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Convegno a Roma. Si torna a parlare di partnership pubblico-privato per la sanità


Secondo questa direttrice si è mosso il convegno “Quale futuro per la sanità in Italia?” promosso dalla Quintiles, multinazionale nei servizi in outsourcing, oggi a Roma. Obiettivo dell’evento quello di ricercare e valutare possibili soluzioni per poter costruire il secondo pilastro del Ssn.

19 OTT - Sono anni che si discute su come il rafforzamento della partnership pubblico-privato in sanità possa essere uno strumento utile ad affrontare le incognite che riserva il futuro. Molto è stato fatto, ma la crescita della domanda di salute accompagnata alla crisi economica e alla necessità quindi di avere un sistema sostenibile ha sollevato ancora con più forza l’esigenza di aprire le porte del Ssn al privato. Così, moderata dal giornalista de Il Sole 24Ore, Paolo Del Bufalo, si è tenuta nella Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di Santa Maria sopra Minerva, una tavola rotonda che ha affrontato il tema a 360°, valutandone proposte, modelli e scenari futuri. Parole d’ordine: appropriatezza e sussidiaretà. Sul palco si sono succeduti gli interventi di Giovanni Monchiero, presidente Fiaso, Maurizio de Cicco, vice presidente di Farmindustria, Antonio Tomassini (Pdl), presidente XII Commissione Igiene e Sanità del Senato, Leonardo Zanardi, Ceo Quintiles, Maurizio Castorina, presidente e Ceo Takeda Italia e Maddalena Pelagalli, presidente coordinamento nazionale Associazioni malati cronici.
 
 
Giovanni Monchiero, presidente Fiaso
 
“Innanzitutto bisogna vedere i campi dove si possa realizzare la partnership. La relazione con il privato fornitore di servizi va infatti affrontata caso per caso. Io per esperienza personale non credo molto nel project financing per esempio ma è altresì ovvio che la collaborazione c’è e il privato sta diventando una risorsa per la sanità pubblica. Certo, il futuro della sanità italiana è problematico, perché non ci sono risorse sufficienti per garantire l'attuale livello dei servizi e certamente si tratta di un tema che politici e tecnici non vogliono affrontare, perché se è vero chela nostra spesa procapite è molto più bassa di quella degli altri Paesi occidentali, quella che grava sul Pil è diventata insostenibile. Quello che possono fare le aziende sanitarie ospedaliere è lavorare per migliorare l'efficienza e l'appropriatezza perché vi sono molte differenze tra regione e regione e tra azienda e azienda. L’outsourcing può essere una risorsa, purché non diventi una moda”.
 
Maurizio de Cicco, vice presidente di Farmindustria
 
“Da parte di molte industrie c’è cautela sul tema. In Italia ci troviamo infatti a doverci confrontare con venti regioni diverse e questo è un problema che va risolto altrimenti si rischia di perdere appeal per quanto concerne gli investimenti, che per l’appunto richiedono uno scenario d’indirizzo politico unico e non frammentato. In ogni caso non si può non evidenziare come il rapporto pubblico-privato sia cresciuto e come ci sia sempre più richiesta di politiche di questo tipo. Bisogna però fare attenzione e soprattutto è indispensabile identificare i reali bisogni di salute e capire cosa può essere esternalizzato (supporto, aderenza alla terapia, etc.). Certo è che alle istituzioni chiediamo più apertura e meno burocrazia, e in questo caso penso ai tempi necessari per la sperimentazione di un nuovo farmaco”.
 

Antonio Tomassini (Pdl), presidente XII Commissione Igiene e Sanità del Senato
 
“Vorrei partire dicendo che lo Stato deve riappropriarsi del suo ruolo e del suo modo di fare le regole e di controllarne la loro applicazione. Abbiamo grossi problemi da affrontare: deficit, burocrazia, legame ospedale-territorio, Lea, Drg, farmaci e dispositivi medici. Inoltre va affrontato il tema della responsabilità medica. Detto ciò non si può proseguire con questo sistema. La sinergia pubblico-privato va valorizzata certamente ragionando però in termini di sussidiaretà (letti intermedi, poliambulatori, h24, città della salute), basti pensare che le regioni che vanno meglio sono quelle che hanno agito proprio in questa direzione. Per quanto riguarda la farmaceutica e l’innovazione è necessaria una politica stabile e coerente ma dall’altra parte dev’esserci vera ricerca. In ogni caso il futuro è nella personalizzazione delle cure e nell’integrativo”.
 
 
Leonardo Zanardi, Ceo Quintiles
 
“La nostra missione è quella di mettere al centro il paziente nell’ottica di armonizzarne i processi di cura tenendo conto dell’efficacia e dell’appropriatezza. Lo sviluppo di un secondo pilastro della sanità è importante perché può migliorare le performance del sistema. L’out sourcing nella ricerca clinica, per esempio può portare all’efficienza, ma la politica deve ridurre la burocrazia, le incertezze e deve assolutamente fornirci regole chiare. Solo così sarà possibile attrarre investimenti e generare efficienza”.
 
 
Maurizio Castorina, presidente e Ceo Takeda Italia
 
“Non è facile trovare punti di convergenza, perché da un lato c’è il pubblico che taglia e dall’altro ci sono le imprese che vogliono invece crescere. Bisogna sicuramente partire dall’appropriatezza. Questo, però, è un percorso che pubblico e privato devono fare insieme. In questo senso penso all’Health technology assessment che va centralizzato e reso trasparente. Sotto l’aspetto operativo, poi, ci vorrebbero meno prescrizioni e più aderenza alle terapie. Infatti esistono troppe distorsioni nella presa in carico del paziente. I margini per sviluppare la presenza del privato in sanità ci sono ma è chiaro che bisogna sedersi ad un tavolo con pari dignità”.
 
 
Maddalena Pelagalli, presidente coordinamento nazionale Associazioni malati cronici
 
“Vorrei subito affermare che sono molto felice di essere a questo tavolo anche se devo constatare che si parla sempre di mettere il paziente al centro salvo poi dimenticarsene quando si tratta di prendere le decisioni. Noi puntiamo molto sullo sviluppo del territorio e siamo favorevoli all’esternalizzazione di alcune prestazioni purché, sia chiaro, non si abbandoni il Ssn”.
 
 
L.F.

19 ottobre 2010
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