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Pubblico impiego. Venerdì sciopero e manifestazione a Roma


I provvedimenti iniqui della spending review, la politica sul pubblico impiego, il blocco dei contratti, la mancata stabilizzazione dei precari, la riduzione dei servizi. Queste alcune delle ragioni della protesta promossa da Cgil, Uil, Ugl e Confsal. Non aderisce invece la Cgil.

24 SET - “Non è più accettabile che a pagare siano sempre i soliti noti: i lavoratori ed i cittadini. I primi pesantemente colpiti dal blocco dei contratti, i secondi penalizzati da una drastica riduzione della quantità e qualità dei servizi”. Così, in una nota congiunta, Rossana Dettori della Fp Cgil, Giovanni Torluccio della Uil Fpl e Benedetto Attili della Uil Pa annunciavano lo sciopero generale del mondo del lavoro pubblico indetto per l’intera giornata del 28 settembre. “Uno sciopero per cambiare la politica economica del Governo che smantella lo stato sociale e non riduce gli sprechi. Uno sciopero generale che non sarà il punto di arrivo bensì di partenza di un percorso insieme ai lavoratori ed ai cittadini per cambiare radicalmente un sistema-paese che a parole vuole salvare l’Italia ma nei fatti sta distruggendo gli italiani”, promettevano i sindacalisti.

E così, venerdì prossimo i lavoratori del pubblico impiego incroceranno le braccia e si incontreranno a Roma per una grande manifestazione di protesta contro il Governo Monti. “E’ il naturale sbocco di un lungo percorso di mobilitazione che la Cgil, la Flc Cgil e la Fp Cgil hanno messo in campo in opposizione alle scelte del Governo Monti sul lavoro pubblico”, hanno affermato nei giorni scorsi in un’altra nota i segretari generali Susanna Camusso, Rossanna Dettori e Domenico Pantaleo.

La Cgil punta il dito, tra le altre cose, contro la Spending review e la sua approvazione, “l’atto, temiamo nemmeno finale, di una serie di interventi di natura finanziaria che, a cominciare dal precedente decreto Salva-Italia, hanno operato su di un'unica direttrice di marcia: il restringimento dei perimetri e degli spazi pubblici quali pre-condizioni per la completa liberalizzazione/privatizzazione delle attività pubbliche”. Tutto ciò “aggravato, se mai fosse stato possibile, dall’ipocrita e a tratti schizofrenico comportamento del Governo sul sistema delle relazioni con le parti sociali: la gestione da parte dell’Esecutivo dell’accordo del 3 maggio u.s. sul lavoro pubblico è, alla luce di ciò che è successo dopo quella data, la conferma di una precisa volontà di perseguire non un obiettivo di razionalizzazione e miglioramento dell’azione pubblica, ma, al contrario, di ridimensionamento e destrutturazione delle Pubbliche Amministrazioni, dei servizi pubblici in generale”.

Con lo sciopero del 28 settembre e le iniziative che seguiranno la Cgil vuole quindi “rivendicare un ripensamento radicale degli interventi assunti nei provvedimenti spending, a cominciare dalle questioni legate ai livelli occupazionali (precari/esuberi), e si incaricano di favorire una migliore lettura, per la politica, per i cittadini, per i giovani e i pensionati, circa la reale portata delle politiche del Governo sul lavoro pubblico: la distruzione di un modello sociale che, pur con le difficoltà che nessuno disconosce, ha fondato i suoi architravi sull’universalità delle prestazioni, sull’inclusione e sulla tutela sociale, sul sistema dei diritti di cittadinanza, sul lavoro”.

Alla giornata di sciopero aderiscono anche la Confsal e la Ugl. Assente, invece, da parte della Cisl.
 

24 settembre 2012
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