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Alcol. Schillaci fa il punto in Parlamento: “7,7 milioni di italiani consumatori a rischio e il 10% degli incidenti stradali sono correlati all’alcol”


I dati raccolti nella Relazione al Parlamento in materia di alcol e problemi alcol correlati. Consumi stabili nel 2021 ma aumenta quello tra le donne e quello occasionale. Presi in carico dai servizi per le dipendenze 63mila alcolisti e 45mila pazienti sono stati ricoverati per patologie alcol correlate. LA RELAZIONE.

28 GIU -

Il ministro della Salute Orazio Schillaci ha presentato al Paramento la relazione sugli interventi realizzati ai sensi della legge 30.3.2001 n. 125 “Legge quadro in materia di alcol e problemi alcol correlati”.
La relazione raccoglie i dati più recenti sul consumo di alcol in Italia con l’obiettivo di individuare misure adeguate per prevenire i rischi associati all’abuso di alcol in tutte le fasce di età.

Di seguito pubblichiamo ampi stralci della presentazione a firma del ministro.

I dati ISTAT riferiti all’anno 2021 mostrano, rispetto all’anno precedente, un consumo stabile di alcol nell’anno di riferimento (66,4% nel 2020 e 66,3% nel 2021), mentre si riduce il consumo giornaliero (20,6% nel 2020 e 19,4% nel 2021) e il consumo fuori pasto (31,7% nel 2020 e 30,7% nel 2021); risulta, invece, in aumento il consumo occasionale (45,7% nel 2020 e 46,9% nel 2021).

Negli ultimi dieci anni si continua a registrare la tendenza del progressivo incremento della quota di donne consumatrici di bevande alcoliche che, per il consumo occasionale, passano dal 38,4% al 45,1%, e per il consumo fuori pasto passano dal 16% al 21,7%.

Tra i giovani il consumo di bevande alcoliche permane una criticità che suggerisce di mantenere alta l’attenzione su questa fascia di popolazione. I comportamenti a rischio sul consumo di alcol nella popolazione giovanile sono particolarmente diffusi nella fascia di età compresa tra i 18 e i 24 anni, con valori più elevati tra i ragazzi, sebbene nel tempo stia aumentando in modo significativo il numero di ragazze in questa fascia di età con comportamenti di consumo a rischio.

Nel 2020 il consumo abituale eccedentario, nella classe di età 18-24 anni era il 2,5%, con valore analogo per maschi e femmine. Nel 2021 il consumo abituale eccedentario nella stessa classe di età è stato il 2,1%. Tra i comportamenti a rischio nel consumo di bevande alcoliche tra i giovani, il binge drinking rappresenta l’abitudine più diffusa e consolidata. Nel 2020 il fenomeno del binge drinking riguardava il 18,4% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età mentre nel 2021 ha riguardato il 14,8% dei giovani tra i 18 ed i 24 anni di età. Sulla diminuzione nell’abitudine al binge drinking, registrata nel 2021, può aver inciso anche la chiusura nel periodo pandemico di discoteche e altri luoghi da ballo che spesso sono indicati dai ragazzi di questa fascia di età come il luogo in cui è avvenuto l’ultimo episodio di binge drinking.

Nel tempo si assiste anche a sensibili cambiamenti, in tutte le classi di età, nel tipo di bevande consumate. Il consumo esclusivo di vino e birra diminuisce in quasi tutte le fasce di età, mentre aumenta l’abitudine a consumare altri alcolici insieme al vino e alla birra, specialmente tra le donne di 45 anni e più. Il consumo di alcol è più marcato nel Centro-Nord, soprattutto tra i maschi. La quota di consumatori di bevande alcoliche aumenta al crescere del titolo di studio conseguito: ciò avviene soprattutto per le donne e, in particolare, in relazione al consumo fuori pasto. Andamento inverso ha, invece, il consumo quotidiano che risulta crescente al diminuire del titolo di studio, soprattutto per gli uomini.

