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Pon Gov Cronicità. Buone pratiche regionali: come sono state individuate e a quale scopo


Il progetto intende offrire un supporto metodologico e operativo alle Regioni per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle tecnologie digitali nel change management delle politiche sanitarie. VAI AL SITO

21 DIC -

La raccolta e condivisione delle buone pratiche 2018-2023 costituisce l’obiettivo prioritario del progetto PON GOV Cronicità, che ruota proprio intorno al concetto di buone pratiche, alla loro emersione e trasferimento in modo da estenderne l’utilizzo per il miglioramento dei servizi offerti in particolare ai pazienti fragili con malattie croniche. Il progetto intende offrire un supporto metodologico e operativo alle Regioni per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalle tecnologie digitali nel change management delle politiche sanitarie orientate alla prevenzione e gestione, ma soprattutto presa in carico integrata delle cronicità ed è finalizzato alla concreta attuazione del Piano Nazionale di Cronicità (PNC) adottato il 15 settembre 2016.

Il riconoscimento dell’importanza di questi obiettivi è stato rafforzato dall’individuazione degli interventi e delle azioni di riforma della Missione 6 del Piano nazionale di ripresa e resilienza - PNRR (Component 1: Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, e Component 2: Innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale).

La raccolta a livello internazionale e nazionale di buone pratiche intende fornire ai referenti regionali e a tutti gli stakeholder interessati modelli di benchmark di cui valutare le modalità di replicabilità, rappresentando la base conoscitiva per implementare processi innovativi, di miglioramento e ottimizzazione delle esperienze attraverso il riuso di soluzioni tecnologiche, procedure e modelli organizzativi sperimentati.

Cosa si intende per buona pratica e cos’è una best practice?

In ambito sanitario, il concetto di buona pratica ricomprende processi di tipo organizzativo, inclusi metodi, interventi, procedure, che si fondano su evidenze scientifiche di alta qualità e sono volti a migliorare gli esiti delle attività sanitarie e la prognosi dei pazienti.

Le evidenze scientifiche, anche quando espresse in raccomandazioni e linee guida, non sono sufficienti di per sé a garantire che ne discendano processi decisionali concordanti: è necessario che esse vengano adottate a livello di sistema, implementate nel tempo in maniera continuativa e introdotte nell’attività quotidiana e nei processi decisionali clinici. Una buona pratica mira sempre a migliorare e sostenere il coinvolgimento del paziente e l’interazione con il sistema sanitario. In sintesi, una buona pratica conduce a svolgere le attività previste in maniera più efficace, ottenendo risultati migliori e raggiungendo più elevati livelli qualitativi.

Il concetto di best practice si riferisce alle migliori fra le buone pratiche, in grado di esplicare un potenziale trasformativo del sistema e favorire la progressione alla più alta qualità delle cure.

Per garantire la corrispondenza dell’impianto progettuale alle migliori istanze scientifiche ed accademiche sul tema, il progetto ha adottato la metodologia validata dalla Commissione europea descritta nel documento “Criteria to select best practices in health promotion and disease prevention and management in Europe” della European Commission Directorate-General For Health and Food Safety, esitato dalla Joint Action “Chrodis Plus – Implementing good practices for chronic diseases” sulla gestione della cronicità, che descrive in modo rigoroso le caratteristiche di una buona pratica in materia di salute.

La scelta di utilizzare questo metodo di valutazione, oltre che nell’intrinseca autorevolezza e nel consenso legati alla validazione della Commissione, risiede anche nel fatto che, trattandosi di un metodo di respiro europeo scaturito da un’azione congiunta degli Stati membri e della Commissione europea, le pratiche italiane vengono analizzate secondo domini di analisi che le rendono comparabili con le partiche europee. Il progetto infatti prevede anche la realizzazione di un repository di pratiche italiane, europee ed extra UE che costituirà un altro rilevante strumento di lavoro per gli addetti ai lavori.

Da dove nascono le buone pratiche regionali?

È importante ricordare come la maggior parte delle risorse economiche sia assorbita da una parte ridotta della popolazione, con bisogni particolari di assistenza; tra questi si colloca l’assistenza dei pazienti con malattie croniche.

