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Speciale standard ospedali. Tutte le novità. Il regolamento di Balduzzi punto per punto


Per il privato accreditamenti solo per strutture con più di 80 posti letto. Individuate tre tipologie di ospedale in base all’utenza e alla complessità delle cure. Fissate soglie minime per volumi di attività ed esiti delle prestazioni. Il personale amministrativo ospedaliero non potrà esse più del 7% del totale.

07 NOV - Garantire livelli omogenei di assistenza ospedaliera in tutta Italia, sia in termini di adeguatezza delle strutture che in termini di risorse umane impiegate in rapporto ai pazienti assistiti e al livello di complessità della struttura. E’ questo l’obiettivo cardine del regolamento sui nuovi standard ospedalieri, previsto dalla spending review di Monti, e inviato alle Regioni dal ministro Balduzzi in vista della necessaria intesa alla Conferenza Stato Regioni.
 
Per i nostri ospedali è una piccola rivoluzione le cui ricadute non sono immediatamente calcolabili. Sia in termini di possibili chiusure di unità operative che addirittura della messa in discussione degli accreditamenti in atto. Sia con il pubblico che con il privato.
 
Nel testo all’esame delle Regioni, infatti, oltre che a ridefinire nomenclatura e tipologia dei nosocomi, si interviene pesantemente nei requisiti qualitativi e quantitativi che essi devono avere per essere accreditati dal Ssn. E non si tratta di novità da poco.
 
Vediamole in sintesi, in questa rielaborazione della nostra redazione, rimandando al documento completo dello schema di intesa per il dettaglio delle norme proposte.
 
La classificazione delle strutture ospedaliere
Il regolamento stabilisce tre tipologie di strutture ospedaliere in ordine di complessità:
- I presidi di base: bacino d’utenza compreso tra 80.000 e 150.000 abitanti. Sono dotate di Pronto Soccorso con la presenza di un numero limitato di specialità con servizio di supporto in rete di guardia attiva
- I presidi di I livello: bacino d’utenza tra 150.000 e 300.000 abitanti. Sono sede di DEA di I° livello. Sono strutture che sono dotate di un notevole numero di specialità con servizio medico di guardia attiva. Devono essere presenti o disponibili in rete h 24 servizi di radiologia con Tac ed ecografia, laboratorio, servizio immunotrasfusionale.
- I presidi di II livello: bacino d’utenza tra 600.000 e 1.200.000 abitanti. Sono dotate di strutture di DEA di II° livello. Questi presidi sono riferibili alle Aziende ospedaliere, ospedaliero universitarie, a taluni IRCCS. I presidi in questione possiedono tutte le caratteristiche di quelli di I° livello ma in più sono dotate di strutture che sono in grado di affrontare discipline e patologie più complesse.
 
Nelle regioni con meno di 600.000 abitanti l’attivazione o la conferma della presenza di presidi di II° livello è subordinata alla stipula di un accordo interregionale con le regioni confinanti entro il 30 giugno 2013.
 
Ospedali privati: soglia minima di accreditamento a 80 posti letto
Per l’accreditamento delle strutture ospedaliere private è prevista una soglia minima di 80 posti letto.
 
Gli standard minimi e massimi delle strutture per singola disciplina
Lo schema definisce con quali modalità sarà possibile rientrare negli standard fissati dalla legge (3,7 p.l. x 1.000 abitanti) e tasso di ospedalizzazione a 160 x 1.000 abitanti. Innanzitutto gli standard sono conseguibili intervenendo sull’indice di occupazione posto/letto che deve attestarsi su valori del 90% e sulla durata media della degenza per i ricoveri ordinari che dev’essere inferiore a 7 giorni. Attraverso una tabella (vedi testo) sono stati definiti sulla base delle Regioni con le migliori performance i tassi di ospedalizzazione attesi per disciplina e i bacini d’utenza. E sulla base di questi tassi dovranno essere individuate le strutture di degenze e dei servizi che costituiranno la rete ospedaliera. Lo schema definisce poi anche il percorso di applicazione: identificazione del fabbisogno di prestazioni ospedaliere; calcolo del numero corrispondente di posti letto pubblici e privati; disegno della rete ospedaliera pubblica e privata.
L’introduzione di una soglia di volumi minimi comporterà anche una riduzione per le strutture complesse chirurgiche. Per le Regioni in piano di rientro la riduzione sarà del 25% mentre per le atre sarà del 10%.
 
