Manca ancora un mese alla fine dell’anno, eppure il 2016 sarà ricordato come il più letale di sempre. Almeno 4.690, tra uomini, donne e bambini, hanno perso la vita nel tentativo disperato di attraversare il mediterraneo, con la speranza di poter trovare un’esistenza più dignitosa, lontano dal proprio paese di origine. Il 16% degli arrivi via mare in Italia sono bambini: nell’88% si tratta di minori non accompagnati.
Molte donne soccorse sono incinte è il bambino che portano in grembo è frutto di violenze.
A tracciare il tragico bilancio è Medici Senza Frontiere. Rispetto all’anno scorso i morti sono mille in più: circa una persona su 41 ha perso la vita nella traversata. E’ capitato che una sola nave, in un unico giorno, dovesse rispondere a più di 10 chiamate di soccorso.
Di fronte a questa enorme sofferenza e perdita di vite umane - ha commentato
Stefano Argenziano, coordinatore dei progetti MSF per la migrazione, la risposta dell’Europa è ancora trincerata dietro a politiche restrittive e guerra ai trafficanti. Ma è una guerra che sta perdendo e i cui costi vengono pagati dalle migliaia di persone che muoiono nella traversata. Servono vie legali e sicure per porre fine a questa assurdità e riportare nel nostro mare un po’ di umanità.”
Ma a peggiorare questa situazione già drammatica c’è un altro aspetto allarmante: le grandi barche di legno del 2014 e 2015 sono state sostituite da gommoni economici e “mono-uso”. “Probabilmente - ha spiegato Medici Senza Frontiere nel suo bilancio - gli scafisti sapendo di poter essere facilmente intercettati non vogliono più rischiare imbarcazioni troppo costose”.
Nel mirino ci sono anche i trafficanti, accusati di essere sempre più spietati: le persone soccorse raccontano di essere state tenute in grotte, fossi o buche nel terreno per giorni o settimane prima di essere spinte a forza in mare su un barcone. “Abbiamo sentito di esecuzioni, abusi terribili, violenze sessuali, torture. Rispetto all’anno scorso - hanno aggiunto le equipe di Medici Senza Frontiere - abbiamo visto meno persone con giubbotti di salvataggio, cibo, acqua e provviste per il viaggio o con carburante sufficiente”. Le donne rischiano di essere violentate, ma ne sono consapevoli già prima di partire, tanto che molte di loro ricorrono a forme di contraccezione a lungo termine prima di mettersi in viaggio per essere sicure di non rimanere incinte.
Anche gli uomini hanno storie terribili: alcuni scappano da una guerra alla quale non vogliono partecipare, altri da torture o da discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale. “L’Europa – ha sottolineato Medici Senza Frontiere - non è la prima destinazione per rifugiati e migranti di tutto il mondo, ha ricevuto solo una piccola percentuale dei rifugiati globali ma continua a cercare soluzioni creative per tenere queste persone lontane invece che prendersene cura”.
Per chi, come i volontari di Medici Senza Frontiere trascorre molte ore in mare, è convito che intercettare i barconi che lasciano la Libia non è una soluzione, perché impedire alle persone di lasciare il paese è una condanna a ulteriori maltrattamenti e abusi da parte dei trafficanti.
In questo report pieno di numeri agghiaccianti ne esiste almeno uno che, anche solo per un attimo, riesce a strappare un sorriso, facendoci allontanare da queste atrocità: nel 2016 sono nati 4 bambini sulle navi di Medici Senza Frontiere.
Grazie al tempestivo intervento di personale esperto sono riusciti a sopravvivere. Hanno potuto cominciare direttamente da quella nuova vita che i loro genitori avevano programmato a costo di rimanere intrappolati nelle acque del Mediterraneo.