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Binetti (Udc): "Nel documento Pdl molte cose condivisibili. In primis che le ricette restino in farmacia"


19 GEN - “Io sono a favore della politica delle liberalizzazioni – sottolinea l’onorevole Paola Binetti, dell’Udc – soprattutto nella misura in cui sono politiche che decomprimono la pressione burocratica e che hanno come contrappeso un carico fiscale con cui finiscono di restare schiacciate le persone, le famiglie e le imprese. Credo che il Paese abbia urgente bisogno di mettere mano alle politiche dello sviluppo e non si può immaginare di farlo senza introdurre dei fattori di cambiamento nel sistema. Questi fattori di cambiamento certamente porteranno del disagio perchè vanno necessariamente a modificare dei percorsi che erano agevoli per qualcuno ma che creano disagio a molte più persone”.
 
D’accordo onorevole Binetti, questo come premessa sulle liberalizzazioni, ma sul documento del Pdl, che insieme a voi e al Pd sostiene il governo, qual è la sua valutazione?
Nel documento del Pdl, che io non giudico, ci sono molte cose che ritengo ampiamente condivisibili ma che sono anche comprese nel più ampio e più completo progetto del governo. Quello che è evidente è che il Pdl in questo momento sta cercando di affrontare una situazione che è delicata soprattutto nei rapporti con il proprio elettorato: sostenere questo governo, che in fondo è quello che li ha sostituiti e che quindi li ha congedati, sostenerlo con lealtà, in unità con l’Udc e con il Pd e allo stesso tempo marcare alcune differenze che permettano ai propri elettori di riconoscerli nella loro specificità. Questa è la difficoltà che ha il Pdl, che è maggiore rispetto a quella che ha l’Udc perchè noi non siamo stati un partito di governo e abbiamo assunto una linea molto semplice e lineare che dice “se non ci sono gravi ragioni per non sostenere il governo per noi la linea governativa è vincente”. Siamo quindi favorevoli alle liberalizzazioni proposte dall’esecutivo. Però qui faccio una puntualizzazione che non so se è quella dell’Udc ma certamente è quella di molti di noi.
 
Prego...
La difesa ad oltranza del principio che i farmaci che richiedono la ricetta vengano venduti in farmacia. Per me questa è una garanzia della salute dei cittadini. Sono molti i prodotti venduti in farmacia che possono serenamente essere venduti in una parafarmacia ma i farmaci con ricetta no.
La tutela della salute rappresenta il valore prioritario rispetto a politiche prettamente economiche.
 
In tema di liberalizzazioni non era forse il caso di cominciare da categorie più grandi, che con le loro scelte e i loro costi bloccano veramente lo sviluppo del Paese?
Siamo tutti d’accordo. Mettiamola in questi termini se ci fosse stato un solo caso di malato che avesse avuto grave pregiudizio per la sua salute perchè non è riuscito a trovare il farmaco che cercava in farmacia io avrei detto che a questo punto diventava d’obbligo la riforma. Ma questo non è stato e non c’è stato nessun caso che renda così urgente la riforma. Io non credo che né i farmacisti né i tassisti rappresentino una priorità nelle politiche di liberalizzazione.
 
Non sono i farmacisti e i tassisti che bloccano il Paese. Questo si può dire.
Non sono loro. Però attenzione: con chiunque dovessimo incominciare si solleverebbe questa logica.
 
Lei crede che il governo sia a rischio su questo decreto?
No, il problema non è se farlo ma come farlo. Il problema è come trovare la giusta misura tra la fermezza nel mantenere una linea che in qualche modo necessariamente intaccherà gli interessi di qualcuno e avere presente al centro dell’attenzione il bene comune dei cittadini. Io mi oppongo alla vendita dei farmaci in parafarmacia non perchè mi preoccupi la tenuta economica dei farmacisti ma perchè mi preoccupa la salute dei cittadini. 

19 gennaio 2012
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