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Le opinioni di Troise (Anaao), Milillo (Fimmg), Monchiero (Fiaso) e Moccia (Tdm)


18 GEN - "Il termine 'aziende sanitarie' distorce il senso della medicina". Per questo il sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, ha lanciato la proposta di trovare un nuovo termine da sostituire ad 'aziende'. Ecco cosa ne pensano Costantino Troise (Anaao Assomed), Giacomo Milillo (Fimmg), Giovanni Monchiero (Fiaso) e Francesca Moccia (Tribunale per i diritti del malato).

Costantino Troise (segretario nazionale Anaao)
“Oltre al nome cambiamo il modello organizzativo”
“Possiamo concordare con quanto proposto dal sottosegretario cardinale, ma più che il nome bisognerebbe cambiare in sanità il modello organizzativo aziendale inaugurato nel 1992”.
È questo il commento di Costantino Troise alla proposta lanciata dal sottosegretario alla Salute Adelfio Elio Cardinale. “Il modello organizzativo aziendale in sanità – ha detto Troise – ha, infatti, esaurito la sua capacità di incidere positivamente sul sistema. Questa fase può quindi dirsi conclusa. Bisogna invece iniziare a ragionare su nuovi modelli di organizzazione come stanno già facendo alcune Regioni. Penso alle Aree vaste della Toscana e dell’Emilia Romagna, all’Area Unica delle Marche, o alle Federazioni sulle quali hanno iniziato a ragionare in Piemonte. Questi sono tentativi di costruire dei modelli che facciano tesoro di economie di scala per quanto riguarda gli aspetti gestionali e amministrati, ma che affidano il governo dell’attività clinica, gli ospedali, ai clinici”.
La questione, ha aggiunto Troise “non è quindi puramente nominalistica: se il sottosegretario con questo vuole dire che è aperta una riflessione sul modello organizzativo, noi siamo d’accordo e disponibili a un confronto. Non da ora stiamo affermando che occorrono sostanziali passi innovativi in sanità sia per quanto riguarda l’organizzazione, sia per quanto concerne la governance delle strutture”.

Giacomo Milillo (segretario nazionale Fimmg)
"Condivido l'intento, ma i problemi prioritari sono altri"
"Mi sento di condividere l’intento e la filosofia alla base del concetto espresso da Cardinale ma non prenderei la questione troppo alla lettera. Non credo che l’abito faccia il monaco e dunque non credo che il nome Azienda abbia potuto modificare fino a questo punto il rapporto tra medico e paziente". Così il segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale, Giacomo Milillo, ha commentato la proposta del sottosegretario alla Salute, Adelfio Elio Cardinale, di cambiare il nome delle “aziende sanitarie” perché il termine “distorce il senso della medicina”. "Trovo senza dubbio giusto il richiamo del sottosegretario - ha concluso Milillo - eviterei, però, di porre un’eccessiva enfasi su una questione di ‘nome’. I problemi più gravi, quelli prioritari da dover affrontare in questo momento, sono altri”.
 
Giovanni Monchiero (presidente Fiaso)
“Senza aziendalizzazione oggi non ci sarebbe più Ssn. La carenza di risorse non si risolve con i nomi”
“Non enfatizzerei” la proposta di eliminare la definizione “aziende sanitarie” lanciata oggi dal sottosegretario alla Salute Adelfio Elio Cardinale, che “ho l’impressione abbia parlato più da vecchio medico che non da sottosegretario alla Salute”. Per il presidente della Fiaso, Giovanni Monchiero, infatti, “i medici, 20 anni fa, hanno avuto difficoltà ad assimilare questo termine e il processo stesso di aziendalizzazione, che spostava il potere interno dai clinici ad una direzione che doveva rispondere ad altri criteri. Ma oggi non esiste un problema di nome né di sostanza a riguardo, sono polemiche non attuali. Anzi. Occorre ricordare – aggiunge il presidente della Fiaso – che se non ci fosse stata l’aziendalizzazione probabilmente oggi non esisterebbe più neanche il Servizio sanitario nazionale. L’aziendalizzazione è stata una riforma necessaria e importantissima, che deve andare avanti”.
“Tanto meno - secondo Monchiero – il problema si pone per cittadini, che vogliono e sono contenti di avere ospedali efficienti, dove è garantita la qualità delle cure e dell’accoglienza, e dove c’è un controllo in grado di evitare lo spreco di risorse. E il nome azienda è comunemente correlato, nella percezione dei cittadini, all’efficienza. Il vero problema è che mancano le risorse, ma queste mancano al Paese, non solo alla sanità. Un problema al quale comunque non si risponde con dei nomi ma si risponde con soluzioni concrete”.

Francesca Moccia, coordinatrice nazionale Tribunale per i diritti del malato
“La sostanza non è nel cambio del nome ma nelle priorità”
“Non è la parola ‘azienda’ a ledere i diritti della persona, perché un’azienda che è trasparente, che rendiconta i cittadini, che opera secondo una programmazione non possiamo considerarla un modello negativo. Quello che dovrebbe spaventarci sono i tagli lineari a tutti i livelli che hanno messo in ginocchio la sanità pubblica”. Così la coordinatrice nazionale Tribunale per i diritti del malato, Francesca Moccia, ha commentato la proposta del sottosegretario alla Salute Adelfio Elio Cardinale di cambiare il nome delle “aziende sanitarie” perché il termine “distorce il senso della medicina”.
“Sono perplessa – ha aggiunto Moccia - perché il concetto di azienda sanitaria è stato il frutto di una serie di scelte e di riforme importanti in base alle quali si è compiuto il passaggio da Usl ad azienda. In linea teorica quel processo è stato positivo e adesso sentire la parola ‘ente’ mi fa tornare indietro nel tempo. La sostanza – ha sottolineato la coordinatrice del Tdm - non dipende dal cambio del nome ma come si stabiliscono le priorità, come si spendono i soldi e come si utilizzano le risorse per reali bisogni di salute. Questo è il criterio da valutare. Il cittadino se è diventato utente lo è diventato nel linguaggio, in chi utilizza un servizio c’è naturalmente anche il concetto di utente ma non mi scandalizzerei per questo”.
 

18 gennaio 2012
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