toggle menu
QS Edizioni - giovedì 2 maggio 2024

Studi e Analisi

Fumare in coda al supermercato o in farmacia andrebbe vietato? Iss conferma potenziale pericolosità ma non si sbilancia: “Valuteremo”

di Ester Maragò
immagine 30 aprile - La questione è stata posta oggi in conferenza stampa all'Iss da Quotidiano Sanità come esempio pratico di comportamenti potenzialmente a rischio ma sui quali non c'è una coscienza comune diffusa: "E' la prima volta che ci viene posta la questione, ci ha risposto il presidente dell'Iss Brusaferro, valuteremo". Al di là di questo l'aggiornamento settimanale del trend epidemiologico mostra una flessione ulteriore nell'incremento dei decessi ma non dei nuovi casi che rispetto alla settimana scorsa presentano un tasso di incremento maggiore del 37%. 
“ll concetto di ‘liberi tutti’ può essere pericoloso, soprattutto nel momento in cui ognuno pensa che l’epidemia sia finita. L’epidemia non è finita e questo deve essere un messaggio importante che deve passare. Il virus ancora circola e oltretutto siamo in un momento in cui non c’è una grande mobilità”.
È un monito a non abbassare la guardia quello che il presidente dell’Iss Sivio Brusaferro ha lanciato nel corso dell’appuntamento settimanale all’Iss per fotografare lo stato dell’arte della pandemia da Sars-COV-2: “Le misure messe in atto sono state proposte come elemento per garantire che, con le riaperture, si possa mantenere l’R0 sotto l’1. E l’auspicio è che tutte le Regioni si posizionino sotto questo livello, perché il rischio che il contagio riprenda è sempre molto alto. Per questo abbiamo dato la raccomandazione della mascherina comunitaria in tutte le condizioni, in un luogo pubblico confinato o anche all’aperto dove non sia possibile il distanziamento sociale, penso ad esempio ai trasporti, quando si sale, e dove il distanziamento è difficilmente raggiungibile”.



Un guai a mollare la presa ancora di più incisivo proprio oggi che i dati mostrano un buon andamento. “La curva dell’epidemia di Covid-19 continua sostanzialmente a decrescere – ha spiegato Brusaferro – sia per quanto riguarda il numero di sintomatici sia dei casi, una decrescita che si evidenzia in tutte le Regioni. Il dato significativo è infatti che l’Rt è sotto l’1, anche considerando il range con le ipotesi più pessimistiche. Questo è un dato molto positivo ed è la conseguenza delle misure che sono state adottate e dell’adesione dei cittadini a queste misure. La prossima settimana – ha aggiunto – arricchiremo questi dati con altri indicatori per fare in modo che tutto il Paese nelle sue articolazioni anche regionali abbia una consapevolezza di come si sta evolvendo l’epidemia da un punto di vista tecnico scientifico”.

Anche il numero delle Zone rosse si è ridotto: 24 comuni sono tornati alla “normalità”, se così si può dire. “Abbiamo 74 comuni in 7 Regioni” ha affermato e molti si stanno avviando verso fase di chiusura del blocco. “L’istituzione delle zone rosse – ha poi voluto sottolineare il Presidente dell'Iss – è una misura importante che testimonia la capacità delle Regioni di individuare i focolai e intervenire in maniera chirurgica per limitarne la diffusione”.

Dall’Iss è arrivato anche un primo anticipo sullo stato degli immigrati. Le prime stime parlano di 6.395 casi di persone positive di nazionalità straniera. La maggior parte arrivano da paesi Ue. “La curva dei contagi – ha chiarito – è molto simile alla nostra con una differenza delle tempistiche, quella degli stranieri è però partita con due settimane di ritardo, forse a causa di un possibile ritardo nell’accesso per alcuni tipi di popolazione”.
 
Il numero di decessi continua invece ad essere significativo, ammette Brusaferro. E la letalità si attesta al 12%. E non ci sono cambiamenti su questo fronte rispetto a quello che si è evidenziato dall’inizio dell’epidemia: il dato di mortalità riguarda sempre le età elevate e con tre o più co-morbilità (il 63%). Gran parte delle persone muore  anche perché hanno delle co-morbosità, ha aggiunto Brusaferro
 
Questo lo stato dell’arte, al 30 aprile. Ma l’Iss guarda al futuro Per questo è stato elaborato un documento per la Fase due. Una road map  su come far evolvere il sistema una volta che la curva scenderà sempre più verso il basso.
Realizzato con Iss, Inail,  Fondazione Bruno Kessler e ministero della Salute ha come obiettivo quello di mettere a disposizione del decisore politico, sulla base dei dati disponibili, informazioni utili sugli scenari di evoluzione dell’epidemia in Italia al fine di individuare le riaperture. Altra finalità è anche quella di analizzare il peso delle diverse variabili nel determinare la circolazione del virus nella popolazione, in particolare delle attività produttive e dei contatti sociali.
 