Volumi ed esiti serviranno a valutare le strutture al fine della riorganizzazione
Elementi determinanti (grande novità del documento) al fine della riorganizzazione della rete ospedaliera sono i volumi di attività per specifici processi e l’appropriatezza dei ricoveri e delle prestazioni. Le misure e le stime di riferimento sono quelle del PNE Agenas. Entro 6 mesi dall’emanazione del regolamento varranno definiti i valori soglia per volumi di attività specifici, correlati agli esiti migliori, e soglie per rischi di esito, da parte di una commissione composta da Ministero della Salute, Agenas, Regioni e P.A..
In ogni caso il regolamento identifica per il triennio 2013-2015 (vedi testo) alcune soglie minime di volume di attività (ad esempio minimo 100 casi annui di infarti o minimo 150 interventi di bypass) e le soglie di rischio esito (ad esempio minimo 60% di interventi chirurgici per femore su over 65 entro 48 ore).
Sulla base di questi criteri le Regioni e P.P.A.A. dovranno attuare le procedure di riconversione a di accreditamento della rete ospedaliera.

Standard generali di qualità: si applica la clinical governance
Il regolamento evidenzia la necessità di promuovere e attivare standard organizzativi secondo il modello di clinical governance al fine di garantire un’assistenza centrata sui bisogni delle persone. Entro 6 mesi dall’emanazione del regolamento dovranno essere fissate le linee d’indirizzo entro cui le strutture ospedaliere declinano le dimensioni della clinical governance.
 
Standard per presidi di base e di I° livello
Lo standard è costituito dalla documentata e formale presenza di sistemi o di attività di: Gestione del rischio clinico; Evidence Based Medecine e Health Technology Assessement; Valutazione e miglioramento continuo delle attività cliniche; Documentazione sanitaria, Comunicazione, informazione e partecipazione del cittadino/paziente; Formazione continua del personale.
 
Standard per presidi di II° livello
Oltre a garantire quanto previsto per le strutture di I° livello esse svolgono ruolo di promozione e sviluppo di metodi, strumenti e programmi da diffondere e rendere disponibili ad altre strutture di I° o II° livello.
 
Standard organizzativi, strutturali e tecnologici generali: personale amministrativo massimo 7% del totale
Nei presidi ospedalieri il rapporto percentuale tra il numero di personale del ruolo amministrativo e il numero totale del personale non può superare il valore del 7%. Ogni struttura ha l’obbligo del rispetto, con controlli periodici, dei contenuti delle linee guida nazionali e regionali vigenti in materia di qualità e sicurezza delle strutture. Va promossa, infine, una completa informatizzazione delle procedure e dei servizi, compresa la gestione dei rapporti con i pazienti e caregiver per il monitoraggio e consulenza on-line.
 
Standard specifici per l’alta specialità
Per le strutture che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero per acuti la definizione degli standard specifici verrà elaborata da un gruppo di lavoro costituito da Ministero, Agenas, Regioni e P.A., entro 12 mesi dall’emanazione del presente documento.
 
Reti ospedaliere 
All’interno del disegno globale della rete ospedaliera è necessaria l’articolazione delle reti per patologia che integrano l’attività ospedaliera per acuti e post acuti con l’attività territoriale: rete infarto; ictus; traumatologica; neonatologica; medicine specialistiche; oncologica; pediatrica.
 
