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Umbria. Arriva il ticket su libera professione. Marini: “Intramoenia è scelta individuale” 


“Il servizio sanitario regionale offre e garantisce ai cittadini umbri la possibilità di accesso a tutte le diverse prestazioni. La scelta quindi di rivolgersi ad un determinato professionista in regime di intramoenia non è un obbligo, ma una decisione soggettiva”. Così la governatrice ha motivato la scelta di introdurre il nuovo ticket. 

28 FEB - Si è tenuta oggi a Palazzo Donini una conferenza stampa in cui  la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini ha fatto il punto, insieme all’assessore alla Salute Franco Tomassoni, sulle misure adottate dalla Giunta regionale in materia di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie, tra cui la recente applicazione del Ticket in regime di libera professione intramoenia.
Nel ridisegnare il quadro della situazione umbra la presidente ha rivendicato “l’equità della scelta di applicare un ticket sulla  farmaceutica e sulla specialistica ambulatoriale modulato secondo quattro diverse fasce di reddito. Così che i cittadini possono partecipare alle spesa sanitaria in proporzione alle loro capacità economiche. Abbiamo tenuto conto della composizione sociale di questa regione, come peraltro testimonia il dato che solo 4 mila 300 umbri dichiarano un reddito superiore ai 75 mila euro.  A tutela delle fasce deboli – ha ricordato Marini – abbiamo previsto una serie di esenzioni legate al reddito, fino a 36 mila euro,  per patologie e per gli over 65, che interessano complessivamente circa i due terzi dei cittadini umbri”. Imporre al contrario un Ticket indifferenziato di 10 euro come prevedeva il Governo, avrebbe invece significato per la presidente  “mettere un ticket sulla malattia. Non avendo però raggiunto la compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie previste dai Ministeri della Salute e dello Sviluppo economico, per l’ammontare di 10 milioni 900 mila euro su base annua, siamo stati obbligati  ad introdurre il ticket  sulla libera professione per recuperare una differenza di circa quattro milioni di euro. Una misura applicata, anche se con modalità leggermente diverse, da altre Regioni, tra cui la Toscana e l’Emilia Romagna. Nel nuovo Patto per la salute che stiamo ora discutendo con il Governo abbiamo esplicitamente chiesto di riaffrontare la questione dei ticket, così che le Regioni possano avere maggiore autonomia in materia  ed evitare che anche dove ci sono conti in ordine i cittadini siano comunque obbligati a concorrere direttamente al pagamento delle prestazioni sanitarie”.
Marini ha poi sottolineato che “va cancellata l’idea che si  è costretti a rivolgersi alle prestazioni libero professionali per superare le liste di attesa. L’Umbria è infatti una delle pochissime Regioni italiane a rispettare le fasce di tre, dieci, sessanta giorni di attesa secondo le classifiche definite dai medici in base ai rischi per la salute del paziente. I tempi di attesa sono infatti più lunghi per le attività programmate, prevalentemente legate ad attività di controllo, prevenzione etc. I Dati dell’intramoenia  - secondo la presidente – testimoniano infatti che il 55 per cento riguardano visite ambulatoriali, per il 10 per cento prestazioni di ostetricia/ginecologia e per la rimanente parte le altre specialità.
Sulla fuga poi verso il privato lamentata da alcuni per l’introduzione del ticket, la presidente ha evidenziato “che la questione va ricondotta  nell’ambito della libera concorrenza fra professionisti e che non c’è alcuna norma  che impedisca ai  professionisti di rimodulare o ridurre la propria tariffa, peraltro concordata con l’Azienda in cui operano”.
 “E’ sbagliato pensare – ha detto l’assessore alla Salute Tomassoni - che l’introduzione del Ticket sull’attività libero professionale intramoenia sia il rimedio ad un errore di calcolo. La misura, contenuta nell’Accordo con i Ministeri competenti,   è al contrario l’esito di un ragionamento a tutela dei pazienti più deboli. Ogni anno il sistema sanitario umbro eroga milioni di prestazioni specialistiche, di cui quelle in intramoenia sono circa 140 mila, richieste  da meno del dieci per cento dei cittadini umbri”.

28 febbraio 2012
© Riproduzione riservata

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