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Afghanistan. Numero di parti raddoppiato con il nuovo progetto maternità di MSF


Medici Senza Frontiere (MSF) opera nell'ospedale di Dasht e Barchia Kabul un nuovo progetto di ostetricia di emergenza e cura. Da quando un anno fa è stato avviato il numero di parti è raddoppiato ogni mese. Il totale nel 2015 è stato di 11.000 nascite e si prevede un aumento anche nel 2016

06 MAG - Nell’ospedale di Dasht-e-Barchi a Kabul, Medici Senza Frontiere (MSF) gestisce un nuovo progetto di ostetricia di emergenza e cura neonatale. Da quando è stato avviato, un anno fa,  il numero di parti è raddoppiato ogni mese. Il totale nel 2015 è stato di 11.000 nascite e si prevede cresca anche quest’anno. La sfida che si prefigge MSF è di mantenere la stessa qualità dell’assistenza nonostante l’aumento di donne che vengono a partorire nella struttura.

“Ci prendiamo cura principalmente della comunità di Hazara - spiega Kara Blackburn, ostetrica di MSF - la più numerosa nella parte ovest di Kabul - una popolazione storicamente marginalizzata e povera perché sfollata dalle aree montagnose della provincia afghana, a causa del decennale conflitto in corso. In particolare negli ultimi dieci anni si sono spostati lentamente verso Kabul, in quella che era originariamente una comunità più piccola. La popolazione è cresciuta esponenzialmente: dalle 200.000 persone stimate nel 2001 fino a circa 1,2 milioni di persone oggi”.

La crescita del numero di parti nell’ospedale di Dasht-e-Barchi è collegata a vari fattori: il servizio gratuito dell’ospedale, la qualità delle cure e il fatto che semplicemente a Kabul non ci sono abbastanza posti letto per la maternità. MSF gestisce la sala travaglio e la sala parto, una sala operatoria, il post-parto e un’unità neonatale per bambini malati e a rischio. Il Ministero della Salute afghano gestisce la clinica prenatale e postnatale e c’è un’altra ONG, la Marie Stopes International, che offre il servizio di pianificazione familiare due volte a settimana.

“In quanto centro di riferimento specializzato - prosegue Kara Blackburn -, vediamo diverse tipologie di partorienti, da quelle a basso rischio a quelle ad alto rischio e gestiamo un gran numero di complicazioni, ecco perché è così importante fornire un servizio di ostetricia di emergenza. La maggioranza delle donne del luogo e delle loro famiglie si reca in ospedale durante il travaglio o se ci sono complicazioni, come emorragie o distacco della placenta. Fortunatamente quando visitiamo queste pazienti in tempo riusciamo a gestire il loro stato, se questo non accade però possono nascere delle complicazioni severe”.

L’assistenza postparto è una delle aree d’intervento che MSF sta potenziando. Non si tratta solo di garantire un parto sicuro ma di contribuire anche alla prevenzione di future complicazioni. Il personale di MSF avvisa e ricorda alle nuove madri di tornare in ospedale se stanno sanguinando o se il bimbo è diventato silenzioso e non mangia.

“Le prime 24 ore - conclude l'ostetrica di MSF - sono veramente cruciali, quindi quando le donne e i bambini lasciano l’ospedale - di solito 6 ore dopo aver partorito se non ci sono complicazioni - dobbiamo assicurarci che abbiano ricevuto tutte le informazioni importanti in modo chiaro”.
 
Lorenzo Proia

06 maggio 2016
© Riproduzione riservata

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