Rete per le emergenze cardiologiche. Il modello organizzativo adottato è quello di una rete di intervento territoriale imperniato sul servizio di emergenza del 118 a cui si affianca una rete interospedaliera coordinata di tipo Hub&Spoke afferente un bacino di utenza di 300.000-600.000 abitanti.
 
Rete per il trauma.
Si attiva un Sistema integrato per l’assistenza al trauma (SIAT), costituito da una rete di strutture ospedaliere tra loro connesse sulla base delle risorse e competenze disponibili: Presidi di pronto soccorso per traumi (PST); Centri traumi di zona (CTZ) che garantiscono un’assistenza h24; Centri traumi di alta specializzazione (CTS) che devono registrare volumi di attività per trauma di almeno 400-500 casi/anno e una quota di traumi gravi superiore al 60% dell’intera casistica trattata.
 
Rete per l’ictus.
In questo fase sono stati definiti gli standard delle Stoke unit. Due i livelli previsti: Stoke unit di I livello, necessarie per rispondere diffusamente, a livello territoriale, al fabbisogno di ricovero e cura per la maggior parte dei pazienti con ictus cerebrale; Stoke unit di II livello che devono trattare almeno 500 casi/anno di ictus oltre a garantire la presenza h24 di personale dedicato, neuroradiologia, neurochirurgia, chirurgia vascolare e interventistica endovascolare.
 
Rete dell’emergenza urgenza
Il sistema opera attraverso centrali operative 118, la rete territoriale di soccorso e la rete ospedaliera. Per quanto riguarda le prime si è ritenuta percorribile una revisione organizzativa che prevede la presenza di una centrale operativa per un bacino di riferimento orientativamente di 0,6-1,2 milioni ed oltre di abitanti.
La definizione del fabbisogno dei mezzi di soccorso medicalizzati sul territorio regionale, invece, è stata individuata utilizzando un criterio che si basa sull’attribuzione di un ambulanza avanzata ogni 60.000 abitanti per la copertura di un territorio non superiore a 350 Kmq. Per il servizio di elisoccorso si è proposto l’impiego di un mezzo diurno per una previsione media di interventi minimi di 600 per ogni base anno e un mezzo notturno per una previsione media di 550 interventi anno.
I Punti di Primo Intervento (PPI), quelle strutture distribuite sul territorio con orario di attività articolato nell’arco delle 12 o 24 ore, saranno affidati al sistema territoriale 118 se avranno un volume non oltre i 6.000 accessi/anno, altrimenti, in caso di accessi superiori, afferiranno al Dea di riferimento.
I Pronto Soccorso dovranno avere un bacino di utenza compre tra 80.000 e 150.000 abitanti; un tempo di percorrenza maggiore di un’ora dal centro dell’abitato al Dea di riferimento; un numero di accessi annuo appropriati superiore a 25.000 unità. Dovranno, infine, essere dotati di letti di Osservazione breve intensiva (Obi) proporzionali al bacino di utenza e alla media degli accessi.
I Dea di I livello serviranno un bacino di utenza compreso tra 150.000 e 300.000 abitanti con un numero di accessi annui appropriati superiore a 45.000.
I Dea di II livello serviranno un bacino di utenza compreso tra 600.000 e 1.200.000 abitanti, con un numero di accessi annui appropriati superiore a 70.000.
 
Continuità ospedale-territorio e gli Ospedali di Comunità
La riorganizzazione della rete ospedaliera prevista da questo documento necessita del potenziamento delle strutture territoriali per poter garantire una piena copertura dei bisogni assistenziali. In tal senso il provvedimento si limita a fornire indicazioni solo relativamente alle strutture intermedie, in particolare ai cosiddetti Ospedali di Comunità. Queste strutture dovranno essere dotate di 15-20 posti letto gestiti da personale infermieristico, con un’assistenza medica garantita da Medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. La degenza media prevedibile è di 15-20 giorni.
 
L.F. e G.R.

07 novembre 2012
© Riproduzione riservata

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