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QS Edizioni - sabato 27 aprile 2024

Lettere al Direttore

Ma il ministero della Salute sa che un contratto a tempo determinato è un contratto precario?

di Associazione Ricercatori in Sanità
7 marzo - Gentile Direttore,
lo scorso 3 Marzo è stata discussa in Commissione XII “Affari Sociali” della Camera l'interrogazione degli onorevoli Siani e Quartapelle riguardante la stabilizzazione dei precari degli IRCCS/IZS pubblici. La risposta fornita dal Ministero della Salute nella persona del Sottosegretario Costa ci ha lasciati quantomeno sbalorditi.
 
“...desidero precisare che la riforma della cosiddetta « piramide della ricerca sanitaria ».. non crea ulteriore precariato…. La norma ha fissato una durata del contratto di lavoro subordinato a tempo determinato di cinque anni, rinnovabile per ulteriori cinque, con la possibilità, una volta completato positivamente il secondo periodo di contratto a tempo determinato, di inquadramento a tempo indeterminato nei ruoli del Servizio Sanitario Nazionale “
 
Il Ministero della Salute, infatti, ritiene che un contratto a tempo determinato di 5 anni, eventualmente rinnovabile per ulteriori 5 (se si riesce a superare le valutazioni altamente sfidanti) con una remota possibilità di essere assunti - con ruolo nell’assistenza e non nella ricerca - alla fine di 10 anni non sia un contratto precario.
 
Vorremmo ricordare al Ministero della Salute che un contratto a tempo determinato è un contratto precario.
Inoltre, ci ha lasciato sbigottiti il seguente passaggio “Infatti, al personale in questione, considerato altamente strategico per il Servizio Sanitario Nazionale, è stata riconosciuta una continuità lavorativa, con diritti certi; molti ricercatori, impegnati da anni nei predetti Istituti, risultavano in effetti precari fino all’emanazione della norma.”
 
Il Ministero è consapevole che i Suoi Istituti hanno abusato, e continuano tuttora ad abusare di contratti di lavoro flessibili o borse di studio, che non presentano le minime tutele dei lavoratori (maternità, malattia, assicurazione, ferie). Ma anziché imporsi per l’utilizzo di contratti a tempo indeterminato che tutelino “personale altamente strategico per il SSN”, sembra voler dire ai ricercatori di ringraziare per questo contratto a tempo determinato, che prevede i diritti di tutti gli altri lavoratori, e di accontentarsi.
 
Il personale delle Ricerca è stanco delle parole retoriche di tutto il mondo politico, che si fregia dei brillanti risultati dei ricercatori sanitari, ma che non li ritiene degni di avere un contratto a tempo indeterminato.
 
Queste parole, scritte nero su bianco, dovrebbero portare ad un’alzata di scudi di tutte le sigle sindacali.
Infine, siamo sicuri che la Commissione Europea, dopo aver emanato la Direttiva 1999/70 in cui si chiedeva esplicitamente di non abusare di contratti a tempo determinato, possa ritenersi soddisfatta di queste parole?
 
ARSI, Associazione dei Ricercatori in Sanità Italia
7 marzo 2022
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