toggle menu
QS Edizioni - giovedì 16 maggio 2024

Medici: la tavola rotonda al Congresso Anaao

10 giugno - Il medico è sempre più in difficoltà schiacciato tra responsabilità professionali, contrazione economica, un federalismo che porterà a differenze preoccupanti nell’offerta dell’assistenza, e rapporti sempre più difficili con i pazienti. E ora deve anche fare i conti anche con una manovra economia che lo sta mettendo in ginocchio. Per questo diventa sempre più urgente cambiare rotta per trovare soluzioni idonee al rilancio della professione medica.
Questi i temi al centro della tavola rotonda dal titolo “Il medico di fronte alle sfide del federalismo, della sostenibilità economica, dell’umanizzazione della medicina” sui qual si sono confrontati Ivan Cavicchi, professore di Sociologia dell’Organizzazione Sanitaria e di Filosofia della Medicina dell'Università Tor Vergata di Roma, Ketty Vaccaro, responsabile Settore Welfare e Salute – Censis, Walter Ricciardi, direttore Istituto Igiene Università Cattolica di Roma, Amedeo Bianco, presidente Fnomceo, Marco Bobbio, direttore SC Cardiologia AO Santa Croce e Carle  di Cuneo, e Domenico Iscaro, presidente Anaao Assomed.

Che il personale sia diventato ormai il capro espiatorio delle politiche sanitarie è un dato certo, per Cavicchi. “Se la prendono con il personale – ha sottolineato Ivan Cavicchi – perché rappresenta il costo più alto, ma si ignora che i medici sono una garanzia di tutela della qualità dei servizi. La manovra economica che si accompagnerà all’altra manovra in arrivo, la quale prevede la definizione dei costi standard fa pensare che sta accadendo qualcosa di epocale ch spingerà la professione medica e una cambiamento di rotta. Sta di fatto che il medico è in grande difficoltà. Insomma, si è chiuso un ciclo, per questo bisogna attrezzarsi con delle proposte costruttive”.
Un quadro tutt’altro che semplice. Con un professionista sempre più in difficoltà chiamato da una parte a far quadrare i conti e dall’altra a svolgere la propria mission: la cura del paziente.

Un fronte quest’ultimo che sta mutando radicalmente. “Il sistema di tipo paternalistico con il paziente che si affidava al sapere medico è ormai in crisi profonda – ha ricordato Marco Bobbio – con un paziente sempre più informato che pretende. Alla luce di questo il medico deve cercare di mutare il proprio modo di relazionarsi cercando sempre di più di capire quali sono le esigenze di ogni singolo paziente e capire cosa è sostenibile per lui”.

Riuscirà il medico a cambiare? Per Walter Ricciardi l’arma vincente per non farsi travolgere è quella di stringere una alleanza forte tra professionisti, uscendo fuori dalle proprie specificità: “Se acquisiamo consapevolezza della nostra forza e delle grandi capacità che abbiamo riusciremo a superare la crisi. Quello che più mi preoccupa è che vedo nei medici italiani un senso di rassegnazioni. Cosa che non accade negli altri Paesi dove i camici bianchi sono sì insoddisfatti e preoccupati, ma non rassegnati”. E allora? Ricciardi non ha dubbi: occorre che i medici imparino a fasi valutare. “Qualcuno sarà buttato fuori dal sistema, ma gli altri riacquisteranno credibilità. E siamo noi medici che dobbiamo creare un sistema di valutazione prima che lo facciano altri”.

Un punto sul quale concorda Amedeo Bianco per il quale bisogna iniziare a creare al più presto un buon governo della qualità professionale. Ma al medico deve rendersi disponibile al cambiamento.”Quando abbiamo riscritto il codice deontologico che prevedeva per il medico il dovere di un uso responsabile delle risorse – ha detto – abbiamo trovato molte resistenze. Questo non può essere. Dobbiamo essere rispondere consapevolmente e in maniera costruttiva alle nuove responsabilità cui siamo chiamati. Così come dobbiamo imparare a relazionarci con i pazienti. L’umanizzazione delle cure è un nostro obbligo primario e quindi se qualcosa va male nel percepito del paziente, una parte della nostra prestazione fallisce”.

La relazione con il paziente è questo uno degli altri nodi da sciogliere. Un paziente che ha le sue gatte da pelare, come ha spiegato dati alla mano, Ketty Vaccaro, responsabile del Welfare e Salute del Censis.La crisi, quella reale, ma anche la paura delle difficoltà economiche fa, infatti, curare di meno gli italiani, che rinunciano o rinviano alcune prestazioni sanitarie e dichiarano di aver speso più di quanto avvenuto in passato. Il 39% degli italiani, ha dichiarato di avere speso nel 2009 di più rispetto agli anni precedenti, con una percentuale che sale al 52,4% nelle fasce socioeconomiche più basse del Paese. E il 18,2% degli italiani ha dichiarato di aver dovuto rinunciare a cure proprio per motivi economici, quota che sale al 39,8% fra chi ha redditi più bassi. La conseguenza, ha sottolineato Vaccaro, è quella di essersi appoggiati maggiormente sul servizio pubblico, a costo di aspettare anche lunghe liste di attesa. Ma il paradosso è anche che secondo dati europei, nella classifica dei cittadini terrorizzati di subire un danno entrando negli ospedali, al primo posto troviamo gli italiani. Peccato che solo il 15 per cento di loro subiscono un danno rispetto al 23 per cento dei pazienti europei.

Tirando le somme c’è poco da stare allegri. Ma i medici anche se sono preoccupati, non son certo disperati, ha affermato Mimmo Iscaro: “Dobbiamo fare i conti con risorse scarse, un federalismo che sta spaccando l’Italia in due, una manovra iniqua che oltre a mettere pesantemente le mani nelle tasche dei medici ci costringe attraverso il blocco del turn over a condizioni di lavoro massacranti, ad un precariato dilagante. Per questo dobbiamo evolverci sia come professionisti sia nel modo di fare sindacato”. Quali sono allora le strategia da mettere in atto? Innanzitutto, ha chiarito Iscaro “Noi medici dobbiamo essere una costellazione in grado di attrarre, la frammentazione non porta a nulla. Il sindacalismo romantico è finito, dobbiamo pensare a un modo nuovo di proporci. Soprattutto dobbiamo capire che non c’è battaglia sindacale che si possa vincere se non si porta avanti quella per la tutela del Sistema sanitario nazionale”.

(E.M.)
 
 
10 giugno 2010
© QS Edizioni - Riproduzione riservata