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Manager e dirigenti spingono per la sanità integrativa: "E' il momento della sussidiarietà"


La tesi ribadita ieri in un confronto a più voci promosso da Fasi, Federmanager e Aidp. Per l'editorialista del Corriere della Sera Antonio Polito, che ha moderato il dibattito "la concezione tradizionale di welfare ha ormai imboccato il viale del tramonto ed è arrivato il momento di tracciare nuovi schemi".

19 MAR - “Senza disegnare foschi scenari che alludono all’insostenibilità del Ssn, siamo convinti della necessità di affiancare all’intervento pubblico prestazioni integrative che rispondano a requisiti certi”. Stefano Cuzzilla, presidente del Fasi, (leggi anche l'intervista pubblicata ieri) ha aperto il convegno “Sanità integrativa per un welfare sostenibile” – tenutosi ieri presso la sede di Federmanager – commentando i dati della ricerca realizzata da G&G Associated su un campione di 2460 persone tra dirigenti aziendali, dirigenti in pensione e lavoratori non dirigenti. Un’indagine che ha evidenziato come il fondo sanitario integrativo sia ormai il benefit più apprezzato. “Quello che esprime la ricerca presentata – ha proseguito Cuzzilla – è una tensione crescente verso forme di integrazione non riconducibili esclusivamente alla richiesta di cure. I nostri dirigenti chiedono qualità, efficienza e tempestività dell’intervento, ma pongono questa domanda in termini nuovi anche per noi: chiedono la prospettiva di un sostegno certo nel momento in cui si trovano in salute”.

Sono in corso profonde trasformazioni, soprattutto in relazione al welfare aziendale “che sta mostrando una rapidissima evoluzione – ha osservato Giuseppe Torre della G&G Associated – Si sta ampliando notevolmente il ventaglio dei soggetti che operano in questo campo, ma c’è bisogno di una visione strategica che ancora stenta a decollare. Ciò deriva da alcune resistenze che continuano a frenare il fisiologico sviluppo delle nuove forme di welfare, probabilmente perché non sono ancora del tutto misurabili i benefici prodotti dai nuovi modelli”. Una visione condivisa da Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera. “La questione rappresenta una delle sfide più importanti che il sistema Italia si trova a fronteggiare. La concezione tradizionale di welfare ha ormai imboccato il viale del tramonto ed è arrivato il momento di tracciare nuovi schemi. Il pareggio di bilancio in Costituzione schiude scenari inediti e impone l’utilizzo di formule innovative”.

Gli ostacoli al rinnovamento però non mancano e rischiano di generare un pericoloso immobilismo. “Bisogna sgomberare il campo da ogni tipo di approccio ideologico a favore di un sano pragmatismo – auspica Mario Cardoni, direttore generale di Federmanager – Il Ssn funziona, ma sono troppi i casi in cui il cittadino è costretto a pagare di tasca propria. Un elemento che dimostra come lo Stato non sia più in grado di far fronte a tutti i bisogni. Lo strumento su cui puntare è la sussidiarietà, nell’ottica di una sana concorrenza tra pubblico e privato. I fondi sanitari integrativi devono essere in grado di garantire tre ambiti: odontoiatria, prevenzione e non autosufficienza”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Michele Tripaldi, vice presidente nazionale e presidente di Aidp Lazio. “I fondi svolgono un ruolo di sussidiarietà sempre più importante in una fase in cui lo Stato annaspa. Le forme tradizionali di assistenza non sono più sufficienti”.

I rischi però sono dietro l’angolo, come sottolinea Vittorio Occorsio, presidente del Centro italiano per la sanità digitale. “I fondi integrativi non devono assolutamente costituire un duplicato del Ssn , ma devono affiancarsi a esso in un’ottica di integrazione. Altro aspetto cruciale è legato all’erogazione delle risorse, che non deve essere modulata sulla base della domanda di salute, ma sulla quantificazione dei bisogni effettivi”. La sanità integrativa necessita di un sostegno convinto, altrimenti si rischia di mettere a repentaglio l’intero Ssn. “E’ finita l’epoca del sistema universalistico – commenta Luca del Vecchio, dell’area Politiche territoriali di Confindustria – In molte aree del Paese i servizi si pagano profumatamente, ma in tanti sembrano non accorgersene. La sanità integrativa ha già raggiunto numeri importanti nonostante si sia scontrata con forti limitazioni. Ora è giunto il momento di cambiare registro”.  

19 marzo 2013
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