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Farmaci contraffatti: il cybercrimine è sempre più sfuggente


L’Aifa avverte: il mercato illegale dei farmaci su internet cambia volto. È ormai caratterizzato dall’iperspecializzazione e dalla frammentazione delle fasi di vendita.
Rasi: "Il sistema italiano è tra i più sicuri al mondo, ma sono da tenere sotto controllo palestre e negozi etnici". 

24 NOV - Una casella di posta elettronica nel Regno Unito, i server in Usa e Canada, il prodotto spedito dalla Germania ma realizzato in India, i pagamenti mediati da servizi attivi nell’Est Europa e, infine, la società “coordinatrice” con sede in Svizzera e presieduta da un indiano. È questo la rete di relazioni che hanno recentemente scoperto le autorità italiane e inglesi ripercorrendo a ritroso gli eventi che, dall’acquisto di un farmaco su internet, hanno portato alla sua intercettazione alla dogana. A illustrarla è Domenico Di Giorgio, coordinatore dell’attività anticontraffazione dell’Aifa, a margine di un expert workshop su prevenzione e contrasto della contraffazione farmaceutica.

Una ragnatela che fotografa il nuovo corso intrapreso dal mercato illegale dei farmaci su internet, caratterizzato ormai dall’iperspecializzazione e dalla frammentazione delle fasi di vendita. “Quello che abbiamo davanti oggi è uno scenario totalmente diverso rispetto a quello a cui siamo abituati a pensare e che vede un rapporto a due tra utente finale e farmacia on line”, dice Di Giorgio. A cui al limite si può aggiungere un terzo attore: il produttore, situato in genere in qualche Paese emergente. 

Modello superato. Da archeologia della vendita on line di farmaci. Le organizzazioni che alimentano il mercato sono diventate ormai superesperte, si avvalgono di professionalità con competenze elevatissime e di un modello organizzativo sfuggente.

Contraffazione: dal web al territorio

Un esempio? È di Giorgio a fornirlo: “Oggi non è raro imbattersi in farmacie online illegali dormienti”, dice. “Nascoste cioè all’interno di domini affidabili e altamente trafficati, come quelli istituzionali. Qui, nel tempo, le farmacie acquisiscono credito per i motori di ricerca e valore per gli hacker che le hanno costruite”. Basta che gli specialisti informatici incontrino chi ha la disponibilità di prodotti farmaceutici da immettere sul mercato perché avvenga il sodalizio criminale.

Ingannare i motori di ricerca è diventato ormai la missione degli informatici che stanno dietro questi siti. Su internet se non sei visibile non esisti e la visibilità è una spirale alimentata, in buona parte, dal credito che viene dato alle farmacie da altri siti: ed ecco allora che “è possibile ritrovare in molti siti istituzionali metadati - cioè dati che non sono visibili dall’utente finale, ma sono strutturalmente integrate nella pagina web - che rimandano a farmacie on line”, continua l’esperto Aifa. E così, inconsapevolmente, Università, politici, persino l’Unicef si sono ritrovati nel tempo a tirare la volata alla vendita di farmaci on line.

È una guerra che si fa sempre più complicata quella al cybercrimine dei farmaci e per cui le autorità internazionali riunite sotto il cappello di IMPACT (International Medical Products Anti-Counterfeiting Taskforce), la coalizione globale anticontraffazione sorta in seno all’Oms, sta affilando le armi e mettendo a punto strumenti che consentano di non essere sempre un passo indietro rispetto ai criminali. Sistemi che consentano di identificare i siti truffaldini attraverso il riconoscimento di loghi di accreditamento adulterati, per esempio.

Ma, avverte, Di Giorgio, “il mercato della contraffazione da internet sta contagiando sempre più il territorio. Alcune delle indagini recenti delle forze dell’ordine hanno fatto emergere una nuova tendenza: dei distributori in proprio di farmaci acquistati su internet”. È accaduto per esempio con alcuni sexy shop, dove oltre ai sex toys al cliente veniva offerto anche l’aiutino farmacologico.

Dimensioni incerte

Intanto, all’Aifa si cerca di far luce sulle dimensioni del fenomeno dell’acquisto di farmaci on line nel nostro Paese. Dati affidabili, infatti, al momento non ce ne sono.

Un recente ricerca sull’e-commerce, pubblicata a inizio novembre dal Consorzio Netcomm, stima in circa 8 milioni gli italiani che fanno acquisti on line, “di questi, soltanto una piccola parte è disposto ad acquistare farmaci”, spiega Di Giorgio. È per stabilire quanto questa parte sia piccola che l’Aifa, in collaborazione con SWG, ha realizzato un’indagine a campione tesa a valutare gli atteggiamenti e il comportamento degli italiani in materia. I risultati saranno resi noti a breve. 

Nel frattempo, il direttore generale Aifa Guido Rasi precisa che la rete di protezione del mercato farmaceutico italiano è tra le più sicure al mondo. “C’è però da stare attenti a due potenziali falle: le palestre e i negozi etnici”, che a volte nascondono delle vere e proprie farmacie illegali. “Anche contro queste stiamo lavorando con Impact”, conclude Rasi. 

 

Antonino Michienzi

24 novembre 2010
© Riproduzione riservata


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