Il crescente carico assistenziale ed economico generato dalle malattie croniche non trasmissibili per i sistemi sanitari, nel nostro come in altri paesi occidentali, ha determinato la nascita a livello regionale e, soprattutto, territoriale, di esperienze di collaborazione multiprofessionale ed interdisciplinare molto diversificate fra loro e non sempre strutturate delineabili come buone pratiche. Far emergere, valutare e diffondere in altri contesti le best practicesè la missione del progetto PON GOV Cronicità. La ricognizione delle molteplici esperienze in tema di gestione delle patologie croniche, finalizzata all’approfondimento dei modelli regionali più significativi che integrassero l’utilizzo delle tecnologie informatiche-ICT è stato l’obiettivo della prima linea di attività del PON GOV Cronicità.

Per ricostruire lo scenario di riferimento dei singoli contesti territoriali, AGENAS, con il coinvolgimento della Rete dei referenti regionali per la cronicità e l’ICT, ha somministrato, nel periodo agosto-settembre 2019, il questionario “QCR Tool - Recommendations to improve prevention and quality of care for people with chronic diseases” basato sui criteri di valutazione indicati nel documento metodologico della Dg Santé e tutte le Regioni hanno inviato una o più esperienze relative alla gestione della cronicità attraverso strumenti di ICT.

Come vengono individuate e selezionate?

Le pratiche raccolte sono state classificate in base quindi al QCR Tool, strumento valutativo che raggruppa in 9 ambiti di analisi una serie di criteri di qualità a loro volta articolati in categorie.

I criteri spaziano dalla definizione dei diversi aspetti di progettazione di una pratica - inclusi gli obiettivi, il contesto di sviluppo, la popolazione target in termini quali-quantitativi, le risorse umane ed economiche assegnate - agli specifici interventi previsti per assicurare l’empowerment dei partecipanti e la formazione degli operatori, fino alla considerazione della dimensione etica di accessibilità, equità, rispetto dell’autonomia, partecipatività e riservatezza. E’ prevista l’analisi della governance adottata dall’ente che ha realizzato la pratica, ovvero dei processi organizzativi per identificare in maniera sistematica le comuni barriere all’introduzione e implementazione delle buone pratiche, come la complessità dei setting assistenziali, il mancato supporto e coinvolgimento dei livelli gestionali, la resistenza al cambiamento. I sistemi e le tecnologie informatiche rappresentano un carattere imprescindibile nell’ambito del progetto PON GOV Cronicità affinché una pratica possa essere presa in considerazione per la validazione.

Sezioni specifiche sono dedicate alla effettiva integrazione nel sistema ordinario di gestione della salute, ad indicare che la pratica è evoluta oltre lo studio di fattibilità o il progetto pilota ed è in grado di migliorare l’interazione dei pazienti con il servizio sanitario, oltre che alla sostenibilità della pratica, ovvero la continuità di operatività nel tempo, determinata dal supporto delle istituzioni sanitarie e dall’accettazione da parte degli operatori che l’hanno implementata come anche la disponibilità di risorse ordinarie per la prosecuzione del modello innovativo di gestione o cura.

Un punto cruciale per attivare l’interazione virtuosa progettazione-implementazione-analisi d’impatto-adattamento è la selezione degli indicatori selezionati per valutare gli effetti della pratica in termini di processo, esiti, consumo di risorse e soddisfazione dei pazienti e degli operatori sanitari.

Ogni criterio prevede l’applicazione di pesi e la somma dei punteggi per i diversi sotto-criteri, scalata al valore massimo di 100, viene applicata per classificare le best practices.

L’attività di valutazione viene effettuata attraverso un processo di revisione tra pari appartenenti al Nucleo tecnico centrale del Ministero della salute e agli esperti di AGENAS. Le pratiche validate sono poi rappresentate e diffuse in occasione di tavoli tecnici di lavoro e giornate di prestazioni e studio, attraverso la Comunità di pratica accessibile dal sito di progetto www.osservatoriocronicita.it, e attraverso il piano di comunicazione e disseminazione previsto dal progetto.

A che cosa servono le buone pratiche?

La diffusione di una buona pratica richiede la disseminazione attiva della conoscenza dei suoi elementi fondanti nei diversi setting pertinenti per ampliare la platea dei pazienti che possono beneficiarne. L’obiettivo ambizioso è rimodellare i servizi sanitari per facilitare la transizione dalla frammentazione all’integrazione delle cure, ricomprendendo la prevenzione e l’incorporazione delle risorse delle comunità locali, in modo da costituire nella realtà dei sistemi sociosanitari integrati, per garantire processi di cura coordinati e allineati intorno alle esigenze delle persone affette da malattie croniche.

