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Sanità digitale, un mezzo non un fine

di Marina Vanzetta

02 MAG -

Gentile Direttore,

Nel nostro Paese le persone affette da malattie croniche superano i 22 milioni, 14 milioni quelle con maggiori cronicità. A questo si aggiungono 13 milioni di cittadini che risiedono nelle are interne del Paese dove l’offerta sanitaria è, per ragioni diverse, spesso difficile. La soluzione che il nuovo modello di sanità disegnata dal PNRR ha pensato soprattutto (ma non solo) per loro è la teleassistenza tanto che sulla cosiddetta “connected care” negli ultimi due anni sono state bandite gare già per oltre 2,5 miliardi di euro.

Si va dunque verso un sistema capace di aumentare le opportunità e che sottende un cambio di paradigma: il cittadino al fianco, protagonista del suo percorso di cura, consapevole e coinvolto nelle scelte di salute. La sanità digitale non deve rappresentare quindi solo un investimento tecnologico, ma deve essere soprattutto una prospettiva di servizio sanitario ai cittadini come descritto nel Position Statement la “Sanità digitale” pubblicato dalla Federazione Nazionale degli Ordini delle Professioni Infermieristiche (FNOPI) lo scorso ottobre.

Per questo obiettivo, si legge nel documento, servono modelli di servizio che consentano la sostenibilità e il rilancio della sanità sul territorio. A determinare il criterio guida nelle scelte di investimento organizzative e tecnologiche di sanità digitale deve essere la loro fruibilità considerando la prossimità che inizia al domicilio della persona assistita.

Se la casa è, e deve essere, il primo luogo di cura, l’implementazione e l’organizzazione e della sanità digitale non possono che svilupparsi intorno ad essa, in un’ottica in cui i servizi sono fruibili dai cittadini in forma diretta, facilmente accessibili e con il minor impatto possibile sull’organizzazione di vita della persona assistita e della sua rete familiare.

Un rischio concreto, come sottolineato da Pietro Giurdanella, consigliere nazionale FNOPI e uno degli estensori del Position, in una recente intervista rilasciata a “L’Infermiere Online”, è l'esclusione di molti cittadini per quella che viene definita la fragilità digitale che si configura come un nuovo bisogno assistenziale caratterizzato da deficit sensoriali, di reddito, di istruzione, di connettività, di lingua ecc.

Per contrastare e contenere questo rischio – afferma Giurdanella – è irrinunciabile l’attenzione ad alcuni aspetti puculiari dei sistemi. Tra questi, l’usabilità, la multicanalità, il potenziamento delle competenze digitali degli assistiti, il coinvolgimento delle reti di prossimità sul territorio e un linguaggio che sia standard.

Come ha detto Massimo Pallotino co-portavoce della Coalizione Italiana contro la Povertà, “Non lasciare indietro nessuno è il motore per la cooperazione allo sviluppo” in questo caso, della sanità digitale, frontiera non procrastinabile.


Marina Vanzetta

L’Infermiere Online



02 maggio 2024
© Riproduzione riservata

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