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Edilizia sanitaria. Corte dei conti: “Da assegnare ancora 10 mld. Servono procedure più snelle”


Audizioni in commissione Affari sociali al Senato della magistratura contabile nell’ambito dell’indagine sull’edilizia sanitaria. “Necessario rivedere le procedure per eliminare quanto più possibile i passaggi non indispensabili, accrescendo e accentrando, dopo la condivisione degli Accordi, la gestione di integrazioni o modifiche in pochi attori”. IL DOCUMENTO

16 MAG -

Per l’edilizia sanitaria “le risorse ancora da utilizzare sono poco meno di 10,5 miliardi e rappresentano circa il 43 per cento delle somme attribuite al programma. Un dato medio che nasconde diversità considerevoli tra regioni: sono ben 7 le regioni che presentano risorse da utilizzare sopra la media con 4 regioni in particolare che hanno sottoscritto accordi per meno del 40 per cento delle somme disponibili. Il confronto tra lo stato del programma nel 2016 con quello degli anni più recenti conferma il rilievo delle somme non utilizzate; sono 10 le regioni che non hanno portato avanti nuovi accordi pur avendo ottenuto il finanziamento per il complesso delle risorse degli accordi sottoscritti”. È quanto sottolinea la Corte dei conti in audizione in Commissione Affari sociali nell’ambito dell’indagine sull’edilizia sanitaria.

La Corte evidenzia tra l’altro che “un indiretto segnale delle difficoltà di funzionamento del programma deriva anche dall’esame della dimensione crescente delle risorse correnti che, tra il 2019 e il 2022, gli Enti del Servizio sanitario nazionale hanno stornato per destinarle a investimenti. Si tratta di circa 500 milioni, il 25 per cento circa della spesa sostenuta”.

Nello specifico “il crescente ricorso alle risorse correnti per finanziare gli investimenti, nonostante la forte penalizzazione contabile di “spesare” al 100 per cento il cespite nell’anno di acquisizione, sembra indicare che le regioni, in questo modo, sono più libere e “svincolate” dalle regole di finanziamento dell’art. 20 e dalla complessa procedura di accesso alle relative risorse”.

“È chiaro – sottolinea la Corte - , quindi, che la difficoltà di accedere con facilità a risorse in conto capitale combinata con la mancata disponibilità di risorse di natura corrente per il finanziamento di investimenti, potrebbe generare in alcune realtà territoriali il mancato rinnovo delle infrastrutture aziendali, con conseguenti maggiori rischi sanitari (connessi ad oneri derivanti da contenzioso per rischio clinico), maggiori costi di gestione e di manutenzione, nonché minore efficacia delle cure. Di converso negli enti del SSN, in cui risulta possibile attingere risorse dal finanziamento di parte corrente per la realizzazione di investimenti (soprattutto quelli che presentano carattere di urgenza e mancata differibilità), ciò crea un aggravio sulla spesa corrente, che potrebbe anche implicare un rischio di minore ovvero difficile erogazione dei LEA”.

La Magistratura contabile propone anche delle modifiche alle regole: “Innanzitutto, non tutti gli investimenti da effettuare e su cui il ricorso ai fondi può essere determinante richiedono verifiche di coerenza dello stesso tenore. Di qui appare opportuno prevedere la definizione di una procedura più snella per gli interventi contenuti negli Accordi di minore rilievo (investimenti di piccola dimensione, manutenzioni straordinarie, acquisti di apparecchiature, etc.), mantenendo un maggior dettaglio (ma adeguando l’analisi alle procedure più recenti, ad esempio, quelle utilizzate dalla Bei) per gli investimenti su nuove strutture in cui l’impatto e la coerenza con il modello esistente è più importante. In ogni caso, è necessario rivedere le procedure per eliminare quanto più possibile i passaggi non indispensabili, accrescendo e accentrando, dopo la condivisione degli Accordi, la gestione di integrazioni o modifiche in pochi attori. Ciò consentirebbe di ridurre gli oneri procedurali richiesti da eventuali modifiche che si rendessero necessarie. Si tratta, poi, di continuare ad operare per superare i problemi di approccio a modalità di progettazione più complesse attraverso lo sviluppo di competenze all’interno delle amministrazioni, contrastando su questo fronte il progressivo impoverimento delle strutture tecniche. La possibilità di accedere a fondi o partecipare a gare internazionali richiede, in ogni caso, di sviluppare capacità di gestione di contratti pubblici. Anche sulla base dell’esperienza maturata con i progetti del PNRR, si tratta di valutare se mettere a disposizione risorse da utilizzare per migliorare la qualità della progettazione o affidare il compito di assistenza ad uno o più enti di natura pubblica, ma sempre con l’obiettivo di far crescere adeguate strutture interne”.



16 maggio 2023
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