L’Istituto Superiore di Sanità (Osservatorio Nazionale Alcol), ormai da anni, ha costruito un “indicatore di sintesi” per monitorare il consumo a rischio nella popolazione italiana. L’indicatore esprime adeguatamente la combinazione dei due principali comportamenti a rischio: il consumo abituale eccedentario e il binge drinking. Pertanto si è tenuto conto delle indicazioni fornite dalle “Linee guida per una sana alimentazione Revisione 2018” del CREA, in cui viene stabilito di considerare a rischio gli uomini che hanno superato un consumo quotidiano di due Unità Alcoliche standard (UA), le donne e gli anziani che hanno superato un consumo quotidiano di una UA, i minori per qualsiasi bevanda alcolica e tutte le persone, indipendentemente dal sesso e l’età, che praticano il binge drinking almeno una volta nel corso dell’anno. Da tali premesse, che sono alla base dello strumento utilizzato come “indicatore di sintesi”, si è potuto elaborare la prevalenza dei consumatori a rischio: nel 2021 sono il 20,0% degli uomini e l’8,7% delle donne di età superiore a 11 anni, per un totale di oltre 7.700.000 individui (M=5.250.000, F=2.450.000); tali individui non hanno seguito le indicazioni di salute pubblica riportate nelle sopra citate Linee guida del CREA.

Dalle analisi dei dati dell’Istituto Superiore di Sanità emerge che circa 620.000 minorenni e 2.600.000 ultra sessantacinquenni rappresentano i target di popolazione ai quali vanno rivolti interventi di sensibilizzazione per superare la criticità della mancata conformità dei loro consumi alle raccomandazioni di sanità pubblica.

L’Alcoldipendenza è, a tutt’oggi, un ambito che continua a necessitare di grande attenzione per le implicazioni sanitarie e sociali che ne derivano. Nel 2021 sono stati presi in carico presso i servizi o gruppi di lavoro rilevati (n=449) 63.490 soggetti. Il 24,0% dell’utenza complessiva è rappresentato da utenti nuovi; la quota restante, invece, indica i soggetti già in carico dagli anni precedenti o rientrati nel corso dell’anno dopo aver sospeso un trattamento precedente.

La distribuzione degli utenti per tipo di bevanda alcolica di uso prevalente è molto variabile regionalmente: il vino è utilizzato in genere più frequentemente al nord mentre la birra e i superalcolici al sud.

Analizzando i programmi di trattamento si osserva che nel 2021 il 31,4% degli utenti è stato sottoposto a trattamenti medico-farmacologici in regime ambulatoriale, il 26,0% al “counseling” rivolto all’utente o alla famiglia, il 3,2% è stato inserito in gruppi di auto/mutuo aiuto; per il 15,9% si è scelto un tattamento socio-riabilitativo, mentre l’inserimento in comunità, di carattere residenziale o semiresidenziale, ha riguardato solo il 3,2% degli alcoldipendenti; i trattamenti psicoterapeutici sono stati attivati per il 13,1% degli utenti. Il ricovero ha riguardato il 3,4% del totale degli utenti rilevati (2,1% in istituti pubblici, 1,3% in case di cura private convenzionate); in entrambi i casi la causa principale di ricovero è rappresentata dalla sindrome di dipendenza da alcol.

Dai dati elaborati e rappresentati dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), nel 2021 si registra, rispetto all’anno precedente, una forte riduzione del consumo dei farmaci per il trattamento della dipendenza alcolica (-14,2%), che si concentra in gran parte nell’ambito delle strutture sanitarie pubbliche (-23,0%), a cui si associa una marcata riduzione della spesa a carico del SSN (-17,7%), verosimilmente come risultato della riduzione degli accessi da parte dei pazienti alle strutture sanitarie pubbliche dovuta all’emergenza pandemica da COVID-19. Il sodio oxibato è il farmaco più utilizzato nelle strutture sanitarie pubbliche, mentre il disulfiram e l’acamprosato sono quelli più utilizzati nell’ambito dell’assistenza convenzionata.

