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Dompé (Farmindustria): Un’appropriazione indebita a danno delle industrie


07 LUG - Le imprese del farmaco reagiscono all’emendamento sulla farmaceutica appena approvato in commissione bilancio con una conferenza stampa convocata d’urgenza dal presidente di Farmindustria Sergio Dompé, affiancato dai vicepresidenti Claudio Cavazza ed Emilio Stefanelli. È “un’appropriazione indebita”, afferma Dompé aggiungendo che “in questo modo si taglia l’innovazione”. Secondo il presidente di Farmindustria quanto sta accadendo “è senza precedenti” e “l’elemento che fa traboccare il vaso è che non si tratta uno sforzo in questo momento necessario per la competitività del sistema Paese, ma di un ribilanciamento deciso per evitare un taglio ad un’altra categoria e salvaguardare un margine obbligando alla riduzione del ricavo dell’industria, che in Europa è già il più basso”.
“I grossisti – spiega Dompé entrando nel dettaglio -, grazie all'efficienza della loro attività, praticano ai farmacisti uno sconto del 3,65%. L'emendamento approvato in commissione Bilancio legalizza di fatto il margine maggiore, indebitamente acquisito dai farmacisti, portandolo dal 26,70% al 30,35%. Il 3,65% di differenza viene corrisposto all Ssn. I costi sono solo per metà a carico delle farmacie, perché la restante parte è posta a carico dell'industria”. Ma le aziende del farmaco, sottolinea Dompè , erano già state chiamate a fare la loro parte per contrastare la crisi. “Abbiamo accettato lo scorso anno il taglio di 800 milioni del decreto Abruzzo e la manovra economica già prevedeva un taglio di 600 milioni di euro legato al passaggio della spesa farmaceutica dall'ospedale al territorio ed altri 600 milioni di euro legati alla riduzione dei prezzi dei generici. Con questo sconto aggiuntivo al Ssn, che grava ulteriormente sull'industria per l'1,82%, i nostri ricavi andrebbero sotto il 60%, riducendo significativamente la nostra competitività. Si tratta di una misura che di fatto non ci consente di fare investimenti in un settore che già oggi, per sopravvivere, è costretto a puntare sull'export. È una scelta inaccettabile e incomprensibile”.

“Ci costringono a emigrare”, ha commentato Cavazza secondo il quale la scelta per le industrie è costretta: “O morire in Italia o ad andare altrove”. Un problema economico ma anche culturale, secondo il vicepresidente di Farmindustria. “Scelte come quelle che si stanno compiendo con la manovra impoveriscono il Paese e dimostrano di non comprendere il valore della ricerca”. Le aziende del farmaco italiane, ha affermato Cavazza in conclusione, “non sono messe nelle condizioni di contrastare la crescita orientale, alla quale possiamo rispondere solo con la ricerca”.
 

07 luglio 2010
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