nuovo contesto organizzativo. Anche per questa ragione, lo psicologo delle cure primarie, pure in questa funzione legata alla «salute psicologica», dovrà costruire una propria autonomia e non pensarsi come agente di una semplice «ambulatorializzazione decentrata» dei DSM. Pur mantenendo uno stretto contatto e coordinamento con i Dipartimenti e i Servizi specialistici di secondo livello (compresi i DSM), dovrà invece soprattutto sintonizzarsi con le modalità organizzative di tipo orizzontale e con la complessità dei compiti a cui si faceva riferimento più sopra.

Uno psicologo di famiglia e di comunità

Lo psicologo nelle cure primarie può dunque rappresentare un punto chiave nel raccordo tra le persone, il servizio sanitario e le risorse di salute e inclusione nella comunità, assicurando piena attenzione e ascolto ai bisogni psicologici a livello individuale e di gruppo con quella vicinanza e diretta accessibilità che lo possono rendere a tutti gli effetti, in una accezione moderna e sistemicamente integrata, uno “psicologo di famiglia e di comunità”. Potrà così diventare punto di riferimento per un appropriato supporto psicologico all’interno delle vicende di salute e malattia che implichino, ad esempio, il miglioramento dell’aderenza alla cura e alle prescrizioni mediche, la possibilità di attivare forme di supporto sociale, sostegno psicologico nel decorso delle malattie croniche e al caregiving, sostegno delle capacità di coping nella malattia grave, integrazione con le cure domiciliari con il sostegno psicologico ai familiari. Ma in una prospettiva più ampia, il ruolo dello psicologo muove nella direzione di promuovere un confronto con il senso della salute e il suo significato nella costruzione della biografia di ogni soggetto in cura che riguardi non solo la malattia, ma anche la necessità di far fronte ad eventi critici della vita nel corso dello sviluppo proprio e della propria famiglia, per la tutela e la promozione del diritto alla salute psicologica, individuale e collettiva, nell’intero ciclo di vita.

Paride Braibanti
Docente di Psicologia della Salute, Università degli studi di Bergamo. Già presidente della Società Italia di Psicologia della Salute.

24 novembre 2023
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