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QS Edizioni - lunedì 29 aprile 2024

Lettere al Direttore

Riconoscimento osteopatia. Bene emendamenti, avanti così

di Luigi Ciullo
1 giugno - Gentile Direttore,
esattamente un anno fa il vostro Quotidiano riferiva del nostro apprezzamento per l'iter legislativo volto a regolamentare l'osteopatia. Il recente accordo di maggioranza per il riconoscimento di questa figura sanitaria conforta ulteriormente le nostre aspettative, specie in riferimento all'adozione di criteri qualitativamente elevati per l'abilitazione dei nuovi operatori.
 
A tal riguardo, vogliamo prendere le distanze da alcune associazioni private che in questi giorni hanno inteso stigmatizzare i contenuti di specifici emendamenti all'art. 4 del DDL, presentati dai rispettivi componenti della Commissione parlamentare.
 
Oltre che nel rispetto del legittimo diritto di rappresentanza, siamo convinti che alcuni di questi correttivi al testo varato dal Senato possano migliorare ulteriormente la legge, specie laddove si faccia riferimento all'adozione dei pareri degli Enti superiori preposti, da adottarsi prima dei decreti di settore.
 
Per quanto tali precisazioni potessero considerarsi implicite nel testo varato dal Senato, siamo convinti che la specifica di criteri vincolanti che possano accertare il grado e la legittimità della formazione, le competenze deontologiche e la tracciabilità dell'esercizio degli osteopati rappresenti il metodo più sicuro per isolare i professionisti qualificati da quelli sedicenti. Come accaduto in altri Paesi europei, preferiamo un riconoscimento selettivo a cui poter gradualmente aderire piuttosto che un non riconoscimento.
 
Coerentemente, auspichiamo che il riferimento alla norma di standardizzazione europea, ai rapporti O.M.S. e alle legislazioni U.E. con particolare riferimento a quella francese, possano indurre anche l'Italia a definire i canoni più attuali per le competenze e le attività dell'osteopata. E, precisamente: 5 anni di studi, 4800 ore di lezioni frontali per un esercizio professionale autonomo.
 
Tali criteri potrebbero consentire la ricerca della cooperazione inter-professionale tra gli osteopati e quei soggetti che, non sempre a torto, hanno paventato il rischio dell'introduzione nel SSN di operatori non scientificamente e deontologicamente preparati.
 
Non può stupire, infatti, quanto trent'anni di deregolamentazione formativa e di pratica incontrollata in queste discipline possano aver generato interpretazioni non sempre coerenti al dettato culturale e disciplinare delle medesime competenze. Infatti, se l'obiettivo è quello di una sanità inclusiva e interdisciplinare, non è possibile prescindere dalla ricerca di un'alleanza solidale e dalla reciproca fiducia tra tutte le professionalità della salute.
 
Noi osteopati provenienti da percorsi di studi autorizzati e controllati, con titolo di studio internazionale, abbiamo voluto fornire in tal senso il nostro contributo al legislatore.
Con tali premesse, ci uniamo al coro delle personalità sanitarie che hanno inteso sollecitare l'approvazione del DDL entro la fine del corrente mandato elettivo.
 
Luigi Ciullo
Direttore generale Iemo
1 giugno 2017
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