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Tumori. Schillaci: “Lavoriamo per screening prostata, polmone e stomaco”


Il ministro della Salute: “Ci stiamo lavorando, abbiamo aderito alle richieste che ci vengono dall'Europa e abbiamo una comunità scientifica urologica di primo livello. Come medico, anche girando il mondo, mi ha sempre colpito che in altri Paesi, come gli Stati Uniti d'America, ci sia una grande attenzione al tumore alla prostata da anni

10 OTT -

"C'è un piano europeo per estendere gli screening anche al tumore della prostata, del polmone e dello stomaco. Noi ci stiamo lavorando, abbiamo aderito alle richieste che ci vengono dall'Europa e abbiamo una comunità scientifica urologica di primo livello. Come medico, anche girando il mondo, mi ha sempre colpito che in altri Paesi, come gli Stati Uniti d'America, ci sia una grande attenzione al tumore alla prostata da anni. Negli altri Paesi c'è la stessa attenzione di quella per il cancro alla mammella. Dobbiamo far capire quanto sia improntate anche la prevenzione del cancro alla prostata". Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, intervenendo al congresso della Società italiana di urologia (Siu) che si è concluso oggi a Roma.

Il ministro ha invitato a "un cambio di rotta e un cambio di marcia" per "guardare alla salute come un investimento e non come una spesa". Investire in salute "è importante - ha sottolineato - per un duplice motivo. Il primo, da cittadino, da medico e ministro della Salute mi auguro che i cittadini italiani, oltre a vivere di più, vivano bene. L'altro perché è impensabile, in futuro, soprattutto con il trend di invecchiamento che abbiamo, pensare che sia sostenibile un Servizio sanitario nazionale se non facciamo prevenzione. Questo è un problema culturale. Ci stiamo impegnando molto - ha evidenziato - per portare il messaggio della prevenzione nelle scuole. Credo che sin dalle scuole elementari i ragazzi e le ragazze devono essere educati a quanto siano importanti gli stili di vita, le corrette abitudini alimentari e la prevenzione".

Gli screening in campo oncologico, ha ricordato Schillaci, "sono tre: cancro della mammella, del colon retto e del collo dell'utero. Sono offerti gratuitamente dal Ssn. C'è stato un grande rallentamento durante il Covid. E' aumentata l'anno scorso, ma l'adesione è ancora scarsa, è insufficiente con, purtroppo, differenze tra Nord e Sud: le stesse differenze che purtroppo vediamo anche nell'erogazione dei servizi ai cittadini. Dobbiamo spiegare ai cittadini quanto sia importante la prevenzione, scoprire le malattie prima che diventino gravi. Scoprire una malattia in fase iniziale" significa che "può essere curata e permette al Ssn di restare il fiore all'occhiello della nazione, con un servizio universalistico che assicura a tutti l'accesso indipendentemente da dove uno vive e quanto guadagna".

A chi definisce il Ssn "al tracollo" e sottofinanziato, il ministro risponde che "è un sistema 'ingolfato', ma con una grande ricchezza: la qualità degli operatori sanitari che, tra mille difficoltà, specie di tipo organizzativo, sono negli ospedali e negli ambulatori a servizio dei cittadini. Se uno guarda alla Nadef (Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza) di quest'anno, per la sanità è migliore di quella del Governo precedente. Vengo dal mondo di dati oggettivi. Se uno guarda in maniera scientifica e asettica i dati della Nadef, rispetto a quella del Governo precedente, si vede un trend di crescita. E' cambiato il Governo e se qualcuno vuol dire che ci sono tagli sulla sanità, fa parte del gioco, anche se mi dispiace".

Sempre sulla questione dei finanziamenti in sanità, ha proseguito Schillaci richiamando quanto recentemente affermato dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni, "ci vogliono i fondi per la sanità, ma dobbiamo chiederci come impiegare questi fondi. Quest'anno abbiamo distribuito quasi 134 miliardi di euro, che non sono pochi. C'è stato un trend di crescita nel 2023 rispetto a quanto previsto in precedenza di quasi 4 miliardi e 400 milioni. Non vogliamo tagliare sulla sanità - ha ribadito - ma investire e rendere però i percorsi in sanità più razionali".

Anche sulle liste d'attesa "serve un cambio di passo. Abbiamo bisogno, come ho ripetuto alle Regioni - ha osservato il ministro - della leale e assoluta partecipazione delle Regioni perché la salute è di tutti, non è del ministero o delle Regioni: la salute è dei cittadini, un bene da difendere come ha ricordato il presidente della Repubblica. Ma bisogna darsi delle regole. La prima è che tutti devono mettere in un'unica agenda regionale le prestazioni che possono offrire. Questo lo deve fare il pubblico, ma anche il privato convenzionato che, di fatto, fa parte del sistema pubblico. Significa far capire ai cittadini quanti sono i giorni per l'erogazione di ciascuna presentazione".

"Ci vuole puoi un lavoro fatto sull'appropriatezza - ha continuato Schillaci - perché spesso vengono prescritti esami che potrebbero essere rinviati. C'è poi da combattere la medicina difensiva, un argomento che va affrontato per ridurre esami e spese inappropriate e anche patimenti ai medici, che si concludono dopo anni quasi sempre con un nulla di fatto. Ci vuole più organizzazione. Appena possibile istituiremo una Authority che controlli e aiuti le Regioni per verificare le liste d'attesa, capire ciò che manca. I numeri sono importanti, se sappiamo che c'è un'attesa inaccettabile, possiamo intervenire".

Sul tema dell'aggressione agli operatori sanitari, in particolare sull'ultimo caso nei confronti dell'immunologo Le Foche, per il ministro "ci sono due aspetti che vanno affrontati. Un aumento delle pene, che abbiamo fatto nel decreto Bollette, nel decreto 34: c'è un inasprimento delle pene per chi aggredisce il personale sanitario. Questo non è sufficiente. Con il ministro Piantedosi abbiamo censito i 200 ospedali italiani dove c'è stato il numero più elevato di aggressioni e lì sono stati rafforzati i posti di polizia, che saranno aumentati in altri presidi ospedalieri. Credo che si tratti però soprattutto di un problema culturale. Dobbiamo incidere su questo. Dobbiamo fare fronte comune tra istituzioni, politica, medici, operatori sanitari e associazioni dei pazienti. Non è possibile aggredire chi si trova per prestare le cure, è inaccettabile. Bisogna ricostruire la base di tutto: il rapporto fiduciario medico-paziente. I pazienti devono capire che medici e operatori sanitari sono lì per aiutarli. Un altro dato inaccettabile è che il 70%n delle aggressioni sia contro le donne. Ancora più vigliacchi".



10 ottobre 2023
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