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Rubavano il “segreto” del Dna dei centenari di Ogliastra. Notificati 17 avvisi di garanzia


I campioni di Dna, raccolti nel 2000 per studiare il segreto della longevità degli ogliastrini, erano stati sottratti nell’agosto 2016 dal Parco Genos di Perdasdefogu (circa 14mila provette sulle 230mila conservate nel Parco, appartenenti a oltre 11mila persone). Le provette erano state ritrovate un mese dopo all’ospedale San Giovanni Di Dio di Cagliari. Al vaglio le posizioni degli indagati accusati, a vario titolo, di furto aggravato, peculato, abuso d’ufficio falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e violazione della privacy.

31 OTT - Il procuratore di Lanusei, Biagio Mazzeo, ha chiesto la proroga delle indagini, partite con la denuncia di furto delle provette di Dna dal Parco Genos di Perdasdefogu nell’agosto 2016, e notificato 17 avvisi di garanzia nei confronti di altrettante persone responsabili a vario titolo dei reati di furto aggravato, peculato, abuso d'ufficio falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e violazione di dati relativi alla privacy.
 
Tra gli indagati, secondo quanto riferito dall’Ansa, vi sono amministratori e i presidenti che si sono succeduti negli anni nella SharDna Spa e nel Parco Genos, ma anche i sindaci di alcuni Comuni che avrebbero concesso arbitrariamente l’accesso agli uffici dell’anagrafe comunali al fine della ricerca. “Erano oltre 50 – precisa l’Ansa - gli iscritti nel registro degli indagati ma per 36 la posizione penale è stata stralciata”.

Le provette sottratte erano circa 14mila, sulle 230mila conservate del Parco, appartenenti a oltre 11 mila ogliastrini (secondo i dati citati in un provvedimento del Garante della Privacy dell'ottobre 2016, ma l'Ansa parla di 25mila provette sottratte e 14mila donatori), e servivano per lo studio di una delle popolazioni più longeve del mondo ma anche le malattie ereditarie.

“Tutto – ricostruisce l’Ansa - era iniziato con la denuncia di una dipendente del Parco Genos, che aveva scoperto che alcuni cassetti dei banchi frigo erano stati svuotati”.

Le provette erano state poi ritrovate, nel settembre del 2016, all’ospedale San Giovanni Di Dio di Cagliari. “Il trasferimento – riferisce l’Ansa - sarebbe avvenuto su disposizione di Mario Pirastu, il direttore dell’Istituto di genetica del Cnr ‘per scopi scientifici’”.

Pirastu, spiega ancora l’Agenzia, aveva infatti seguito il progetto fin dal 2000, cioè da quando il patron di Tiscali Renato Soru decise di fondare la societa' di ricerca scientifica SharDna, che era poi fallita e successivamente acquistata, lo scorso anno, dalla società inglese Tiziana Life per circa 250mila euro. La Tiziana Life Sciences Plc, con sede a Londra, aveva quindi costituito in Italia un'altra società, la LonGevia Genomics Srl, con socio unico la Tiziana Life Sciences Plc, che avrebbe disposto del patrimonio aziendale proveniente dal fallimento della Shar.dna Spa, comprensivo della biobanca, per proseguire il progetto di ricerca avviato dalla società fallita, nonché per svolgere attività di ricerca scientifica sul genoma umano, la diagnosi di malattie e lo sviluppo di nuovi farmaci mediante la medicina personalizzata.
 
Sulla vicenda, come accennato, era intervenuto anche il Garante della Privacy, nell'ottobre 2016, a seguito dei reclami e delle segnalazioni di un centinaio di donatori che contestavano, tra le altre cose, la carenza di misure di sicurezza adeguate a custodire i campioni contenuti nella biobanca, nonché l'impossibilità per gli interessati di esercitare i loro diritti relativi in particolare alla revoca del consenso al trattamento dei dati già rilasciato in precedenza, ovvero alla manifestazione del consenso al loro trattamento da parte del nuovo titolare. A riguardo, il Garante aveva disposto che fosse raccolta una nuova manifestazione di consenso e fornito adeguato riscontro alle eventuali richieste degli interessati volte a esercitare i diritti in materia di protezione dei dati personali.

31 ottobre 2017
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