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QS Edizioni - domenica 19 maggio 2024

Studi e Analisi

L'effetto dei trasferimenti sociali (pensioni escluse) sulla riduzione della povertà. Analisi Eurostat

immagine 13 novembre - Per celebrare l’anno del Pilastro europeo dei diritti sociali, Eurostat analizza uno degli indicatori chiave per la protezione sociale e l'inclusione: l'incidenza con la quale i trasferimenti sociali riducono il numero di persone a rischio di povertà. E l’Italia è tra i fanalini di coda (terzultima con una riduzione del 19,4%) dei paesi della Ue 28. IL PILASTRO EUROPEO DEI DIRITTI SOCIALI,
È passato un anno da quando che i leader europei hanno proclamato il Pilastro europeo dei diritti sociali , che si concentra sulle pari opportunità e sull'accesso al mercato del lavoro; condizioni di lavoro eque;  protezione sociale e inclusione. 

E l’Italia è tra i fanalini di coda (terzultima con una riduzione del 19,4%) dei paesi della Ue 28 che sono riusciti a ridurre il numero di persone a rischio di povertà grazie ai trasferimenti sociali.

Per celebrare l’anno del Pilastro europeo dei diritti sociali, Eurostat analizza uno degli indicatori chiave per la protezione sociale e l'inclusione: la misura in cui i trasferimenti sociali (le pensioni di vecchiaia e superstiti che però non sono state considerate nel calcolo Eurostat; l’indennità di disoccupazione; i benefici per la famiglia; i benefici per malattia e invalidità; i benefici relativi all'istruzione; l’indennità di alloggio; l’assistenza sociale; altri benefici) riducono il numero di persone a rischio di povertà.

Il tasso di rischio di povertà è la quota di persone con un reddito disponibile equivalente (dopo il trasferimento sociale) al di sotto della soglia di rischio di povertà, che è fissata al 60% del reddito disponibile equivalente mediano nazionale dopo il reddito sociale trasferimenti. Questo indicatore, spiega Eurostat, non misura ricchezza o povertà, ma reddito basso rispetto ad altri residenti in quel paese, il che non implica necessariamente un basso tenore di vita.

Si stima che nel 2017 i trasferimenti sociali abbiano comportato una riduzione di quasi un terzo (32,4%) del numero di persone classificate come " a rischio di povertà " all'interno dell'Unione europea. A parte il 2013, questa cifra è diminuita in ogni anno dal 2010, quando era del 36,8%. Le pensioni non sono considerate come trasferimenti sociali in questi calcoli.
 

 
E ci sono 16 nazioni che hanno fatto meglio della media Ue, ma 12 che hanno fatto peggio.

La misura in cui i trasferimenti sociali riducono il numero di persone a rischio di povertà varia tra gli Stati membri dell'Ue. Nel 2017 c'erano due Stati membri in cui il numero di persone a rischio di povertà era più che dimezzato grazie ai trasferimenti sociali: Finlandia (riduzione del 57%) e Danimarca (51%) (il dato dell’Irlanda – 52,2% è riferito al 2016). In nove Stati membri la riduzione è stata inferiore al 25% e di queste le riduzioni minori si sono registrate in Grecia (16%) e Romania (17%).


 

In realtà nell’ultimo anno sono solo quattro (Finlandia, Polonia, Cipro e Grecia) ad aver migliorato la percentuale di miglioramento del tasso di povertà da parte dei trasferimenti sociali. Tutte le altre sono andate peggio con punte che sfiorano il -15% in Lussemburgo e sono comunque superiori al 10% in Ungheria, Pesi Bassi, Slovacchia e Lituania.

In Italia la riduzione è stata abbastanza contenuta (-1,7%) anche se tuttavia il paese non si è mai discostato negli anni da una percentuale compresa tra il 21,7 e il 19,4%, il valore peggiore registrato proprio nel 2017.

 
   
 
13 novembre 2018
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