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Lo studio sul clima presentato dal Ministro Clini

23 NOV - Numerosi sono gli studi epidemiologici sui residenti in aree a elevato rischio di crisi ambientale e considerate, con modalità diverse, ad alta pressione ambientale.

Data la mole di studi epidemiologici svolti in tali aree, è opportuno valutare l’entità del problema in termini di salute pubblica e le strategie poste in opera per ottenere adeguate conoscenze sullo stato di salute delle popolazioni.

Recentemente in tre giornate di lavoro, dall’11 al 13 aprile 2011, sono stati presentati e discussi i risultati più significativi dello Studio Nazionale Territori e Insediamenti Esposti a Rischio, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.

Questo studio, condotto tra il 2007 e il 2010 ha analizzato la mortalità della popolazione residente in 44 siti di interesse nazionale in un periodo di otto anni. La popolazione studiata è di circa 6 milioni di abitanti residenti in 298 comuni e sono state prese in considerazione 63 cause di morte su circa 400.000 decessi relativi.

Il dato interessante, dal punto di vista scientifico è che è presente una grande variabilità fra i siti in esame per dimensioni della popolazione, caratteristiche della contaminazione ambientale, presenza di specifici poli produttivi e altre fonti di pressione ambientale, stato di avanzamento degli interventi di bonifica e risanamento industriale e anche il quadro di mortalità è diversificato.

 

In altri casi si osservano incrementi della mortalità per cause per le quali il nesso causale con l’inquinamento ambientale è sospettato ma non accertato, ad esempio il tumore polmonare nella popolazione residente in siti contaminati da poli siderurgici e petrolchimici o siti di smaltimento illegale di rifiuti pericolosi. In altri siti presi in esame la mortalità osservata è inferiore all’attesa, il che può riflettere la risultante di un quadro di partenza favorevole, di una contaminazione ambientale che non si è tradotta in esposizione della popolazione ad agenti tossici tale da determinare un danno alla salute, di un buon avanzamento delle opere di bonifica e/o di riconversione industriale, con attività a minore impatto ambientale, o di definitiva dismissione dell’attività industriale stessa.

 

In conclusione lo studio mostra che lo stato di salute delle popolazione residente in alcuni siti esaminati appare risentire di effetti avversi più marcati rispetto alle regioni di appartenenza, e in questi contesti, il profilo sanitario che emerge presenta criticità che contribuiscono a identificare le azioni più urgenti a tutela della salute delle popolazioni

 

Merita di essere menzionata un’altra indagine, coordinata dall’OMS con la partecipazione di ISS, CNR, Dipartimento della protezione civile, ARPA e OER che riguarda l’impatto sanitario del ciclo dei rifiuti nelle province di Napoli e Caserta, per un totale di 196 comuni. L’analisi dei dati comunali di mortalità ha identificato un’area di 24 comuni, a cavallo delle due province, in cui si ha un maggior numero di incrementi del tasso di mortalità e di prevalenza di malformazioni congenite. L’area corrisponde a quella maggiormente interessa la correlazione tra condizioni ambientali e stato di salute

 

Occorre tuttavia rilevare come gli studi effettuati siano analisi geografiche di mortalità che hanno utilizzato le popolazioni residenti nei comuni come unità di studio (studi ecologici). Un loro limite è la carenza della caratterizzazione dell’esposizione individuale, e spesso di misure di qualsiasi genere dell’inquinamento dell’ambiente generale dalle quali estrapolare una stima individuale.

23 novembre 2011
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