“Dopo la Toscana anche l’Umbria cerca di ripianare i debiti del Ssr tartassando la libera professione intramoenia. Un nuovo prelievo forzato dalle tasche dei cittadini che sfrutta i bisogni di cura per pareggiare un disavanzo creato invece dallo spreco e dalla cattiva gestione politica e amministrativa”. Commenta così il presidente della Cimo Asmd Riccardo Cassi la scelta dell’Umbra di introdurre un ticket del 30 per cento sulla libera professione.
“In Umbria – spiega Cassi - da domani un’ecografia epatica in ospedale costerà 100 euro, dal privato 70; la Tac nel servizio pubblico 150 euro e solo 100 dal privato”.
“È chiaro – prosegue - che questo tipo di decisioni favoriscono il dirottamento verso la sanità privata e guarda caso avviene dopo la decisione del Parlamento la settimana scorsa di fermare dal 1 luglio l’attività libero professionale al di fuori delle strutture ospedaliere. E sappiamo benissimo che più del 50 per cento delle aziende non ha gli spazi sufficienti, ne' le risorse per attivarli”.
“Cosa accadrebbe – chiede il presidente della Cimo - se i medici italiani fossero costretti a rinunciare all’intramoenia, quale ripercussione avrebbe sul servizio sanitario nazionale? I cittadini ricchi potranno rivolgersi direttamente alle strutture private e tutti gli altri?”.
“L’intento di questo Governo – conclude - complici le Regioni ormai è chiaro: vogliono smantellare il servizio pubblico a favore di quello privato e delle assicurazioni. Ma noi Medici non ce ne staremo fermi a guardare”.