I farmaci a base di disulfiram sono acquistati in parte anche privatamente dal cittadino. Le regioni del Nord consumano un numero maggiore di dosi di farmaco rispetto alle regioni del Centro e del Sud, ma con un corrispettivo di spesa inferiore; la Valle d’Aosta è la regione con i consumi e la spesa più elevati in Italia. La Valle d’Aosta è anche l’unica regione in cui la proporzione tra maschi e femmine si inverte, mostrando che circa il 60% dei pazienti in terapia per la dipendenza da alcol è di sesso femminile.

I farmaci più frequentemente co-prescritti sono quelli del sistema nervoso, in particolare gli antidepressivi, come raccomandato dalle principali linee guida relative al trattamento della dipendenza alcolica. Questo dato inoltre è in linea con quanto già noto, ovvero che la dipendenza alcolica si associa frequentemente a disturbi neuropsichiatrici, quali depressione, disturbi d’ansia e disturbo bipolare. Appare quindi evidente che l’utilizzo di farmaci per i disturbi alcol-correlati è indice di altre condizioni patologiche del sistema nervoso centrale che, verosimilmente, potrebbero essere alla base dello sviluppo della dipendenza alcolica. Pertanto, dalla presente analisi appare evidente la necessità di una maggiore e più completa presa in carico di tali pazienti.

Nel corso del 2021 si sono verificati complessivamente 35.307 accessi in Pronto Soccorso caratterizzati da una diagnosi principale o secondaria attribuibile all’alcol con la seguente distribuzione per sesso: 68% maschi, 32% femmine; nel corso del 2020 si erano verificati complessivamente 29.362 accessi in Pronto Soccorso caratterizzati da una diagnosi principale o secondaria attribuibile all’alcol con la seguente distribuzione: 71% maschi e 29% femmine.

I dati ricavati dalle Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) nel 2021 rilevano complessivamente 45.270 dimissioni ospedaliere (+4,2% rispetto all’anno 2020) caratterizzate da almeno una patologia attribuibile all’alcol, indicata in diagnosi principale di dimissione o in una delle diagnosi secondarie che coesistono al momento del ricovero e che influenzano il trattamento terapeutico somministrato.

Per completare la panoramica inerente alla morbosità e alla mortalità alcol correlata grande rilievo assume anche l’analisi del fenomeno riguardante l’incidentalità stradale. Il tema degli incidenti stradali alcol correlati rappresenta un argomento di notevole importanza per la sicurezza stradale, tuttavia in materia sono ancora presenti lacune informative, dovute soprattutto alla mancanza di un’unica Banca Dati che possa raccogliere tutte le informazioni provenienti dalle diverse fonti ufficiali attualmente esistenti.

L’informazione sugli incidenti stradali correlati ad alcol e droga è stata dedotta da fonti informative quali il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri e il Servizio della Polizia Stradale del Ministero dell’interno (i quali rilevano complessivamente circa un terzo degli incidenti stradali con lesioni) che hanno fornito i dati sulle sanzioni elevate in occasione di incidente stradale. Da tali fonti emerge che, nel 2021, su un totale di 52.459 incidenti con lesioni osservati dai due Organi di rilevazione, sono stati 5.085 quelli con almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti in stato di ebbrezza e 1.676 quelli per i quali si è rilevato l’effetto di stupefacenti.

Il 9,7% e il 3,2% degli incidenti rilevati da Carabinieri e Polizia Stradale nel complesso, è correlato quindi rispettivamente ad alcol e droga, proporzioni in aumento rispetto al 2020 per alcol (9,2%) e in lieve diminuzione per stupefacenti (3,5%).



28 giugno 2023
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