“Nasce come studio nazionale che dovrà essere poi essere articolato su base regionale e focalizzato sulla riapertura – ha aggiunto – Brusaferro – e i modelli dovranno quindi essere aggiornati periodicamente e tarati sulle realtà regionali”.
 
Comunque per quanto riguarda la fase 2, Brusaferro raccomanda una sperimentazione delle misure per un arco di tempo di almeno 14 giorni. Tutte le attività in smart working e/o lavoro agile dovrebbero essere mantenute, come anche le scelte sulle attività̀ scolastiche. E ancora, dovrebbero essere interdette tutte attività di aggregazione, mentre va fatta attività fisica ma da soli o in famiglia, includendo bambini ed anziani  e sempre mantenendo il distanziamento sociale ed evitando aggregazione. “Tutte le misure – ha evidenziato – possono essere adottate solo in presenza di sistemi di monitoraggio della circolazione dell’infezione e sorveglianza attiva”.
 
In ogni caso, ha aggiunto il Presidente, per mantenere il valore di Rt inferiore a 1 vanno rispettate tutte le raccomandazioni sul sisteme di trasporto e nei luoghi di lavoro. Oltre, naturalmente, all’uso delle mascherine per comunità in tutti i luoghi pubblici confinati o a rischio di aggregazione da parte di tutta la popolazione, e al mantenimento del distanziamento sociale e dell’igiene frequente delle mani.
“I tecnici sono chiamati a servire la propria comunità con dati e modelli affidabili al Paese spettano le scelte” è stata la sua chiosa finale.
 
Tante le domande rivolte agli esperti nel corso dell'incontro con la stampa. Tra le molte, quella sulla possibilità di avere una patente di immunità. Tutto è ancora da vedere. Al momento, ha spiegato Gianni Rezza, non siamo ancora sicuri che la presenza di anticorpi dia protezione contro il Covid 19 e che la protezione sia a lungo termine. In ogni modo bisognerà considerare l’affidabilità dei test che devono essere sierologici e sensibili per confermarne la presenza anticorpale. Comunque, ha ricordato Rezza,  il 10% delle trasmissioni “si stima arrivi da persone asintomatiche. E questo va a favore dell'uso dei test sierologici”.

Quanto all’immunità di gregge, Brusaferro ha spiegato che si può immaginare per alcune comunità con più del 70% della popolazione colpita, ma “sotto il 60% non c'è immunità di gregge e in Italia siamo molto lontani da questa soglia”.

Infine una l’abbiamo proposta noi di Quotidiano Sanità, una domanda che partiva dalla considerazione che non è così infrequente vedere persone che fumano mentre fanno la fila fuori dai supermercati e farmacie. Persone che magari possono avere un colpo di tosse in grado di  imprimere un’espansione maggiore alle droplets, colpendo chi è nelle vicinanze.
 
Alla domanda se il fumo espottarato che si spande sia potenzialmente rischioso, e se c’è quindi la possibilità di proporre al Governo un divieto di fumare all’aperto quando si è presenza di alto numero di persone, Brusaferro ha risposto che sono state raccomandate le mascherine di comunità soprattutto in in quei contesti dove potrebbe essere difficile mantenere sempre il distanziamento, e ha aggiunto: “Premesso che fumare fa male, chi lo fa farebbe è bene distanziarsi soprattutto se si ha la tosse: è una forma di rispetto”.
 
Sicuramente in questi casi c’è un rischio potenziale di maggiore espansione delle droplets, ma al momento, ha spiegato, non ci sono dati che possano valutare l’efficacia di una possibile trasmissione. Quanto all’ipotesi di proporre un divieto di fumo quando si è in prossimità di altre persone? “Non abbiamo preso in considerazione questa possibilità, è la prima volta che ci viene posta la questione. Valuteremo” ha concluso.
 
Ester Maragò
 

 
30 aprile 2020
© QS Edizioni - Riproduzione riservata