Introdurre e scalare una buona pratica in altre realtà implica processi di adattamento alle esigenze e preferenze di contesti assistenziali e popolazioni diverse; il progetto PON GOV Cronicità sotto la supervisione del Ministero della salute e con la direzione tecnico-scientifica di AGENAS si propone di affiancare le amministrazioni che intendono applicare nella propria realtà una certa pratica per favorirne l’implementazione attraverso tutti gli organismi di progetto e gli attori del processo relativi alla pratica.

L’identificazione delle best practice tra le 35 pratiche relative alla cronicità e all’utilizzo di sistemi di Connected Care a supporto della gestione delle persone in condizioni croniche nelle Regioni italiane è stata preludio di azioni volte a supportarne i processi di sistematizzazione, implementazione e scalabilità/trasferibilità attraverso gli strumenti metodologici individuati nella “Cassetta degli attrezzi”.

La mappatura delle progettualità presentate dalle Regioni ad opera del nucleo di valutazione nella prima linea del progetto PON GOV Cronicità si è articolata su tre assi di classificazione:

- l’estensione degli interventi, a seconda che la pratica ricomprendesse l’intero modello assistenziale, singoli aspetti del percorso gestionale, singole patologie o PDTA, oppure sperimentazioni pilota su specifici aspetti programmatori, assistenziali, organizzativi o informatici;

- le cinque fasi del Piano nazionale cronicità, dalla stratificazione alla prevenzione, alla presa in carico del paziente, all’erogazione di interventi personalizzati e la valutazione della qualità degli interventi;

- il livello di implementazione: pratica già pienamente implementata, in corso, in sperimentazione o conclusa.

Attraverso questa rigorosa metodologia di analisi basata sul QCR Tool sono state selezionate, nella prima fase del PON GOV Cronicità, 6 best practice relative ai tre ambiti di interesse prioritario definiti dalle Regioni: telemedicina, modelli innovativi di ADI, presa in carico e PDTA.

Dal lavoro degli esperti del Nucleo tecnico centrale del Ministero con la direzione tecnico-scientifica di AGENAS è scaturita l’identificazione degli elementi chiave delle diverse esperienze in una matrice di trasferibilità, messa a disposizione delle Regioni interessate ad attivare l’adozione nel proprio territorio delle best practice.

Il progetto prevedeva, dopo la chiusura della prima rilevazione, un’attività di emersione continua in una logica migliorativo-evolutiva delle pratiche regionali. In questa prospettiva e ancor più dopo l’esplosione legata alla pandemia delle applicazioni digitali alla sanità, il progetto PON GOV Cronicità ha avviato un nuovo processo di ricognizione di esperienze di gestione della cronicità. In particolare, le nuove esperienze sulla cronicità emerse nel nuovo processo di ricognizione sono in fase di analisi e valutazione da parte del gruppo di lavoro congiunto degli esperti del Nucleo tecnico centrale e di AGENAS per poter poi condividere con la Comunità di pratica le esperienze più significative ai fini della replicabilità in altri territori. La Comunità di pratica rappresenta infatti un’agorà virtuale, nata per favorire la circolazione di conoscenze ed esperienze e la collaborazione e condivisione e il confronto tra pari, ovvero tra tutti gli operatori, stakeholder e referenti regionali/PA, in cui si realizza un continuo confronto, scambio e feedback sulle esperienze regionali in tema tra quanti si occupano di gestione della cronicità con il supporto dell’ICT.

L’attuale fase del progetto vede l’attivazione della fase del trasferimento delle best practice tra le Regioni, attraverso un’ulteriore interlocuzione con queste ultime, finalizzata a gemellaggi d’elezione che promuovono confronti e scambi fra Regioni che condividono temi e processi di comune interesse e in un virtuoso processo di crescita continua che contribuisce anche a superare i divari tra i territori e a garantire una migliore qualità e accessibilità alle cure.

A cura di Renata De Maria, Giovanna Sini, Adelaide Ippolito e Alessia Sciamanna





21 dicembre 2022
© Riproduzione riservata

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